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Avvenire Rassegna Stampa
19.12.2015 Un lettore di Avvenire voleva andare a Gaza, ma Israele non gliel'ha permesso
Il direttore Tarquinio gli risponde, così facciamo anche noi

Testata: Avvenire
Data: 19 dicembre 2015
Pagina: 2
Autore: Lettera al direttore
Titolo: «Gaza, mai sbarrare le porte della pace»

Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 19/12/2015, a pag.2, con il titolo " Gaza, mai sbarrare le porte della pace" una lettera al direttore, seguita dalla risposta.

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Non seguiamo mai le rubriche che ospitano le lettere dei lettori (unica eccezione è  quella di Sergio Romano). Ne riprendiamo una da Avvenire, il quotidiano dei vescovi, per due motivi:
1) la probabile buona fede - mista alla dabbenaggine- del lettore, Giorgio Groppo, in quanto avrebbe potuto recarsi a Gaza passando dall'Egitto. Se non l'ha fatto, invece di accusare Israele, avrebbe potuto prendere un aereo per il Cairo e poi entrare a Gaza. Se non ha ritenuto farlo, ha dimostrato quanto sia più redditizio incolpare Israele; andare in Egitto di questi tempi non è impresa sicura, e il lettore, come ebbe a dire Don Abbondio, di manzoniana memoria " se uno il coraggio non ce l'ha, mica se lo può dare".
2) la risposta del direttore, Mario Tarquinio, che ha avuto occasione di rifilare ai suoi lettori l'ennesima bufala dei muri e dei ponti, di chi cerca la pace e chi no, ignorando, del tutto - come il lettore che gli ha scritto - che Gaza è una entità nemica nel cui statuto c'è la distruzione dello Stato di israele. Per questo motivo è fatto divieto entrarci, tranne che per delegazioni di alto livello. Non ci pare che portare dei doni natalizi, con il signor Grosso quale Babbo Natale, rientrasse nella categoria citata.
Avremmo capito una seria visita per analizzare in quale clima di oppressione vivono i cristiani a Gaza, ma questo esulava, evidentemente, dagli interessi del signor Groppo.

Ecco lettera e risposta:

Gentile direttore,
avevo accettato, come amico della Caritas di Gerusalemme, di raccogliere fondi per fare un regalo alle pochissime famiglie cristiane di Gaza e avevo già pagato nel luglio scorso il biglietto aereo in quanto volevo accompagnare la delegazione del Patriarcato Latino per consegnare questi doni: il tutto doveva svolgersi nella sola giornata di domani in quanto in quella data il Patriarca celebrerà la santa Messa per i cristiani della Parrocchia di Gaza. Avrei dovuto partire questa mattina (ieri, ndr),venerdì 18 dicembre, ma ho dovuto rinunciare in quanto il Governo israeliano non ha concesso il pass/visto per il sottoscritto il che mi amareggia moltissimo: che male avrei potuto fare al popolo israeliano se fossi andato a Gaza a consegnare i regali alle famiglie cattoliche? Perché invece di coltivare amicizie cercano di elevare muri anche nei nostri confronti? Hanno forse paura degli operatori di pace? Giorgio Groppo

La sua domanda,caro amico,è anche la mia. In Israelee a Gaza come in ogni altro luogo, sbarrare le porte agli uomini e alle donne che servono la causa dei poveri e della pace è non solo un brutto e triste segnale, è soprattutto un grave errore.(mt)

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lettere@avvenire.it

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