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Avvenire Rassegna Stampa
04.04.2010 Al quotidiano della CEI non interessa la libertà religiosa dei cristiani
Un lettore lo segnala ma il direttore sorvola

Testata: Avvenire
Data: 04 aprile 2010
Pagina: 29
Autore: Maurizio Del Maschio
Titolo: «Gerusalemme, «città aperta»?»

AVVENIRE del 03/04/2010, a pag.29, la lettera di un lettore sullo status di Gerusalemme. Una lettera lunga, densa di valutazioni, che espone ragioni differenti da quelle sostenute dal quotidiano della CEI. Il direttore, però, pur pubblicandola, non affronta gli argomenti posti dal lettore, preferisce una battuta in poche righe. Nella lettera viene evidenziato l'aspetto politico della questione di Gerusalemme, e si afferma che solo sotto la giurisdizione israeliana è possibile per i cristiani la libertà religiosa. Quando arriverà ad ammetterlo la gerarchia cattolica ? E a scriverlo su AVVENIRE ?


Gerusalemme, Santo Sepolcro

 Ecco lettera e risposta del direttore:

Gerusalemme, «città aperta»?
Caro direttore, di tanto in tanto si vede rispol­verato il vecchio sogno della San­ta Sede di fare di Gerusalemme una « città aperta » , internazio­nalmente garantita, dove possa­no convivere pacificamente le tre grandi religioni abramitiche: l’e­braismo, il cristianesimo e l’i­slam. Si tratta di un’idea appa­rentemente affascinante, ma che non fa i conti con la storia. Ge­rusalemme è una città contesa e si devono tenere presenti i moti­vi del pluricentenario dissidio che l’hanno vista oggetto di san­guinosi conflitti. L’hanno voluta i cristiani, la vogliono i musul­mani e la rivendicano gli ebrei e questi lo fanno non senza delle ragioni migliori di quelle che i « concorrenti » possono addurre. Gerusalemme, quando è stata capitale, lo è stata solo di uno Sta­to ebraico e per ben mille anni. C’è stata, è vero, la breve paren­tesi del Regno Latino, ma si trattò di un effimero periodo di ricon­quista per sottrarre la Terra San­ta dal dominio musulmano e per dare sfogo alle tumultuose esi­genze socio- economiche in cui si dibatteva l’Europa medioeva­le. Nemmeno l’islam, che pure considera Gerusalemme la terza città santa, l’ha mai elevata al rango di capitale. Non credo che ci siano valide ragioni per obiet­tare riguardo alla proclamazione di Gerusalemme capitale dello Stato ebraico. Semmai, il proble­ma riguarda Gerusalemme Est, quella araba che ora i palestine­si reclamano come capitale del loro sognato Stato. Va comunque detto, a onor del vero, che le esi­genze di libertà di accesso ai luo­ghi santi cristiani, rivendicata dalla Santa Sede, non è mai sta­ta così garantita da quando la città è sotto controllo israeliano e cioè dal 1967. Da allora i luoghi santi cristiani, in particolare il Santo Sepolcro, non sono mai stati interdetti alle visite dei pel­legrini, cosa che accadeva so­vente quando la Città Vecchia e­ra sotto la sovranità giordana. Siamo realisti: il problema non è religioso, ma politico e il rischio che Gerusalemme vecchia rica­da sotto il controllo islamico po­ne obiettivamente serie incogni­te al libero movimento dei pelle­grini, dal momento che non l’e­braismo bensì l’islam è concor­rente al cristianesimo, essendo entrambe, diversamente dalla fe­de ebraica, religioni a vocazione universale
.Maurizio Del Maschio

Ecco la risposta del direttore:

 I sogni costruiscono realtà nuo­ve, caro signor Del Maschio. E c’è da sperare e pregare perché sia così, visto che la « realtà vecchia » di Gerusalemme è una triste realtà di conflitto. Insomma: lei non ha torto, ma chi sogna ha più ragione. Cordiali saluti. ( mt)

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