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Un papa da non beatificare 05/01/2018

Mi duole che nell'ultima parte di un pezzo per il resto completo e chiaro l'autore non abbia messo adeguatamente in luce come l'aiuto spontaneo e concreto agli ebrei braccati sia pervenuto, da ambito cattolico, per iniziative individuali coraggiose di specifici soggetti, nella assoluta assenza di prese di posizione ufficiali della Chiesa, che ne porta tuttora, insieme ai papi succedutisi all'epoca, la innegabile responsabilita'. Non potendosi certo accettare la trita, e falsa, giustificazione della cautela del Vaticano, dovuta al timore di peggiori ritorsioni in danno degli ebrei se la Chiesa fosse ufficialmente intervenuta. E' argomento che, in vista di possibili beatificazioni papali, vale la pena rimarcare. Non credete?

Cordiali saluti

Donatella Masia 

Gentile Donatella,

Ha ragione, l'autore tende a sorvolare sulla responsabilità della Chiesa nella persecuzione degli ebrei spostando l'attenzione del lettore sui conventi e chiese dove alcuni ebrei più fortunati trovarono rifugio. Questi salvataggi, spesso fatti in extremis e che sono da attribuire al coraggio personale di molti religiosi, non possono e non devono sollevare la Chiesa come istituzione e il Vaticano, come stato, dalla loro terribile responsabilità. L'aver voltato la testa quando gli ebrei venivano perseguitati, rastrellati e i treni diretti verso i campi della morte passavano a pochi metri dalle finestre papali che si affacciavano su Piazza San Pietro resta una macchia nera che pesa sulla Chiesa moderna. Tutto ciò dovrebbe evitare, se non altro per non cadere nel cattivo gusto, di insistere su beatificazioni molto contrastate e sospette.

Un cordiale shalom

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=68960  


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