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Civiltà e barbarie 12/12/2017

Leggendo tutte le varie opinioni a proposito del problema di Gerusalemme - CAPITALE UNICA E INDIVISIBILE DI EREZ ISRAEL - mi viene in mente un'idea, che può essere balzana o da pazzi, comunque la presento come mi viene: visto che di stati arabi ce ne sono un sacco e una sporta, molti dei quali molto ricchi (teniamo presenti tutti i vari giacimenti petroliferi del M.O.), perché ciascuno di questi stati non si fa carico dei propri connazionali arabi e non se li prende a casa propria, magari insegnando loro a lavorare, a coltivare la terra e a guadagnarsi onestamente da vivere, anziché stare a rompere continuamente le scatole al Libero Stato di Israele, che possa finalmente riappropriarsi definitivamente di tutti i territori che erano suoi e che gli furono indebitamente rubati dai vari trattati e trattatucoli di Oslo & C.? Lo so, sono un pazzo, e come tale trasmetto la mia idea. O forse è una proposta-sfida, una provocazione. Vedetela come volete. Shalom.

Mario Salvatore Manca di Villahermosa

Gentile Mario Salvatore,
Le sue parole sono come un raggio di sole in tutto il buio che ci circonda. Quello che scrive sarebbe la perfezione per risolvere il problema, ma, c'è un ma di grande importanza. I paesi arabi non vogliono i palestinesi, ricordi che la Giordania col Settembre nero, ne ha fatti fuori più di 20.000. Non li vogliono perchè portatori sani di problemi enormi, non ultimo quello di prendere il potere nei paesi che li ospitano. In Libano dove sono circa 450.000 sono chiusi nei campi senza diritti, non possono ascquistare immobili o fare commercio. Li tengono rinchiusi , senza che nessuno nel mondo protesti, per autodifesa e per far aumentare la loro rabbia per Israele che, secondo loro, è responsabile della loro miseria. Sono parte della bomba umana che gli arabi tengono al calduccio per farla scoppiare quando serve contro lo stato ebraico. I palestinesi sevono agli arabi per un unico scopo, usarli per arrivare alla distruzione di Israele, unico paese democratico e non musulmano, in un enorme mare di barbarie.
Un cordiale shalom


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