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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Yad VaShem 19/09/2018

Ho visitato quel monumento, costruito dove una volta era l'imponente palazzo dove abitava quell'infame di Himmler e la sua bestiale famiglia. Ho provato angoscia a camminare tra quei cubi di cemento di diversa altezza. Non riuscivo a ridere come fanno certi imbecilli. Quella giornata a Berlino la dedicammo agli Ebrei, ai nostri fratelli Ebrei, a quelli morti per una lucido crimine sterminatore ed a quelli vivi, specialmente agli Israeliani, che vorrebbero la pace e vivere in confini sicuri e sono invece costretti a vivere, e a morire, combattendo gentaglia che, purtroppo, noi europei finanziamo affinché non facciano niente se non il terrorismo, affinché distruggano ciò che gli ebrei hanno edificato malgrado le guerre e che loro bramano di impossessarsi perchè per habitus e religione incapaci di costruire . Dopo aver sofferto dell'angoscia di quel monumento monito eterno andammo a visitare il Museo Ebraico e della Shoah. Entrando il benvenuto vi viene dato da un periodo dell'opera di Primo Levi tratto da "Se questo è un uomo". Una frase che, quasi per obbligo morale, dimentico sempre, perchè permanga in me l'obbligo di andare a rileggerla. Rileggerla, continuare a rileggerla perchè mi rimanga a monito e mi ricordi che nessuno di noi è immune dalla stupida crudeltà del prossimo. Che il giorno che fu toccò ad altri e noi godemmo perchè gli toccava. Ma un giorno potrebbe toccare anche a noi. In quel museo c'è una stanza lunga e stretta. L'unica luce che vedrete sarà quella proveniente dalla porta quando entrerete in essa. E poi stare al buio. Lo stesso buio che i deportati vedevano per il destino della propria sorte. State un po’ di tempo la dentro e vedrete che vi scenderanno le lacrime, che sentirete il vostro cuore battere forte, che sarete presi dalla voglia di fuggire, fuggire dalla paura, dall'incognito, dall'angoscia. Provate...

Salvino Pizzuto

Gentile Salvino,
La sua lettera mi ha molto commossa ripensando al giorno in cui anch'io camminavo tra quelle pietre scure a Berlino e sentivo, con angoscia, dei ragazzini ridere e gridare scemenze. Non so se lei è mai stato allo Yad vaShem di Gerusalemme dove si passa di angoscia in angoscia fino ad arrivare al Memoriale dei Bambini dove si prova un'emozione analoga a quello da lei provata al Museo della Shoah di Berlino. Passando accando a 6 colonne bianche di varia grandezza, si entra in una specie di corridoio dove si viene avvolti da un flebile lamento. Nel buio più completo si procede tenendosi ad un passamano e il lamento di trasforma in una voce che recita dei nomi. Un nome e l'età, un altro nome e l'età e così via. Infine si entra in una stanza completamente buia e nera dove brillano 1.500.000 di stelline piccolissime ottenute, attraverso un gioco di specchi, da un'unica candela. Mentre si attraversa la stanza, nel buio illuminato dalle stelline, con la gola chiusa e la mente svuotata, la voce continua l'elenco dei nomi, un milione e mezzo di nomi, all'infinito. Poi la luce abbagliante all'uscita. Le assicuro che non ho mai visto nessuno uscire senza piangere. L'unica cosa che si può fare è piangere e stare in silenzio per riprendere a respirare normalmente. Lei ha ragione tanti dovrebbero provare....
La ringrazio per la sua lettera e la saluto con un cordiale shalom

Ps. Agli amici e lettori auguro Gmar Chatimà Tovà.

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=72063


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