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Il Papa e Gerusalemme 06/04/2019

Gentilissima Signora Fait, leggo, nel commento redazionale di oggi all’articolo dell’Osservatore Romano che riferisce sull’udienza generale del Papa di ieri, mercoledì 3 marzo, dedicata al significato del viaggio in Marocco della settimana scorsa, l’obiezione che << Gerusalemme non è una “città aperta che appartiene a tutti i fedeli delle grandi religioni monoteiste”>>. Mi piacerebbe conoscere la paternità di quell’espressione tra virgolette, a mo’ di citazione (“città aperta che appartiene a tutti i fedeli delle grandi religioni monoteiste”),perché non ne ho trovato traccia né nel testo dell’Appello per Gerusalemme firmato dal Papa e dal Re del Marocco (come pubblicato sul sito della Santa Sede e sull’Osservatore Romano e riprodotto da IC), né nel breve accenno che il Papa vi ha fatto nell’udienza di ieri, in cui ha detto solo di averlo firmato “perché la Città santa sia preservata come patrimonio dell’umanità e luogo di incontro pacifico, specialmente per i fedeli delle tre religioni monoteiste” (ho controllato il testo integrale del discorso di ieri sul sito della Santa Sede e non contiene nulla di più, su Gerusalemme, di quanto riportato nell’articolo dell’Osservatore Romano riprodotto e commentato oggi da IC). L’Appello non contiene rivendicazioni di sovranità su Gerusalemme né rivendica per i fedeli ebrei, cristiani e musulmani in quanto tali (al di là, cioè, della loro cittadinanza) alcun potere su di essa. Esso invita, invece, a “preservare la Città santa di Gerusalemme / Al Qods Acharif come patrimonio comune dell'umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica”, a promuoverne “il carattere specifico multi-religioso, la dimensione spirituale e la peculiare identità culturale” e garantire “la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto”. E che Gerusalemme sia “patrimonio comune dell’umanità” – nel senso di preziosa ed amata ed indispensabile al proprio benessere spirituale e psicologico – e, in particolare, lo sia per coloro che la considerano sacra in base alla propria fede è indiscutibile. A livello pratico, se, per assurdo, gli israeliani improvvisamente impazzissero e decidessero di vietare l’accesso in Israele a tutti i non ebrei o di demolire gli edifici di culto non ebraici o le vestigia romane e bizantine, Le garantisco che non starei a guardare, ma diventerei una paladina dell’intervento internazionale, nel secondo caso anche armato, per impedire il sopruso o lo scempio. Ora, visto che Israele, in fatto di libertà religiosa, non vieta alcunché ad alcuno (salvo ai non musulmani di sussurrare preghiere sul Monte del Tempio, per amor di quieto vivere) e che le violenze provengono in massima parte da musulmani poco inclini a riconoscere i diritti altrui (vi sono stati talora casi di insulti a sacerdoti o monaci cristiani o danneggiamento delle loro croci da parte di adolescenti o giovani ebrei c.d. ultraortodossi, ma polizia e magistratura israeliane sono intervenute e le autorità politiche hanno condannato gli episodi), credo che: a) il Governo israeliano dovrebbe pubblicamente ringraziare il Re del Marocco ed il Papa per aver chiaramente affermato che Gerusalemme non è un possedimento esclusivo musulmano, checché ne dicano l’UNESCO e certa propaganda musulmana; b) gli ebrei che desiderano salire sul Monte del Tempio e pregarvi in santa pace potrebbero invocare l’Appello a proprio favore. E lo affermo seriamente, non per paradosso, al di là di qualunque intenzione possano aver avuto gli estensori del testo. Con i più cordiali saluti,

Annalisa Ferramosca

Naturalmente, condivido la riaffermazione che la città è la capitale di Israele (osservo solo per inciso che, contrariamente a quanto leggo spesso in siti sostenitori di Israele, Trump, nella famosa dichiarazione del dicembre 2017, non ha affatto riconosciuto la città, nei suoi attuali confini municipali, quale indivisibile capitale di Israele, giacché ne ha espressamente lasciato la delimitazione alle parti in conflitto, in sede di trattative di pace. Di trattative, per ora, non vedo l’ombra, ma, a livello di principi, non è una precisazione di poco conto). L’Appello per Gerusalemme, tuttavia, nulla dice su quale debba essere il suo assetto politico e quanto auspica è pienamente conseguibile con qualunque Stato, purché democratico e di diritto (altro punto a favore di Israele), vi eserciti la sovranità.

Gentile Annalisa,
rilegga bene la frase che cita tra virgolette: Gerusalemme NON è una "città aperta che appartiene a tutti i fedeli delle grandi religioni monoteiste", MA la capitale dello Stato di Israele, che a sua volta è un Paese libero e democratico circondato da regimi illiberali e tirannici e garantisce l'accesso a tutti…….". Ic non scrive che il Papa ha detto che Gerusalemme non sia una città aperta a tutti ma ricorda che è la capitale di Israele. Chiarito questo, trovo di pessimo gusto e pericoloso il documento firmato dal Papa e da re Mohammed VI, Di pessimo gusto perché, con la scusa della religione, hanno entrambi ficcato il loro riverito naso negli affari interni di un altro paese e della sua capitale mentre avrebbero dovuto metterlo all'interno dell'ANP. Pericoloso perché hanno creato un precedente inaccettabile. Io capisco il suo punto di vista squisitamente religioso e lo rispetto ma nessun capo di stato ha il diritto di mettere in dubbio il significato che Gerusalemme ha per gli ebrei in generale e gli israeliani in particolare. Che bisogno c'era di scrivere queste parole? “preservare la Città santa di Gerusalemme / Al Qods Acharif come patrimonio comune dell'umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste, come luogo di incontro e simbolo di coesistenza pacifica”. Tralascio per non creare altre polemiche il nome arabo della città. Roma si chiama Roma per tutto il mondo, Londra si chiama Londra per tutto il mondo. Gerusalemme si chiama Gerusalemme e non Al Quds. Almeno ufficialmente. Gerusalemme è una città libera dal 1967, cioè da quando è sotto sovranità israeliana. Quando era occupata dalla Giordania furono distrutte 53 sinagoghe, cimiteri ebraici e furono scacciati tutti gli ebrei dalle loro case. Israele ha liberato la propria capitale dalle grinfie islamiche e l'ha resa aperta a tutte le fedi. Quindi il Papa non doveva accettare la formula "sia simbolo di coesistenza pacifica" perché questo significa anche rivolgere questo augurio a Israele che la rispetta da sempre. Mi chiedo, può un Papa, un Sommo Pontefice, avere il coraggio di dire a un re musulmano (tra l'altro Mohammed VI è, in segreto, amico di Israele) che non è Israele a impedire la pacifica coesistenza bensì l'Islam e gli arabi palestinesi ? Il governo israeliano non deve ringraziare nessuno, anzi deve deplorare un documento che parla di Gerusalemme come una città di tutti, senza chiarire, nero su bianco, che si tratta della Capitale dello stato di Israele che garantisce tutto ciò. Non è Israele a impedire ai non musulmani di pregare sul Monte del Tempio, è un diktat del Waqf che i soldati israeliani cercano di far rispettare per salvare la sicurezza e la vita degli ebrei e dei cristiani, quotidianamente aggrediti e insultati da donne e ragazzini palestinesi, retribuiti per farlo.
Un cordiale shalom
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=29&sez=120&id=74188


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