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L'islam moderato,se c'è, si nasconde e tace 11/05/2019

Gentilissima Signora Fait,

 l’articolo dell’Osservatore Romano “Comprendere l’islam” pubblicato oggi su IC è, in effetti, come si apprende dalla nota introduttiva omessa nella Vostra rassegna stampa, uno stralcio-anticipazione del quasi omonimo libro del domenicano Adrien Candiard. La differenza fra un articolo ed un passo di un libro, quanto a completezza, anche a livello riassuntivo, di esposizione, è evidente. In ogni caso, lo stralcio non permette affatto di concludere che l’autore ignori la visione musulmana del rapporto tra religione e politica od ogni altro aspetto della vita umana, anzi ricorda espressamente, tra l’altro, l’interpretazione secondo cui “l'islam è una religione totale, che ingloba tutti gli aspetti della vita”, l’esistenza di vere e proprie scuole di diritto dell’islam sunnita e le diverse interpretazioni del jihad (in che cosa consista, chi abbia il diritto e il dovere di indirlo e quando). L’aspetto più interessante è la rilevazione di una pluralità di islam, nel senso di interpretazioni (che inevitabilmente esistono perfino quando si nega il diritto o possibilità di interpretare la rivelazione divina, perché implica un’interpretazione anche la scelta del versetto coranico o dell’hadith applicabile ad un caso concreto hic et nunc), visioni teologiche (con relative conseguenze giuridiche, politiche, sociali) e modi di vivere concretamente la religione, nei diversi Paesi e nei molti ‘rami’ e suddivisioni sorti, in quasi quattordici secoli, dalla predicazione di Maometto. Da un lato, condivido l’idea di Candiard che non spetti ai non musulmani definire l’ortodossia islamica, né ad immagine delle nostre convinzioni ed aspirazioni, né ad immagine dei nostri timori o incubi. Dall’altro, anche dallo stretto punto di vista del ‘che fare’ di fronte a jihadisti-terroristi, movimenti religioso-politici e politiche di Stati musulmani pericolosi per la nostra libertà, pace e sicurezza, credo sia importante comprendere, di volta in volta, con quali musulmani abbiamo a che fare: scambiare un membro dello ‘Stato islamico’ per un un sufi può essere immediatamente letale, ma, a medio-lungo termine, può essere ancor più nocivo scambiare un sufi per un jihadista o, più in generale, etichettare come nemico qualunque musulmano credente, con il rischio di alienarsi potenziali alleati e rafforzare i nemici.
Con i più cordiali saluti e l’augurio di shabbat shalom,
Annalisa Ferramosca

Gentile Annalisa,
L'articolo di Adrien Candiard, islamologo, è interessante ma non posso negare che la lettura del suo articolo mi abbia fatto provare un brivido di preoccupazione. Posso capire che, filosoficamente parlando, uno studioso veda le pluralità dell'islam e ne apprezzi le varie correnti, però ragionando in modo molto più pratico e meno idealistico, da 14 secoli, i musulmani di qualsiasi corrente hanno terrorizzato il mondo. Al Jihad si possono dare mille interpretazioni, tutte inutili di fronte a a quella che ne danno i musulmani stessi: conquistare e ammazzare gli infedeli. Secondo il mio parere non parlare della pericolosità dell'islam è un rischio enorme, significa permetterne la penetrazione all'interno di altre fedi o culture per distruggerle. Certamente i mistici Sufi non vanno confusi con l'Isis ma nemmeno loro rifiutano l'uso della violenza di cui spesso sono anche vittime. I terroristi di Al Baghdadi ne hanno massacrati più di 300 nel 2017 in Egitto. Personalmente penso che evitare di etichettare l'islam per avere la speranza di farselo alleato sia un tipo di ragionamento molto pericoloso. Chiunque in passato (e anche nel presente) abbia nutrito o nutra questa illusione va a finir male. La cosa principale di cui dovremmo convincerci per poterci difendere, è che non esiste nessun tipo di islam moderato e, se c'è, se ne sta ben nascosto.

Un cordiale shalom
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=29&sez=120&id=74587  


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