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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Shoah, lager, negazionismo 16/01/2020
Gent.ma Sig.ra Fait, Dopo aver letto le sconvolgenti statistiche sull'antisemitismo, sono in parte d'accordo con la proposta della Sig.ra Di Segni di far visitare Auschwitz ai negazionisti della Shoah. Dico in parte, perché ho le mie ragioni di dubitare che qualcosa si riesca a fare per smuovere queste teste di legno (per non dire di peggio). Siccome la madre degli stupidi è sempre incinta, non mi stupirei se, dopo aver visitato Auschwitz con tutti gli orrori, qualcuno si azzarderebbe a negare l'evidenza. Al che commento: "O ci siete o ci fate". Che ne dice? Tanto per fare un esempio, anni fa mi capitò di dare una lezione a mio nipote a Dachau. Ma questa è un'altra storia. Shalom.

Gent.ma Sig.ra Fait, A proposito di quello che le ho scritto poco fa, anni fa (1989) mi capitò di dare una lezione a mio nipote, figlio di mio fratello, allora quasi 17enne. Stava (e sta tuttora) in Brasile, dove suo padre, mio fratello (da poco passato nel mondo dei piú), lavorava per la Montedison brasiliana. Il ragazzo frequentava un liceo tedesco ad indirizzo amministrativo, gestito da tedeschi della nuova Germania, ma frequentato da ragazzi tedeschi, figli e nipoti di quei tedeschi che per ovvie ragioni andarono in America Latina dopo la guerra (operazione OdeSSA). Era all'ultimo anno e gli occorreva fare un soggiorno in Germania, nei pressi di Stoccarda, per perfezionarsi nella lingua, ospite di una famiglia con un ragazzo della sua età. Prima di andare in Germania, fece scalo qui a Milano, dove stavo io con mia sorella (era da poco mancata nostra madre). Ci disse: “Zio e zia, potete venirmi a trovare in qualche week end?”. D'accordo. Prima andò mia sorella (che non sapeva una parola di tedesco: io solo in famiglia parlo crucco), poi andai io. Arrivai un venerdí sera. L'indomani, sabato, voleva andare a Monaco all'esposizione della BMW. Quindi partimmo tutti e cinque (mio nipote ed io, con i tre padroni di casa, su un Maggiolino non tutto matto). Al ritorno, il padre dell'amico di mio nipote mi propose di fare una puntatina a Dachau (che io avevo già vista a suo tempo durante il mio soggiorno in Germania). Io mi dichiarai d'accordo: non tanto per me, ma per i giovani, che devono sapere. Per il loro figlio, che già faceva volontariato nella Croce Rossa e negli scout, non avevo da preoccuparmi, ma per mio nipote certamente. Entrammo all'interno del lager. Io non dissi nulla. Preferii che fossero gli stessi tedeschi a spiegare a mio nipote quello che era successo lí e in tutti gli altri posti che voi purtroppo sapete meglio di me. Ad un tratto mi disse in italiano: “Che balle! Non è vero niente. Hanno ragione i miei compagni che è tutta propaganda”. Gli risposi in tedesco: Non era in Germania per parlare italiano, ma per parlare tedesco; Sapeva bene che è maleducato parlare una lingua che altri non capiscono; Negare l'evidenza è segno o di estrema imbecillità o di estrema malafede: siccome grazie al cielo lui stupido non era, poteva dedurre da solo la mia conclusione. Naturalmente, incavolato com'ero, scrissi a mio fratello (maggiore di me di nove anni), che a suo tempo aveva fatto il partigiano (io purtroppo non potevo ancora farlo dato che quando finí la guerra avevo appena compiuto dieci anni), che gli spiegasse un po' di cosettine. Mi rispose che la sua insegnante top era segretaria di Mengele. Quando si scoprí il suo cadavere, la polizia brasiliana era venuta in scuola ad arrestarla e lui ne ebbe poi uno choc. Questo dopo il suo ritorno in Brasile. Ma gli deve aver fatto bene. Tanto che ora a distanza di anni è cambiato completamente. Una doccia scozzese che gli ha rinfrescato le idee. Scusi lo sfogo. Shalom.

Mario Salvatore Manca di Villahermosa

Gentile Mario,
L'episodio di suo nipote a Dachau è un caso triste ma non credo sia o sia stato unico e me ne rammarico. Purtroppo la gente, in certi casi e a causa di certi fenomeni mentali inspiegabili, tende a ridere di fronte agli orrori o a negarli. La senatrice Segre ha ragione nel dire che bisognerebbe mandare tutti i negazionisti ad Auschwitz. Io farei di più, io manderei tutti, indistintamente, incominciando dalle scuole, renderei la visita a Auschwitz obbligatoria. Nei casi in cui alcuni non potessero affrontare la spesa, e può accadere, inviterei le scuole a organizzare in loco conferenze e documentari per rendere partecipi a un evento così importante e formativo, gli studenti di tutte le scuole.
Un cordiale shalom

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