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Avvenire Rassegna Stampa
27.11.2008 Il vescovo Paglia annuncia: giornata del dialogo ebraico-cristiano anche senza la partecipazione dell'Assemblea dei rabbini d'Italia
la cronaca di Salvatore Mazza

Testata: Avvenire
Data: 27 novembre 2008
Pagina: 24
Autore: Salvatore Mazza
Titolo: «Giornata ebraico-cristiana nuovo tema per il 2009»
Da AVVENIRE del 27 novembre 2008,  l'articolo di Salvatore Mazza "Giornata ebraico-cristiana nuovo tema per il 2009" (pagina 24):

U n «incidente», certo, ma «da non enfatiz­zare ». Per questo la decisione da parte de­gli ebrei di non partecipare, in segno di protesta per la nuova formulazione della preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo, alla annuale Gior­nata di riflessione ebraico-cristiana che tutti gli anni si celebra il 17 gennaio, non impedirà che la si celebri. Ma, in segno di rispetto nei loro con­fronti, si è scelto di cambiare il tema che era sta­to scelto. A dare questo annuncio è stato ieri mattina il ve­scovo di Terni-Narni-Amelia Vincenzo Paglia, pre­sidente della Commissione episcopale per l’ecu­menismo e il dialogo, durante il convegno dei de­legati diocesani di settore in corso a Roma. «Que­sto incidente – ha detto – non può far saltare per noi una riflessione sul rapporto ebraico-cristia­no, che rimane essenziale. Semmai ci spinge a far­lo ancora di più». Dunque, «la Giornata continuerà e andrà fatta con grande tenacia e con profonda spiritualità, ma per senso di fraternità con gli e­brei sospenderemo la riflessione che dal 2006 stia­mo facendo insieme sui Dieci Comandamenti».
  Seguendo la numerazione ebraica, quest’anno e­ra stata messa in programma una riflessione sul­lo

  Shabbat,
la quarta parola («Ricordati del gior­no di sabato per santificarlo»). La scelta che si è fatta in alternativa, ha ancora spiegato Paglia, è quella di « riflettere sul rapporto tra ebrei e cri­stiani, sottolineando l’importanza delle Scritture, alla luce del recente Sinodo dei vescovi e della par­tecipazione per la prima volta di un rabbino tra i vescovi di tutti il mondo».
  Con tutto ciò, «naturalmente», come ha specificato il presule, «se ci sono degli ebrei che, nelle dioce­si, vogliono partecipare alle iniziative della Gior­nata, noi non glielo impediremo. Ma ciò dipende dai rapporti che ognuno di noi ha con i rabbini e con i fratelli ebrei » . L’indirizzo, infatti, è a « non enfatizzare » l’incidente, « anche perché una sua eccessiva sottolineatura contraddirebbe quello che vogliamo fare e cioè appianare la situazione. La nostra saggezza ci aiuterà a ricucire gli strap-
pi». Per agevolare l’attuazione pratica della Gior­nata in questa forma, ha infine spiegato Paglia, presto l’ufficio della Conferenza episcopale ita­liana per l’ecumenismo e il dialogo farà arrivare ai delegati diocesani il nuovo sussidio per la cele­brazione.
 
La questione che ha portato a questo punto s’era aperta, come accennato, dopo la decisione della parte ebraica di sospendere la propria partecipa­zione alla Giornata, che ogni anno si celebra alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Una scelta, da parte ebraica, compiuta per manifestare contrarietà circa la nuova formu­lazione, nel rito latino, della Preghiera del Velo.
 La cosiddetta «preghiera per la conversione degli ebrei » era compresa nel Messale preconciliare, riformato da Paolo VI nel 1970, perciò da allora non più pronunciata. Era poi 'ritornata' quando, nel settembre dello scorso anno, Benedetto XVI a­veva ' liberalizzato' l’uso del Messale preconci­liare che la conteneva. Peraltro non nella versio­ne più antica – quella in cui si parlava dei «perfi­di giudei» – ma in quella emendata da Giovanni XXIII nel 1959 e che compare nel Messale del 1962. In questa versione, che è appunto quella consen­tita da Benedetto XVI, restava l’invocazione a Dio perché tolga il «velo» dal cuore dei giudei (
Iudaei),
 li salvi dalla loro situazione di «accecamento» e di «tenebre». Una versione giudicata irrispettosa dal­le comunità ebraiche, tanto che lo scorso 5 feb­braio la preghiera era stata riscritta senza quei ter­mini considerati 'negativi' e parlando di «illumi­nazione dei cuori». Ma anche la nuova formula non è stata considerata positivamente.

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