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Avvenire Rassegna Stampa
11.05.2011 Pio XII e lo sterminio degli ebrei, un silenzio assordante
Ma il quotidiano della CEI cerca di far credere il contrario

Testata: Avvenire
Data: 11 maggio 2011
Pagina: 31
Autore: La redazione di Avvenire
Titolo: «A Roma suore ospitarono ebrei su richiesta di Pio XII»

Riportiamo da AVVENIRE di oggi, 11/05/2011, a pag. 31, l'articolo dal titolo "A Roma suore ospitarono ebrei su richiesta di Pio XII".


Pio XII

Avvenire cerca di dimostrare nuovamente il ruolo attivo che ebbe Pio XII contro lo sterminio degli ebrei. La Chiesa ha contribuito a salvare qualche famiglia contro i rastrellamenti e nessuno lo ha mai negato. Mentre erano in atto i rastrellamenti e le deportazioni, però, Pio XII rimase in silenzio e non condannò mai le leggi razziali. Non intervenne mai ufficialmente per impedire che i convogli colmi di famiglie ebree partissero per Auschwitz e, una volta finita la guerra, si battè per evitare l'abrogazione delle leggi .
Per maggiori informazioni su Pio XII e il suo silenzio di fronte al genocidio sistematico degli ebrei, digitare 'Pio XII' della casella 'Cerca nel sito' sulla home page di IC (in alto a sinistra).
Ecco l'articolo:

Nuovi elementi sull'azione di Pio XII per gli ebrei. L«Osservatore Romano» pubblica oggi documenti inediti su Casa «Villa Lante», sul Gianicolo, gestita da religiose che proprio su invito del Papa ospitarono ebrei dopo l'8 settembre 1943. Stando al diario tenuto da madre Maria Teresa Gonzales de Castejon, papa Paceli si rivolse alla superiora generale della Società del Sacro Cuore madre Manuela Vicente «allo scopo di trovare ricovero per alcuni perseguitati di religione ebraica che correvano il rischio di essere deportati». Già il 6 ottobre 1943 «la Rev.da Madre è stata chiamata in Vaticano; si è recata con Sorella Platania alla Segreteria di Stato dove mons. Montini l'ha pregata, in nome del Santo Padre, di allo giare tre famiglie minacciate, come molte altre, di essere rese dai tedeschi. Ha pure offerto un'automobile, affinché la Madre possa andar subito alla Casa Madre per chiedere i dovuti permessi». Negli anni Trenta l'allora cardinale Pacelli aveva avuto il ruolo di protettore della congregazione; per questo si rivolse a madre Vicente che, coadiuvata dalla vicaria Giulia Datti, si diede da fare «per facilitare l'ospitalità ai rifugiati ebrei e a molti altri antifascisti». A Villa Lante  - si legge nel diario - «le prime a chiedere ospitalità furono due giovani donne spagnole sposate con italiani». Ma tante famiglie bussavano anche alle altre case delle religiose, come quella di Trinità dei Monti. Una nota autografa dell'11 ottobre 1943 attesta: «Giornata di gran lavoro da una parte e di gran terrore dall'altral... Mentre su tutte aiutano a sgomberare la sala della scuola dalle panche, tavolini, lavagne e ridurla a camera da letto, giù in portineria è un succedersi di giovani spaventati che chiedono perità di essere messi al sicuro dai tedeschi che vogliono deportarli in Germania. La Rev.da Madre e la Madre Economa scendono per calmarli, consigliarli, rassicurarli: è stata una mattinata di ansia da una parte e di tanta materna bontà e comprensione dall'altra. C'è un fuggi fuggi: gli uomini temono di essere presi dai tedeschi e corrono a nascondersi, o almeno a mettere al sicuro la moglie e figliuoli; chiedono per loro alloggio nei conventi e la nostra Rev.da Madre Saladini procura di contentare chi può; tutte vi si prestano, la sala della scuola ben arredata accoglie intere famiglie con bambinaie nella sala da pranzo e nella precedente tre tavole riuniscono grandi e piccole dai due ai sessant'anni e più; vi sono moglie e madri di diplomatici, di militari, ex alunne». Il diario è una miniera: «Avevamo nel nostro giardino una catacomba, che esisteva già, come rifugio. Questa catacomba era molto grande. Poco dopo qualche famiglia conoscente o amici della nostra comunità dormirono nel rifugio della casa madre. Noi sapevamo che il Santo Padre aveva aperto le porte del Vaticano ai rifugiati, soprattutto agli ebrei, per salvarli dalla persecuzione razzista. Molte case di religiosi e religiose avevano seguito il suo esempio». Un avviso firmato dal governatore militare di Roma, Rainer Stahel, e fatto pervenire dalla Santa Sede a tutti i superiori dei conventi, in cui si dichiarava che l'edificio era pertinenza inviolabile del Vaticano, «sembra fosse pronto almeno fin dal 12 ottobre 1943»; lo si evince sempre dal diario delle suore: «Nessuna domanda è stata fatta, ma questa protezione sarà ricevuta con riconoscenza». Tuttavia un'incursione nazista ci fu: «All'inizio della notte i tedeschi sono venuti a fare una perquisizione».

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