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Avvenire Rassegna Stampa
13.04.2013 Cristiani dimezzati nei territori palestinesi
Piccolo passo verso una informazione meno faziosa

Testata: Avvenire
Data: 13 aprile 2013
Pagina: 15
Autore: Luca Geronico
Titolo: «Cristiani dimezzati nei territori palestinesi»

Su AVVENIRE di oggi, 13/04/2013, a pag.15, con il titolo "Cristiani dimezzati nei Territori palestinesi", Luca Geronico scrive come ormai i cristinai rappresentino l' 1% della popolazione. Che escano sulla stampa cattolica articoli di questo tipo è sicuramente un buona notizia. Ma il pezzo di Geronico è arabo-orientato, non scrive che in Israele la condizione dei dei cristiani è identica a quella delle altre fedi, anzi, attribuisce alla cosodetta " occupazione" israeliana l'esodo dei cristiani dai territori palestinesi. L'unico accenno corretto è il riferimento a Gaza, dove i cristiani rimasti vivono nel terrore.
Un piccolo passo verso una informazione meno anti-israeliana, è però troppo poco. Chissà quando AVVENIRE la racconterà tutta giuista.
Ecco l'articolo:

 

 Lento, ma inarrestabile: è l'esodo dei cristiani dalla Terra Santa. Una decrescita che riguarda, in realtà, tutto il Medio Oriente: il timore che la terra in cui sorse il cristianesimo custodisca come una reliquia del passato i luoghi santi, più simili a siti museali che a memoriali attorno a cui fioriscono comunità cristiane sembra inesorabile. I cristiani dei Territori palestinesi, dal 2000 a oggi, si sono semplicemente dimezzati, passando dal 2% all' 1% del totale della popolazione. Una sorte che non risparmia la città santa Gerusalemme e l'antico quartiere fra le mura vecchie, addossato al Santo sepolcro: nel 1948 erano 27mila i cristiani, oggi i battezzati sono circa 5mila. Questi alcuni dei dati forniti dal professore cristiano palestinese Hanna Issa, docente di diritto internazionale e segretario generale del Comitato islamo-cristiano per la tutela di Gerusalemme e dei luoghi santi. Un esodo che Issa definisce «un disastro sociale» e che riguarda sia i 47mila cristiani che oggi sono nei Territori palestinesi occupati da Israele nel 1967, sia i 110mila che attualmente vivono nelle regioni dove nel 1948 sorse il nuovo Stato ebraico. Un calo dovuto a tassi di natalità decisamente minori rispetto alla maggioranza musulmana dei palestinese, ma anche a ben precise cause economiche e politiche che inducono alla fuga. «Da Gaza e da altre aree si va via per mancanza dei requisiti minimi in grado di garantire un'esistenza dignitosa», spiega padre Manuel Musallam, a lungo parroco a Gaza. «Con la diminuzione degli elementi cristiani - ha sottolineato il gesuita egiziano padre Samir Khalil Samir, islamista - si fa un passo indietro nell'economia ma, ancor di più nella politica, e in tutto ciò che è legato ai diritti umani: la situazione della donna, la libertà religiosa, il progresso sociale». Un patrimonio storico e culturale a rischio ma anche la tradizionale funzione di mediazione fra le diverse etnie che i cristiani storicamente svolgono in tutto il Medio Oriente. Per questo anche molti intellettuali islamici chiedono ai cristiani di rimanere. Lunedì prossimo Papa Francesco riceverà il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad TWal: facile immaginare un invito a visitare al più presto al Terra santa. Un altro motivo per resistere.

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