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Israele/Terra Santa 01/02/2019

Gentile Signora Fait, se mi è permesso tornare sulla querelle di Israele/Terra Santa, vorrei aggiungere una considerazione perfino banale. Terra Santa, nella accezione cristiana del termine, ha un ovvio significato spirituale e nessun riferimento all'attuale situazione politica. Senza dimenticare il fatto che, secondo il diritto internazionale, Giudea e Samaria, a pieno titolo rientranti nel concetto di "Terra Santa", non sono (almeno al momento) ascrivibili allo stato di Israele come entità territoriale. A meno che, forzando i vari trattati internazionali, Israele non intenda già per definitivamente acquisito quanto al momento è ancora al centro di trattative in vista di uno (sempre più improbabile) stato di Palestina.

Alessandro Bortolami

Gentile Signor Alessandro,
Quello che io non capisco è il motivo per cui sia così difficile dire, scrivere, pensare il nome legittimo di Israele. Come lei dice giustamente Terra Santa ha un significato squisitamente spirituale quindi da non usare nel linguaggio politico senza incorrere nelle giuste proteste di chi vive in un paese sovrano e non in una fantomatica Terra Santa o Promessa che sia. Sul mio passaporto sta scritto Israele come su quelli dei cittadini israeliani viventi in Giudea e Samaria. Quello che fanno il Vaticano e i giornali cattolici è delegittimazione di uno stato sovrano tanto più inqualificabile se pensiamo ai 35 anni di ritardo che hanno impiegato a riconoscerlo. E' il passato della Chiesa rispetto a Israele che mi induce a considerare quel Terra Santa come un'offesa.
Un cordiale shalom


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