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Avvenire Rassegna Stampa
16.05.2012 L'assordante silenzio di Pio XII di fronte alla Shoah
un altro tentativo del quotidiano della Cei di difendere Papa Pacelli

Testata: Avvenire
Data: 16 maggio 2012
Pagina: 25
Autore: Antonio Airò
Titolo: «Nazismo e ebrei: 70 anni fa il papa parlò»

Riportiamo da AVVENIRE di oggi, 16/05/2012, a pag. 25, l'articolo di Antonio Airò dal titolo "Nazismo e ebrei: 70 anni fa il papa parlò".


Pio XII

Il pezzo di Antonio Airò è l'ennesimo tentivo maldestro di ripulire l'immagine di Pio XII che non ebbe mai il coraggio di condannare lo sterminio degli ebrei. In questo caso, durante il discorso natalizio del 1942. Le domande alle quali  il Vaticano dovrebbe rispondere sono:
1) perché durante il discorso di Natale 1942, Pio XII condannò le violenze naziste senza fare nessun riferimento esplicito agli ebrei?
2) perché il Vaticano non condannò il pogrom nazista del 1938 passato per la storia come la «notte dei cristalli»? A questo punto ci vien da chiedere se i silenzi di Pio XII sullo sterminio del popolo ebraico erano voluti oppure solo casuali. Qualunque sia la risposta, ci sono stati.
3) perchè, una volta caduto il nazifascismo, Pio XII si dichiarò contrario all'abrogazione delle leggi razziali ?
Ecco il pezzo:

Settant'anni fa l'esito della guerra era ancora incerto. L'Europa occidentale era dominata dalle truppe naziste; in Russia l'esercito sovietico stava riprendendo il controllo del territorio ricacciando fuori dai suoi confini i soldati tedeschi e italiani. Per di più il conflitto era divenuto mondiale con l'arrivo in Africa e in Europa delle truppe americane. In questo scenario, dove il diritto veniva calpestato, si sarebbe alzata solitaria la voce di Pio XII che, nel radiomessaggio natalizio del 1942 (se ne parlerà oggi in un convegno alla Lateranense) sottolineava come scopo proprio di ogni società «è lo sviluppo e il perfezionamento della persona umana». Proprio quello che i totalitarismi dominanti negavano. Gli auspici espressi allora dal Papa incontravano il consenso del «New York Times» e registravano il sarcasmo di Mussolini («Il vicario di Dio - riporta Galeazzo Ciano nel suo diario - non dovrebbe mai parlare: dovrebbe restarsene tra le nuvole. Questo è un discorso di luoghi comuni che potrebbe essere agevolmente fatto anche dal parroco di Predappio»). Ben diverso invece, e molto duro, fu il giudizio della Gestapo tedesca: «In un modo mai visto prima, il Papa ha rifiutato il nuovo ordine europeo instaurato dal nazionalsocialismo... Il suo linguaggio è un lungo attacco a tutto ciò di cui noi siamo fautori. Dio, egli dice, rivolge a tutti i popoli e a tutte le razze la stessa considerazione. Ecco, egli parla chiaramente a favore degli ebrei». Anche se Pio XII non aveva accennato direttamente al genocidio degli ebrei, già nell'agosto 1942 Washington sapeva che i nazisti ne avevano progettato lo sterminio in Europa Nel dicembre «cominciarono ad affluire in Vaticano i telegrammi delle comunità ebraiche di tutto il mondo» (come ricorda il rappresentante della Gran Bretagna in Vaticano). Il radiomessaggio di Natale non avrebbe ignorato la questione. Il Papa avrebbe fatto un esplicito riferimento «alle centinaia di migliaia di persone, le quali senza veruna colpa, talora solo per ragioni di nazionalità di stirpe, sono destinate alla morte o a progressivo deperimento». Certo l'affermazione è generica, ma non si prestava ad equivoci, tanto che i dirigenti nazisti l'avevano ben compreso. E non giustifica quel processo sui «silenzi» di Pio XII che si è montato dagli anni Sessanta fino a presentarlo come «il papa di Hitler». Si dimentica, come ha scritto un autorevole ministro americano che dopo 18 mesi da quell'agosto 1942 «il dipartimento di Stato non fece praticamente nulla» e che anche le altre potenze alleate erano interessate soprattutto a vincere la guerra. Della Shoah si sarebbe parlato dopo. Lo stesso Pio XII sarebbe apparso cosciente di queste critiche dichiarando al collegio cardinalizio sei mesi dopo il radiomessaggio: «Ogni parola rivolta da noi alle competenti autorità e ogni nostro pubblico accenno dovevano essere da noi seriamente ponderati e misurati nell'interesse dei sofferenti stessi per non rendere, pur senza volerlo, più grave e insopportabile la loro situazione... Il vicario di Cristo, pur chiedendo solo compassione e un ritorno sincero alle elementari norme del diritto e dell'umanità, si è trovato talora davanti porte che nessuna chiave voleva aprire»

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