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Avvenire Rassegna Stampa
31.07.2018 Avvenire: una predica dal pulpito sbagliato
Le nobili chiacchiere a senso unico del direttore di Avvenire

Testata: Avvenire
Data: 31 luglio 2018
Pagina: 1
Autore: Marco Tarquinio- la redazione
Titolo: «Quel mostro da riconoscere-Schiaffi ai soldati? Non mi pento: lo rifarei»

 Riprendia da AVVENIRE di oggi, 31/07/2018 due articoli, il primo a firma del direttore Marco Tarquinio a pag.1, il secondo, a pag.14,una agenzia sulla "star della delinquenza" Tamimi, entrambi preceduti da un nostro commento.

Marco Tarquinio: "Quel mostro da riconoscere "

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Il direttore di Avvenire sale sul pulpito  e dà la stura al predicozzo anti-razzista. Niente di più facile e ovvio, chi sarebbe così stolto da non vedere nell'attacco a Daisy Osakue la motivazione razzista? Troppo facile, egregio direttore. Il suo commento avrebbe un senso se il giornale che lei dirige si attenesse ai medesimi, nobili ,intenti come regola generale, invece no, Avvenire è quasi quotidianamente  cieco di fronte alle buone ragioni di Israele, manipolando, omettendo tutte quelle notizie che, se date, rispetterebbero la verità dei fatti. Ma lei, ipocritamente, si indigna quando si tratta di unirsi al coro. Diciamolo, a costo zero.

 Chi guarda il volto di Daisy Osakue può fare solo una cosa: vergognarsi. Noi italiani dovremmo vergognarci tutti insieme. Perché quel volto segnato, è certamente il volto di una cittadina italiana dalla pelle nera, una giovane donna e atleta bersagliata solo e soltanto per la sua "inermità" e "diversità", ma è ancor più il volto del nostro Paese nella stagione amara che stiamo attraversando. Un volto che presentiamo al mondo e a noi stessi. E che non ci somiglia. Ma non per il colore, quanto per la ferita odiosa che porta. Anni di pensieri cattivi e di parole e propagande dure, di crescenti povertà materiali e morali eccitate contro altre povertà stanno producendo bullismi assurdi, atti violenti, assalti folli. Dicono che non c'è razzismo in ciò che è accaduto e perdi più il ministro dell'Interno Salvini ha ritenuto di liquidare come «sciocchezze» gli allarmi di quanti denunciano il clima xenofobo e i rischi di escalation razzista Pesi bene le parole. Guardi la realtà e ascolti anche altre voci della destra italiana Negare l'evidenza di diversi episodi non fa altro che assolvere e ingigantire il mostro. Vergogniamoci, e reagiamo di civiltà.

CISGIORDANIA Ahed Tamimi: «Schiaffi ai soldati? Non mi pento: lo rifarei»

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propaganda tramite cinepresa

A riprova di quanto detto al direttore, ecco un esempio. Presentare la Tamimi come una coraggiosa, innocente ragazzina che è stata 'otto mesi in carcere' per aver schiaffeggiato due militari israeliani. Riporta solo i festeggiamenti con cui l'hanno accolta, Abu Mazen in testa, in più scrive " II primo pensiero della ragazza è andato alle 29 compagne rimaste nel carcere di ha-Sharon, alle quali ha assicurato che non abbandonerà la lotta per garantire la liberazione di migliaia di palestinesi detenuti in Israele", dando della giustizia una visione totalmente falsa, come se le prigioni israeliane fossero piene di innocenti,  influenzando così il giudizio che ne trarranno il lettori.
A lei e ai lettori di Avvenire consigliamo di leggere il commento di Deborah Fait, in altra pagina di IC, per rendersi conto di come funziona la propaganda contro Israele.

Dopo otto mesi di detenzione per aver schiaffeggiato due militari israeliani, la 17enne palestinese Ahed Tamimi è uscita domenica dalla prigione ha-Sharon ed è stata accolta nel suo villaggio in Cisgiordania come un'eroina da una folla di sostenitori. Il presidente Abu Mazen l'ha voluta subito abbracciare. II primo pensiero della ragazza è andato alle 29 compagne rimaste nel carcere di ha-Sharon, alle quali ha assicurato che non abbandonerà la lotta per garantire la liberazione di migliaia di palestinesi detenuti in Israele. Tamimi ha detto di non essere pentita dello schiaffo, «quei fatti sono avvenuti nel giorno in cui dei soldati israeliani avevano ferito alla testa con un proiettile di gomma mio cugino, Mohammed Tamimi, 15 anni, lasciandolo sfigurato. È stata una reazione normale. L'ho colpito, può essere che altri lo avrebbero ucciso>>. E ha aggiunto che lo rifarebbe Nelle stesse ore è arrivata la notizia del rilascio dello street artist napoletano Jorit Agoch, fermato con un altro italiano e ad un palestinese dalla Guardia di frontiera israeliana dopo aver disegnato un mural sulla Barriera di sicurezza di Betlemme.

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lettere@avvenire.it

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