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Avvenire Rassegna Stampa
09.10.2009 Marciatori miopi e strabici
La cronaca del quotidiano cattolico

Testata: Avvenire
Data: 09 ottobre 2009
Pagina: 15
Autore: Luca Liverani
Titolo: «In marcia verso Gerusalemme - La Perugia-Assisi sbarca in Terra Santa: 500 i partecipanti»

Riportiamo da AVVENIRE del 09/10/2009, a pag. 15, l'articolo di Luca Liverani dal titolo " In marcia verso Gerusalemme -  La Perugia-Assisi sbarca in Terra Santa: 500 i partecipanti ".

Luca Liverani, celebrando l'iniziativa di Flavio Lotti di compiere l'annuale marcia della pace a Gerusalemme, anzichè ad Assisi, scrive : "Là dove la pace è quotidianamente cal­pestata, con contraccolpi devastanti in tutto il Medio Oriente ". La pace è calpestata, ma da chi? Dai terroristi di Hamas che minacciano quotidianamente Israele e la sua esistenza? Se Liverani intendeva scrivere questo, siamo d'accordo con lui.
"
Dobbiamo convince­re i due popoli sui benefici della pa­ce.(...) nessuno crede più alla pace. Soprat­tutto dopo la guerra di Gaza". La guerra a Gaza è stata provocata da Hamas e dal suo continuo lancio di razzi qassam contro la popolazione israeliana. E' andato avanti per anni, prima che Israele reagisse.
E' difficile credere alla pace quando uno dei due interlocutori (Hamas) dichiara di voler distruggere Israele e si rifiuta di accettare qualunque genere di compromesso. Questa è la realtà. Non è Israele l'aggressore, ma gli arabi.
"
Ora nei Territori il muro è stato ricostruito, e pace e dia­logo sono parole vuote".
Non esiste nessun muro, ma sono una barriera di protezione dagli attentati terroristici suicidi. Pace e dialogo sono parole vuote perchè, in realtà, gli arabi le rifiutano totalmente. Netanyahu ha dichiarato più volte di volersi impegnare per la costruzione di uno Stato palestinese, ma le sue proposte sono state rifiutate da Abu Mazen e da Hamas. Pace e dialogo saranno parole vuote finchè gli arabi si rifiuteranno di riconoscere Israele come Stato ebraico. Sullo stesso argomento, invitiamo a leggere la Cartolina da Eurabia, di Ugo Volli del 08/10/2009 dal titolo " Ammetterete l'acume politico di Flavio Lotti che ha scelto di fare il mestiere del 'filopalestinese' ".
Ecco l'articolo di Luca Liverani:

 Flavio Lotti, marciatore filopalestinese di professione

L a Marcia della Pace in missione di pace. La Perugia-Assisi - l'ap­puntamento biennale della so­cietà civile impegnata per la pace e i diritti umani - quest'anno si trasferi­sce in Terra Santa, per una settimana di eventi e incontri in dieci città i­sraeliane e dieci città palestinesi. Là dove la pace è quotidianamente cal­pestata, con contraccolpi devastanti in tutto il Medio Oriente. Time for re­sponsibilities, il tempo delle respon­sabilità, è lo slogan dell'iniziativa cui parteciperanno 500 persone dal 10 al 17 ottobre.
  Spiega Flavio Lotti, portavoce della Tavola della pace, organizzatrice as­sieme al Coordinamento enti locali per la pace e alla Piattaforma Ong i­taliane per il Medio Oriente: «Non an­diamo in Terra Santa per buonismo, ma per sano realismo. Sono le ultime opportunità per la pace in Medio O­riente. Obama il 4 giugno al Cairo ha detto che "per giungere alla pace è o­ra che loro, e con loro noi tutti ci as­sumiamo le nostre responsabilità" e "raddoppiamo gli sforzi per giungere
a due stati, Israele e Palestina, che vi­vano in pace e sicurezza". Ma da solo non può farcela. Se fallirà si aprirà u­na voragine anche per l'Europa, che ora deve intervenire». Bisogna ripar­tire dal basso: «Dobbiamo convince­re i due popoli sui benefici della pa­ce. La marcia? Organizzarla non era politicamente possibile, sarebbe sta­ta autoreferenziale». Perché dopo 20 anni di colloqui, fal­se partenze, negoziati, marce indietro, «nessuno crede più alla pace. Soprat­tutto dopo la guerra di Gaza. Allora - spiega Lotti - abbiamo deciso di in­contrare il maggior numero di sog­getti, in Israele e nei Territori occupa­ti. Servirà a noi per recuperare la ca­pacità di capire per agire. In Italia si parla di questo con un linguaggio su­perato e non più aderente alla realtà». Una settimana anche per rilanciare la cooperazione, «oggi molto ridotta, e ripensarla - dice la Tavola della pa­ce - perché gli europei non possono pagare i costi dell'occupazione. Dob­biamo aiutare la gente a organizzar­si, a non andare via». A cominciare, sottolinea Lotti, «dagli arabi cristiani, senza i quali la Terra Santa non sa­rebbe più la stessa. Le divisioni tra lo­ro e gli altri palestinesi sono fomen­tate da chi ha interesse a dividerli. La convivenza c'è. Tutti hanno bisogno di non sentirsi abbandonati dai go­verni che "auspicano la pace"».
  Il primo passo, enorme, è «ricostrui­re la speranza perché oggi non è tem­po di pace. Vent'anni fa, dopo la ca­duta del muro di Berlino, con
Time for peace mille italiani convinsero 30 mila israeliani e palestinesi a darsi la mano per una catena umana attorno a Gerusalemme. Ora nei Territori il muro è stato ricostruito, e pace e dia­logo sono parole vuote». Il program­ma dedica la giornata di domenica 11 all'incontro con i palestinesi, il 12 a­gli israeliani, il 13 a una conferenza internazionale sul ruolo dell'Europa. Poi il 14 spazio a una delle poche realtà di dialogo ancora attiva, il Cir­cle of parents , associazione dei fami­liari delle vittime israeliane e palesti­nesi. Sarà il giorno della memoria con l'incontro con i profughi palestinesi del '48 e del '67 e la visita al museo dell'Olocausto. Poi il prossimo anno, il 10 maggio, la Perugia-Assisi tornerà in Italia.

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