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Senza se e senza ma, purché non si tratti di Israele 13/10/2023

Akiva Berkowitz | Israel under attack: What do you stand for? | The Daily  Pennsylvanian

Cara Fait, dice bene lei: “Con Israele senza se e senza ma”. Purtroppo non sembrano pensarla così neppure i maggiori quotidiani nostrani. L’ovvia condanna dell’eccidio deve pur sempre accompagnarsi al se e al ma. Sul Corriere della Sera dell’8 ottobre Federico Rampini scrive: “Quel mondo è stato abituato a rappresentarsi la sorte del popolo palestinese come una tragedia imputabile esclusivamente alla persecuzione e agli abusi d’Israele. È una rappresentazione schematica e stereotipata che nasconde molti altri aspetti: l’incapacità dei palestinesi di esprimere una leadership onesta ed efficiente; la presa di potere a Gaza di forze estremiste e autoritarie; la crescente ostilità verso i palestinesi da parte dell’Egitto (che isola Gaza con sanzioni non meno dure di quelle israeliane perché considera Hamas come un’altra versione dei Fratelli musulmani); la disaffezione di tutto il mondo arabo dalla causa palestinese che si traduce in minori aiuti da parte delle potenze del petrolio”. Dunque, secondo l’autorevole opinionista, Israele è responsabile della tragedia del popolo palestinese a causa di persecuzioni, abusi, isolamento e dure sanzioni. Il mondo arabo invece concorre alla tragedia solo quando riduce i petroldollari per la causa palestinese. Che dire? Grande giornalismo! 

Andrea Atzeni

 Caro Andrea, 
Il pezzo di Federico Rampini è quanto di più subdolo si possa immaginare. Quel “la sorte del popolo palestinese come una tragedia imputabile esclusivamente alla persecuzione e agli abusi d’Israele” è tutto un programma. Scrivere -esclusivamente- è come dire che anche Israele è responsabile della tragedia dei palestinesi, vittime consenzienti dei loro leader di cui condividono odio, violenza e barbarie. Per non parlare delle sanzioni dell’Egitto che “non sarebbero meno dure di quelle israeliane”, dimenticando che Israele, per anni e fino all’inizio delle stragi, ha portato al confine di Erez, centinaia di Tir al giorno pieni di vettovaglie, acqua minerale, medicinali. Rampini dimentica anche che, fino allo scoppio di questa guerra, entravano in Israele diecimila lavoratori al giorno. Dimentica che Israele, sempre prima di sabato 7 ottobre, inizio dell’orrore, curava nei suoi ospedali i palestinesi di Gaza. Questo mentre il mondo arabo li ha sempre tenuti rinchiusi in campi profughi, senza diritti civili. Purtroppo è difficile dire la verità quando si tratta dello stato ebraico. Un cordiale shalom

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