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Avvenire Rassegna Stampa
02.06.2019 Berlino, antidoto all'odio. In piazza con la kippà. Un flop la giornata al-Quds
Cronca di Antonio Savignano

Testata: Avvenire
Data: 02 giugno 2019
Pagina: 15
Autore: Vincenzo Savignano
Titolo: «Berlino, antidoto all'odio. In piazza con la kippà»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 02/06/2019 a pag.15 con il titolo "Berlino, antidoto all'odio. In piazza con la kippà" la cronaca di Vincenzo Savignano

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Equilibrato e approfondito il servizio di Vincenzo Savignano, Avvenire dà un altro esempio di corretteza nel riferire le cronache che riguardano antisemitismo e antisionismo in Europa. Ci auguriamo che sia un giro di boa definitivo e che comprenda anche l'abbandono del termine 'terra santa' usato in sostituzione di Israele. Come si suole dire... forza, ancora un piccolo sforzo

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Vincenzo Savignano

 Tanti politici con il copricapo ebraico in marcia con l'ambasciatore di Israele , Jeremy Issacharoff, c'erano il commissario per la lotta all'antisemitismo, Felix Klein, la deputata di Linke, Petra Pau, l'esponente dei Verdi, Volker Beck e il senatore berlinese della Spd Andreas Geisel. Un forte segnale di denuncia contro il crescente odio nei confronti degli ebrei. La data scelta ha coinciso con la marcia convocata nella "Giornata di al-Quds" (Gerusalemme in arabo), istituita dal capo della rivoluzione iraniana, l'ayatollah Khomeini, per protestare contro Israele alla fine del Ramadan. Un'iniziativa, questa, che si è rivelata un sostanziale flop: delle oltre duemila persone annunciate se ne sono presentate poco più di 200, fra cui anche alcuni elementi legati alla galassia fondamentalista. Il gruppo ha sfilato per il Kurfürstendamms, la via dei negozi e dello shopping turistico della ex Berlino ovest, tra gli sguardi increduli della gente. La maggior parte delle bandiere erano iraniane. Ma c'era anche qualche drappo palestinese e tedesco. E c'erano tanti cartelli astiosi che chiedevano il boicottaggio dello Stato ebraico. Una scena paradossale, che ha attirato l'attenzione, e non poche proteste, di tanti curiosi, i quali guardavano un po' basiti i manifestanti scortati da centinaia di poliziotti. Quasi più poliziotti che manifestanti. Tutto si è svolto senza incidenti. Questo, insieme alla scarsa partecipazione è, in fondo, un segnale positivo nel clima di odio che si sta diffondendo in Germania - come nel resto d'Europa- dove l'antisionismo è ormai di fatto il veicolo più facile e utilizzabile per l'antisemitismo. La preoccupazione, però, resta, perché il fenomeno è in preoccupante crescita in tutto il Continente, come negli Stati Uniti. Mai come quest'anno, del resto, la manifestazione è stata preceduta da un polverone mediatico che ha coinvolto politici, analisti, rappresentanti delle comunità ebraiche e islamiche di Germania. Tutto ha avuto inizio a metà maggio quando il ministero degli Interni ha reso noti i dati della polizia federale sul numero dei reati in Germania a sfondo antisemita. «In totale nel 2018 sono stati 1.799, il 20% in più rispetto all'anno precedente. La maggior parte dei reati, 1190%0, sono stati compiuti da estremisti di destra tedeschi», ha sottolineato Holger Münch il presidente del Bka, la polizia criminale federale. Immediata la reazione del mondo politico tedesco di fronte a questi numeri sconcertanti. «Non possiamo e dobbiamo sottovalutare questi dati, abbiamo il dovere di intervenire», ha commentato il ministro degli Interni, Horst Seehofer. Pochi giorni dopo, l'incaricato per la lotta all'antisemistimo Klein ha rilasciato un'intervista in cui diceva di non poter «raccomandare agli ebrei tedeschi di indossare la kippah in qualsiasi momento e in qualunque luogo della Germania». Una frase che ha sollevato fortissime polemiche da parte della comunità ebraica e non solo. E il cui eco è giunto nelle stanze del cancellierato di Berlino. «Lo Stato ha il dovere di garantire la libertà di religione e ha la responsabilità di garantire a tutti di portare la kippah», ha commentato con fermezza il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert. In modo analogo si è espresso il ministro degli Esteri, Heiko Maas. Felix Klein è quindi tornato sui suoi passi, invitando «ebrei e anche non ebrei a indossare la kippah come forma di protesta contro l'antisemitismo, perché l'ebraismo è un elemento fondamentale e imprescindibile della cultura europea». Ieri sulla questione è intervenuto Frank-Walter Steinmeier, il presidente della Repubblica federale tedesca: ha telefonato al presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster, per ribadirgli che bisogna «combattere l'antisemitismo in tutte le sue forme», sottolineando il dovere dello Stato di proteggere la vita della comunità ebraica. Secondo dati non ufficiali, a Berlino c'è una delle più grandi comunità ebraiche d'Europa: tra le 30 e le 40mila persone, di cui 12mila attivi all'interno della collettività. La maggior parte vive negli storici quartieri Mitte e Prenzlauer Berg.  La Bild ha proposto, nell'edizione del 27 maggio, una "kippah" di carta da ritagliare e incollare, invitando i lettori a indossarla in segno di solidarietà con qli ebrei. L'iniziativa è arrivata dopo il polemico suggerimento del commissario sull'antisemitismo, Felix Klein di non mettere il simbolo religioso dato l'incremento degli attacchi. «La kippah è parte della Germania., ha scritto Bild.
1.799 sono stati gli attacchi antisemiti nel 2018, che la polizia tedesca nel 2018 attribuisce all'ultra-destra ,41 % sono gli attacchi che gli ebrei tedeschi imputano all'islam radicale

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