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Avvenire Rassegna Stampa
14.12.2018 Giordania: il caso della vignetta sull'Ultima Cena e la censura sotto l'islam
Commento di Luca Geronico

Testata: Avvenire
Data: 14 dicembre 2018
Pagina: 20
Autore: Luca Geronico
Titolo: «'Clemenza per la vignetta offensiva'»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 14/12/2018, a pag. 20, con il titolo 'Clemenza per la vignetta offensiva', il commento di Luca Geronico.

Mentre in Occidente vengono diffuse vignette e caricature su tutto, non solo sull'Ultima Cena di Gesù, nell'interpretazione cristiana, in nome dei principi di libertà di opinione e di espressione, nelle terre dominate dall'islam non è così. Perfino in un Paese islamico pragmatico, come la Giordania, la censura scatta implacabile, sancendo il reato d'opinione. Una riflessione sull'islam - aldilà della definizione terrorista- sarebbe doverosa.

Ecco l'articolo:

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Luca Geronico

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"Dopo due giorni di prigione, di dura umiliazione per il giornalista e la giovane impiegata, abbiamo chiesto al procuratore generale un gesto di clemenza» commenta pacato il vescovo William Shomali. II vicario patriarcale per la Giordania ribadisce quanto già dichiarato a Radio in Blu: «Meglio la clemenza che la rappresaglia. La giustizia deve essere mitigata dalla misericordia». Nessuna guerra di religione sul Web, ma un atto di clemenza «a condizione che la giustizia prosegua». L'immagine ritoccata dell'ultima cena di Leonardo pubblicata sul giornale on-line al-Wakeel diretto da Mohammed al-Wakid poteva scatenare -13 anni dopo quello del danese Jyllands-Posten - un nuovo "caso vignette" alla rovescia. Quell'ultima cena, con il noto chef turco Nusret Gokce alle spalle di Gesù di Nazaret che getta sale sopra della carne disposta in bella mostra su un tagliere, questo mentre un apostolo mostra su un piede il tatuaggio di una testa coronata di spine, ha scatenato una raffica di proteste. «Accuse spontanee di centinaia di giovani a cui, sempre sul Web, giovani musulmani avevano risposto con altre accuse e appellandosi alla libertà di espressione», spiega monsignor Shomali. Una mezz'ora dopo la vignetta era rimossa, con le scuse pubbliche del direttore attraverso un video: l'immagine sarebbe stata postata per ignoranza da una impiegata ventenne che non aveva consultato il giornalista responsabile del sito. Una versione poco convincente, se alcuni avvocati cristiani hanno subito deciso di sporgere denuncia. Due anni fa, per un affronto sul Web a Maometto, un cristiano venne incarcerato e, al suo rilascio, ucciso in un agguato da un salafita. Questa volta la legge contro la "criminalità elettronica" è stata applicata per il reporter e la sua giovane collaboratrice arrestati nonostante il numeroso clan degli al-Waldd, circa 200 persone fra parenti e amici, avesse inscenato una manifestazione nel centro di Amman. Una miscela esplosiva, capace di infiammare gli animi e non solo in un clima di forte tensione, mentre il dibattito sulla vignetta dell'ultima cena entrava d'imperio pure in Parlamento. Deputati musulmani a fare forte pressione per il rilascio dei due prigionieri, deputati cristiani a chiedere un gusto processo. L'intervento dei vescovi giordani è stato un atto decisivo per stemperare gli animi ed avviare la vicenda a una soluzione accettabile per tutti. Mercoledì pomeriggio la scarcerazione «sotto garanzia» (una sorta di libertà vigilata) di Mohammed alWaldd e della giovane impiegata: due deputati e un avvocato cristiano assicureranno che i due imputati si presenteranno davanti al giudice in un processo dove rischiano da 6 mesi a due annidi reclusione. In un comunicato i vescovi hanno chiesto «a tutti i giovani di utilizzare bene i media. E al procuratore generale un atto di clemenza che ha accelerato di qualche giorno la scarcerazione dei due imputati». Un gesto di distensione «apprezzato dai politici, dalla monarchia e dall'opinione pubblica». Un gesto di moderazione, conclude il vescovo Shomali, «secondo quello che ci chiede il Vangelo».

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