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Vittorio Emanuele III e il fascismo 19/12/2017

Gent.ma Sig.ra Deborah Fait, Ho letto la Sua risposta alla lettera di Marco. Questa volta mi sento in dovere di dissentire. Rispetto senz’altro i timori della Sig.ra Di Segni, rassicurandola che questa volta non ha da temere. Quanto alla posizione di Vittorio Emanuele III, non poteva fare altro: avendo giurato fedeltà allo Statuto Albertino, non poteva arrogarsi nessun potere; se solo si fosse permesso di porre il bastone tra le ruote a quell’ingombrante personaggio senza un appoggio di voti contrari, sai le proteste contro “il gesto incostituzionale” del Re? 1) È vero che il Re non fece nulla per impedire l’ascesa al potere del fascismo (a cui all’inizio aderivano anche molti ebrei: leggere bene “Il Giardino dei Finzi Contini”). Perché non ne aveva neanche la facoltà. 2) Quanti avrebbero potuto e dovuto opporre lo strapotere di Mussolini, anzicché agire come avrebbero dovuto, ritennero piú comoda la scelta dell’Aventino: un’opposizione sterile che non significava nulla. Lo stesso errore del caso del duca d’Enghien nei confronti dell’allora Primo Console Napoleone Bonaparte: fu fucilato nel giro di una notte dopo un sommario processo. Per reazione tutta l’intellighentsia francese, da Châteaubriand a M.me de Staël, andarono fuori dalla Francia, lasciando libera al Còrso la via al potere. 3) Quanto al caso specifico delle leggi razziali, il Re tenne nel cassetto per vari mesi quelle leggi che gli ripugnavano (soprattutto ricordando il generoso apporto degli ebrei al Risorgimento). Si chiedeva che sarebbe successo se non avesse firmato: sarebbe stato detronizzato e fin qui non gli importava piú di tanto. Sarebbe stato ucciso. Stesso effetto. Ma quel che sarebbe stato peggio ci si sarebbe insediato lo stesso Mussolini, se non addirittura il mostro di Berlino. E allora si salvasse chi poteva. E del resto, anche il famigerato “manifesto della razza” portava molte firme del mondo intellettuale, scientifico e persino religioso, ma apolitico (come ad esempio del francescano P. Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica, che proprio in quel momento offriva rifugio a parecchi docenti e ricercatori ebrei), perché molti di essi erano ricattati: nel caso di Gemelli, ad esempio, incombeva la minaccia di chiudergli l’Università, con la conseguenza che anche quei ricercatori ebrei ivi rifugiati sarebbero stati subito avviati al famigerato binario 21. Mi duole che nessuno ci abbia mai pensato: tra i due mali scegliere il minore, no? Con tutto questo, nella speranza che presto ogni malinteso si chiarisca, porgo ora piú che mai un cordiale Shalom.

Mario Salvatore Manca di Villahermosa

Gentile Mario Salvatore, cercherò di risponderle punto per punto:
1. E' vero che all'inizio aderirono al fascismo anche alcuni ebrei perchè prima del 38 non avevano sentore dell'antisemitismo che sarebbe scoppiato e li avrebbe travolti.
2. Tra i due mali scegliere il minore? E il minore dei mali sarebbe stato tradire gli italiani di fede ebraica e ridurli, in un primo momento, a non essere più cittadini e poi a finire nei campi della morte? Mi spiace ma non riesco a giustificarli e viene in mente solo una parola sia per il Re che per Padre Gemelli e tutti gli altri: Vigliacchi. Vigliacchi perchè chi firma la condanna a morte di persone innocenti senza convinzione ma per salvare la propria pelle è ancora più colpevole di chi lo fa per odio! Forse, se si fossero ribellati a Mussolini, non avrebbero cambiato la storia ma avrebbero salvato le proprie anime e la propria dignità di Uomini. Comunque con l'arrivo in Italia del Re si è chiuso un cerchio e speriamo per sempre.
Un cordiale Shalom


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