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Avvenire Rassegna Stampa
31.10.2018 Le parole di Donald Trump sullo Ius Soli negli Usa
Gli articoli contraddittori di Fulvio Scaglione, Paolo Alfieri

Testata: Avvenire
Data: 31 ottobre 2018
Pagina: 14
Autore: Fulvio Scaglione - Paolo Alfieri
Titolo: «Le due bandiere di guerra di The Donald - Trump, nuova sfida. Vuole togliere lo Ius soli negli Usa»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 31/10/2018, a pag. 14, con il titolo "Le due bandiere di guerra di The Donald", il commento di Fulvio Scaglione; a pag. 2, con il titolo "Trump, nuova sfida. Vuole togliere lo Ius soli negli Usa", il commento di Paolo Alfieri.

Avvenire pubblica due articoli sulle dichiarazioni di Donald Trump a proposito dello Ius Soli negli Usa in pagine distanti del quotidiano. Quello di Fulvio Scaglione ricostruisce con un certo equilibrio la situazione, presentando numerosi dati, e non demonizza a priori il presidente degli Usa, nonostante lo definisca frettolosamente "sovranista" e "nazionalista". Quello di Paolo Alfieri, invece, è un attacco diretto contro Donald Trump e accusa le dichiarazioni del Presidente di contenere elementi incostituzionali. Un argomento, quindi, trattato in maniera schizofrenica e contraddittoria dal quotidiano dei vescovi.

Ecco gli articoli:

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Fulvio Scaglione: "Le due bandiere di guerra di The Donald"

 

 

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Fulvio Scaglione

Non credo proprio che possano avere la cittadinanza americana, se sono figli di immigrati illegali. Dobbiamo riprenderci questo Paese, che sta andando in malora». Donald Trump, va detto, è uno dei pochi politici che, una volta arrivato al vertice, non ha cambiato i modi (rudi) e le idee (ancor più rudi) di quando era solo un ambizioso concorrente. E infatti queste parole pronunciate nel 2015 all'inizio della campagna per le presidenziali corrispondono in pieno al concetto esposto ieri in un'intervista televisiva: «La cittadinanza in base al luogo di nascita è ridicola, gli Usa sono l'unico Paese al mondo in cui una persona entra e quando ha un bambino questo diventa cittadino americano». E ancor più al proposito di emanare un ordine presidenziale per cambiare la legge. La sortita ha anche ragioni d'occasione, ovvio. Il 6 novembre negli Usa si vota per le cosiddette "elezioni di medio termine", con cui i cittadini dovranno rinnovare l'intera Camera e un terzo del Senato, decidendo così se confermare o smentire l'attuale corso politico. Il voto quindi è vicino ed è ormai una sorta di referendum su Trump. E mentre la carovana dei settemila migranti raccoltisi a partire dall'Honduras è già in territorio messicano ed è sempre più decisa a raggiungere gli Stati Uniti, il Presidente nazionalista e sovranista fa leva sui temi più cari al suo elettorato. L'America agli americani è uno di questi. La questione della cittadinanza per luogo di nascita, o ius soli, è però da tempo nel cuore della destra trumpiana. Non a caso qualche giorno prima di Trump era uscito allo scoperto Michael Anton, negli ultimi due anni alla Casa Bianca come vice consigliere alla Sicurezza nazionale, che in un contestatissimo editoriale per il "Washington Post" aveva sostenuto che la legge attualmente in vigore è basata su una interpretazione errata della Costituzione. In particolare, del Quattordicesimo emendamento che fu approvato proprio 150 anni fa, nel 1868. Diventa necessario, a questo punto, un pizzico di ricostruzione storica. Il testo dell'emendamento fu redatto da Jacob Howard, senatore del Michigan, e dice: «Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti d'America, e quindi soggette alla loro giurisdizione, sono cittadini degli Stati Uniti d'America». Seguivano alcune eccezioni che secondo Anton, invece, coinvolgono anche i cittadini stranieri. Dallo Ius soli, insomma, si passerebbe allo Ius sanguinis. A smontare le considerazioni di Anton, però, arriva un commento che il senatore Howard scrisse dopo aver fatto la sua proposta, nel 1866, e che è conservato presso la Biblioteca del Congresso: «L'emendamento che ho presentato... non varrà per le persone che sono nate negli Stati Uniti e sono stranieri, parenti di ambasciatori o di ministri accreditati presso il governo degli Stati Uniti, ma varrà per qualunque altro genere di persona». Detto così è tutto chiaro. Bisogna però aggiungere che il Quattordicesimo è il più discusso tra gli emendamenti alla Costituzione americana, ed è quello sulla cui interpretazione sono state decise alcune delle più scottanti battaglie costituzionali della storia recente degli Usa, dalla discriminazione razziale (Brown contro il Consiglio dell'Educazione, 1954) all'aborto (Roe contro Wade, 1973), dall'esito delle elezioni presidenziali del 2000 (Bush contro Gore) al matrimonio omosessuale (Obergefell contro Hodges, 2015). Questo perché è uno dei cosiddetti Emendamenti della Ricostruzione (Tredicesimo, Quattordicesimo e Quindicesimo), approvati dopo la guerra di Secessione (1861-1865) che sconvolse l'America. Erano destinati, nell'intenzione del legislatore, a integrare gli Stati sconfitti del Sud nel sistema costituzionale ed economico del Nord vincitore e a favorire la rinascita del Paese intero dopo una guerra che aveva fatto quasi un milione di morti (gli Usa avevano, allora, 31 milioni di abitanti) e devastato il sistema produttivo. Il Quattordicesimo, con le norme sulla cittadinanza, puntava a integrare gli schiavi appena liberati e anche a rifornire di forza lavoro legalizzata le industrie del Nord. Quando se la prende con lo Ius soli, quindi, Trump agita una bandiera non solo culturale (no al meticciato e così via), ma anche economica. Perché gli Usa, e soprattutto l'elettorato bianco, di reddito medio-basso e residente nei piccoli centri, hanno avuto negli ultimi anni il problema contrario: tante braccia e pochi posti di lavoro. Il Pew Hispanic Center stima che il 7,5% di tutte le nascite è dovuto ogni anno a immigrati illegali. E che sono 4,5 milioni i minori (senza quindi contare tutti coloro che hanno più di 18 anni) nati da immigrati illegali che hanno ricevuto la cittadinanza Usa. Il messaggio scoperto di Trump è: niente più stranieri. Ma quello coperto, e tanto più efficace per gli operai bianchi, è: niente più concorrenza. Il 6 novembre vedremo se e quanto funziona.

Paolo Alfieri: "Trump, nuova sfida. Vuole togliere lo Ius soli negli Usa"

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Donald Trump

Siamo l'unico Paese al mondo in cui una persona viene, ha un figlio e questo bambino è essenzialmente cittadino degli Stati Uniti per 85 anni con tutti i benefici». Donald Trump è arrivato ad attaccare lo lus soli, garantito da quel 14esimo emendamento che sancisce che è cittadino americano chiunque nasca nel Paese, e che è stato l'architrave della costruzione nazionale degli Stati Uniti come terra di immigrati. «E ridicolo e deve finire, è stato avviato il processo e lo faremo con un ordine esecutivo», ha detto il presidente Usa intervistato da Axiosper un documentario in quattro puntate che andrà in onda a partire da domenica prossima su Hbo, rivelando un piano per una revisione dell'interpretazione del 14esimo emendamento con l'obiettivo di negare la cittadinanza ai figli degli immigrati senza documenti o con visto temporaneo. «Mi è sempre stato detto che c'è bisogno di un emendamento costituzionale, ma sapete cosa? Non c'è bisogno», ha aggiunto Trump, sfidando le critiche e le obiezioni che arriveranno dai costituzionalisti. «Si può definitivamente fare con un atto del Congresso, ma ora mi dicono che si può fare anche con un decreto esecutivo, cambiare il 14esimo emendamento richiederebbe un lungo processo costituzionale». Le dichiarazioni di Trump, di chiaro sapore elettorale a pochi giorni dal voto di midterm, stanno provocando un'alzata di scudi da parte di politici e costituzionalisti americani. Senza contare che non sono corrette, dal momento che decine di Paesi riconoscono lo lus soli, a cominciare dai vicini, ed anche Paesi di immigrazione, Canada e Messico. Un primo stop è arrivato dallo speaker repubblicano della Camera Paul Ryan, per il quale «non si può mettere fine al diritto di cittadinanza legato alla nascita con un ordine esecutivo». Se Trump passerà dalle parole ai fatti, una mossa del genere avrebbe un effetto politicamente e demograficamente dirompente, e sicuramente avvierebbe una battaglia legale che con ogni probabilità arriverebbe alla Corte Suprema, dove Trump si è appena aggiudicato la maggioranza di giudici conservatori con la controversa ratifica di Brett Kavanaugh. La maggioranza di costituzionalisti ed esperti di leggi sull'immigrazione ritiene che il presidente non abbia il potere di abolire per decreto lo Ius soli. Ma alcuni giuristi conservatori sostengono che il 14esimo emendamento non deve essere applicato ai figli di immigrati senza documenti o con visti temporanei. Secondo John Eastman, del Chapman University's Center for Constitutional Jurisprudence, il 14esimo emendamento dovrebbe valere solo per chi è in possesso della cittadinanza e per chi ha ottenuto la green card, il permesso di soggiorno permanente. Questa interpretazione indica la strada che starebbe ora valutando la Casa Bianca per un intervento di smantellamento dello Ius soli attraverso un semplice decreto esecutivo. Secondo quanto ha spiegato recentemente al Washington Post Michael Anton, ex funzionario del consiglio di Sicurezza di Trump, un ordine del genere «specificherebbe alle agenzie federali che i figli di non cittadini non sono cittadini» per il semplice fatto che sono nati sul suolo americano. Ogni anno, sono circa 400mila i bambini nati negli Stati Uniti da immigrati irregolari: si tratta del 10% del totale delle nascite. «Il presidente non può sovvertire la Costituzione con un ordine esecutivo — ha protestato Omar Jadwat, a capo del Progetto per i diritti degli immigrati —. Tutto ciò è spudoratamente anticostituzionale». Normalmente la modifica di un emendamento costituzionale richiede il sostegno di due terzi del Senato e della Camera e quello dei tre quarti delle assemblee statali. Ma Trump, in un modo o nell'altro, sembra deciso ad andare avanti.

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