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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Gesù, Cristo e l'Unesco 12/10/2018

Gentilissima Signora Fait, La ringrazio per la pubblicazione della mia lettera di ieri sulla menzione dell’‘epoca di Cristo’ nell’articolo di Avvenire sull’importante scoperta archeologica di un’iscrizione contenente il nome di Gerusalemme. Leggendo la Sua risposta, però, sembra che la critica si estenda, addirittura, dall’uso dell’appellativo Cristo alla sua stessa menzione come riferimento cronologico, solo perché il reperto non si riferisce ad un edificio cristiano. Francamente, mi sembra eccessivo: per i cristiani (e Avvenire è un quotidiano cattolico, che dedica ampio spazio alla vita della Chiesa e ad argomenti di specifico interesse per i cattolici), la vita di Gesù è il momento centrale della storia umana, tanto che è dalla Sua nascita (anche se con un errore di qualche anno) che il nostro calendario numera gli anni, sicché sarebbe abbastanza normale, per un qualunque fatto di duemila anni fa, ovunque sia avvenuto, riferirsi ‘all’epoca di Gesù’. Tanto più è spontaneo farlo nel caso di Gerusalemme, che è cara ai cristiani non solo per i singoli Luoghi Santi o reperti archeologici riferibili al cristianesimo, ma nella sua interezza, come Città Santa, scelta da Dio come Sua dimora (il Tempio), fondamentale nella vita di Gesù (dalla presentazione al Tempio quaranta giorni dopo la nascita alla Resurrezione ed Ascensione) e culla della Chiesa. Molto cordialmente,

Annalisa Ferramosca

Gentile Annalisa,
Nessuna critica all'uso dell'appellativo Cristo, ho voluto solamente informare anche gli altri lettori che l'appellativo di Cristo era la versione greca di Mashiakh, cioè l'Unto e che l'uso di consacrare con oli aromatici personaggi sacri o importanti era un'antica pratica ebraica. Lo so, e non l'ho mai negato, che per i cristiani la vita di Gesù sia un momento centrale nella storia, e, putroppo devo aggiungere che lo è stata anche per noi ebrei che, in suo nome siamo stati perseguitati per duemila anni. Ebrei perseguitati nel nome di un Ebreo che amava il proprio popolo. La mia critica, se così si può chiamare, va solo al fatto che in questa occasione di storia squisitamente ebraica poteva esserci lasciata l'esclusiva, per una volta, e si poteva sorvolare su ciò che tutti sappiamo a proposito del cristianesimo e del suo legame profondo con i luoghi santi di Israele. Soprattutto in questi giorni in cui l'UNESCO ha reiterato la sua infame decisione di attribuire buona parte dei siti sacri agli ebrei ( e anche ai cristiani) di tutto il mondo ai palestinesi.
Un cordiale shalom


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