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Il documento di Abu Dhabi 15/05/2020
Gentilissima Signora Fait, contrariamente a quanto scrive il commento redazionale odierno di IC, l’articolo di Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana non è affatto un “inno alla pace generico e inconcludente”, bensì un articolo di strettissima attualità sulla proposta, lanciata da un organismo interreligioso scaturito dalla firma, lo scorso anno, del documento di Abu Dhabi da parte del Papa e dell’Imam di Al Azhar, di una giornata (oggi 14 maggio 2020) di preghiera, digiuno ed opere di carità per implorare da Dio la fine della pandemia. Una proposta rivolta ai credenti di qualunque fede religiosa, senza alcun sincretismo (ciascuno, se aderisce all’iniziativa, pregherà e digiunerà secondo le regole della propria religione), ma nello stesso giorno, all’unisono, per esprimere la comune appartenenza al genere umano e la comune preoccupazione per le sorti del medesimo di fronte ad una specifica minaccia (la pandemia). Qualunque critica di IC all’iniziativa ed a chi, come Riccardi, ne parla favorevolmente dovrebbe tener conto dell’effettivo contenuto sia dell’iniziativa che dell’articolo. Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca

Gentile Annalisa,
Credo di aver dato a suo tempo il mio parere negativo riguardo al documento di Abu Dhabi firmato dal Papa e dall'Imam di Al Azhar. Questo palese considerare le due religioni, cristiana e islamica, come le uniche importanti mi delude. Quando Giovanni Paolo II invitò i leader delle religioni ad Assisi, li invitò tutti, ebrei e buddisti compresi. Purtroppo la politica di Francesco è tutta rivolta ai buoni rapporti con l'islam, tralasciando le altre fedi e lo ha dimostrato in varie occasioni. Chi ha fede preghi pure Dio per implorare la fine della pandemia anche se dubito dipenda da Lui ma lungi da me il mancare di rispetto ai credenti di qualunque fede essi siano.
Un cordiale shalom

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