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Cristiani e musulmani 03/05/2019

Gentilissima Signora Fait, grazie infinite per la pubblicazione, il 27 aprile, delle mie due lettere riguardanti i Vangeli e la persecuzione dei cristiani. Solo ora ho potuto leggere gli articoli citati nella Sua risposta, che confermano le mie perplessità sul numero di settecentomila cristiani uccisi dall’islam nell’ultimo decennio. Gli articoli del sito linkiesta e di Giulio Meotti sul Foglio e la voce di Wikipedia sulla persecuzione dei cristiani, infatti, rinviano tutti, per la cifra di centomila cristiani uccisi l’anno, al Center for Study of Global Christianity del Seminario evangelico statunitense Gordon Conwell, il quale, a sua volta, rinvia ad un articolo di Todd Johnson del 2014 relativo a ricerche sue e del defunto David Barrett sul decennio 2000-2010: la stessa fonte, cioè, cui mi riferivo io nella mia lettera. Ora, come segnalavo nella mia lettera, non solo le stime di Barrett e Johnson comprendono tutti i cristiani, da chiunque uccisi (musulmani, induisti, comunisti, altri cristiani) per qualunque ragione anche remotamente riconducibile alla loro fede (inclusi i cristiani uccisi da narcotrafficanti o altri criminali, pure battezzati, per essersi opposti per ragioni di coscienza ai loro crimini) nel primo decennio di questo secolo, ma, secondo lo stesso articolo di Johnson, la grande maggioranza degli uccisi è costituita dalle vittime della guerra civile congolese seguita alla rivolta contro Mobutu nel 1997, mentre gli uccisi negli altri Paesi ammonterebbe complessivamente a duecentomila nel decennio considerato. Tutte le altre fonti (alcune delle quali citate anche dalla voce di Wikipedia da Lei segnalata) contano o stimano i cristiani uccisi in quanto tali, da musulmani e da non musulmani, dal 2000 in poi nell’ordine di alcune migliaia l’anno (7-8000 secondo le stime più alte e per gli anni peggiori): il che mi sembra sufficientemente orribile, ma non è paragonabile a settecentomila uccisi in un decennio solo per mano di musulmani. I cristiani perseguitati (da Stati, da gruppi terroristici o dai vicini) o discriminati (giuridicamente o socialmente) sono, invece, ancor più dei centocinquanta milioni indicati nell’articolo del Foglio: le statistiche più recenti, pubblicate in gennaio da Avvenire, li indicano in 245 milioni e censiscono ben 73 Paesi ad alto o altissimo livello di persecuzione. Per inciso, il presidente ed il vicepresidente del Sud Sudan cui il Papa si è chinato a baciare i piedi al termine di un ritiro in Vaticano sono cristiani (ahimè, giacché concordo sul fatto che hanno gravi responsabilità per lo scontro tribale che ha sconvolto il Paese poco dopo l’indipendenza dal Sudan tanto sanguinosamente conquistata). Si può discutere sull’opportunità del gesto del Papa (che immagino volesse ricordare loro il dovere di servire il prossimo a somiglianza di Gesù che lavò i piedi agli apostoli), ma non sono un esempio di capi musulmani ‘accarezzati’ dal Pontefice. Concordo anche sulla facilità (non solo per i musulmani) di lasciare inattuate le dichiarazioni sia verbali che sottoscritte, però il Documento sulla fratellanza firmato dal Papa e dall’Imam di Al Azhar si distingue per impegni alquanto specifici e concreti, incluso un riferimento alla cittadinanza nei termini (di stampo sostanzialmente occidentale e indipendente dalla religione professata) in cui è da sempre caldeggiata dai cristiani dei Paesi arabi. Il che costituisce un ‘imprimatur’ di Al Azhar per tutti i governanti sunniti che, magari con un po’ di incoraggiamento (discreto) da parte nostra, decidessero di impegnarsi per la difesa dei diritti di tutti i loro connazionali, cristiani inclusi. Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca

P.S.: Mi dispiace che il Catechismo delle Orsoline definisse Barabba sbrigativamente un ladrone (anche se, da un punto di vista strettamente religioso cristiano, ciò che conta non è chi fosse Barabba, ma il fatto che sia stato preferito a Colui in cui riconosciamo il Messia ed il Signore; umanamente, è naturale che, se Barabba aveva molti amici a Gerusalemme, questi si siano dati da fare per sottrarlo ad una condanna a morte); però sono i Vangeli di Marco e Luca a fornire le precise indicazioni (carcerazione per sommossa e omicidio) che permettono agli storici di considerarlo uno zelota: informazione che, direttamente dai Vangeli e senza menzione di studi storici, mi è stata trasmessa al catechismo parrocchiale negli ormai lontani anni Settanta.

Gentile Annalisa,
dalle sue lettere e dalle mie risposte si può dedurre senza troppa fatica che qualsiasi cosa si legga su internet avrà un risultato diverso. E' saggio quindi prendere tutto con le fatidiche pinze. Se i cristiani massacrati dai musulmani siano 700.000, 900.000 o 100.00 credo abbia importanza ma, al di là dei numeri, la cosa più spaventosa è che ancora oggi, e forse più che mai oggi, chi crede nella fede cristiana venga perseguitato e ucciso in alcuni paesi di fede islamica. Cercare, come fanno alcuni anche in Vaticano, di insabbiare o di sminuire il dramma, è molto pericoloso. Quanto al documento firmato dal Papa e dall'Imam, continuo a credere che non sarà mai realizzato, in nome della cultura della taquiya che è insita nella cultura islamica. Le ricordo che Arafat ha firmato accordi di pace con Israele mentre, contemporaneamente, telefonava ai vari leader arabi, dicendo che quella firma sarebbe stata il primo passo verso l'eliminazione di Israele. Inoltre, se nei paesi arabi, tutti dittatoriali, non godono dei diritti umani nemmeno i musulmani, mi chiedo come si possa sperare che questi inesistenti diritti vengano dati ai cristiani. Gli zeloti, di cui faceva parte Barabba, erano un gruppo di farisei chiamati così per il loro zelo verso Dio e la sua legge. Non erano terroristi anche se, a causa dell'occupazione romana, questo gruppo si distinse anche in ambito militare per liberare il paese dall'occupante. Secondo alcune teorie anche Gesù era uno zelota, secondo altre era un esseno, insomma tutti vogliono dargli un'etichetta. Barabba non era considerato un ladrone solo nel catechismo ( che non era "delle Orsoline" ma, come tutti i testi religiosi, doveva avere l'imprimatur del Vaticano) ma era descritto come tale proprio dal Vangelo di Giovanni ("Barabba era un ladrone"GV 18,40). All'epoca quella parola era sinonimo di partigiano, non di malfattore ma è stata diffusa per secoli come tale manipolando la realtà. Barabba era un eroe nazionale per i giudei che lo preferirono a Gesù perché in quel momento scelsero la via politica e non spirituale per liberarsi dei Romani. Le parole di Gesù "date a Cesare quel che è di Cesare" non erano per niente piaciute al popolo.
Un cordiale Shalom


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