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Dai silenzi di Pio XII al Sinodo dell'altro ieri- risponde Ugo Volli 08/11/2010

Pubblichiamo una mail indirizzata a Ugo Volli, che risponde:

Gentile Sig. Volli,
la ringrazio per avermi preso per ignorante e scema. Io  non mi vergogno di dire che ho ancora molto da imparare. Le dico questo con  molta umiltà... Quella stessa umiltà che, certamente, a lei manca. Posso farle una umile domanda? Cosa insegna, egregio professore? Grammatica  italiana? Dizione italiana? O ancora, archivistica? Storia della Chiesa?  Dottrina sociale della Chiesa? Diritto canonico? Teologia? Dogmatica? Cosa  insegna, egregio professore? "Tuttologia"? Lei sa per quale motivo le ho  scritto ieri? Le ho scritto per un motivo: io non mi definisco una  "storica", perchè non ho conseguito una laurea in scienze storiche; non mi  definisco una teologa perchè non sono laureata in teologia; io sono una  laurenda in giurisrudenza e non mi permetterei mai di dare giudizi su  materie in cui non ho competenze adatte per esprimermi. Io mi chiedo quali  competenze abbia, Sig. Volli, per esprimere pareri riguardo questioni  teologiche o dogmatiche nella sua rubrica "EURABIA", senza aver studiato  teologia o dogmatica. Mi chiedo,inoltre, come faccia un luminare come lei ad  esprimere giudizi su un personaggio storico come Papa Pio XII, senza  conoscere la sua storia, il suo magistero, le sue opere. Mi chiedo, ancora,  se abbia conoscenze di archivistica e di catalogazione di più di  16.000.000 di documenti riguardanti il pontificato di Pio XII. Siccome sono  una persona ignorante e scema, ho qualcosa da imparare anche da lei. E' per  questo che le ho scritto. L'unica cosa che non imparerò da lei sono  l'arroganza e la maleducazione che lei ha rivolto nei miei confronti. Mi  permetta di salutarla,al contrario di quanto ha fatto lei nei miei  confronti, egregio professore.
Sandra Spina
P.S.: prego questa redazione di > far pervenire questa lettera al Sig. Volli.

Risponde Ugo Volli:

Signora, la grammatica non c'entra nulla con l'umiltà e neppure con
quel che insegno io all'università.
Comunque la sua improprietà di linguaggio non c'entra con ciò di cui discutiamo e mi scuso di averla tirata fuori.
La ragione è che la sua aggressività mi ha fatto molto
arrabbiare. Faccio un tentativo per spiegarmi, con la speranza che lei
sappia fare uno sforzo per capire.
Dal nostro punto di vista il problema non sono gli ebrei in astratto, ma i nostri padri nonni, zii, parenti ammazzati o sopravvissuti a stento, la cui memoria ci riguarda personalmente.
Costoro furono prima espulsi dal loro lavoro e dalla
scuola emarginati e umiliati, se erano stranieri espulsi in condizioni
di grave pericolo (con i provvedimenti del '38, su cui la Chiesa non
ebbe nulla da dire, salvo per quanto riguardava i convertiti). Poi nel
'43-'45 furono rastrellati, braccati, imprigionati e uccisi: vecchi,
donne bambini, tutti. Anche qui la Chiesa non disse nulla. Alcune
persone di buona volontà, cristiani e comunisti, atei e preti e
contadini, aiutarono qualche perseguitato, a rischio della loro vita.
A loro siamo e saremo per sempre grati. Li onoriamo e li chiamiamo
giusti, che è la nostra parola per santi. Perlasca e Schindler e il re
di Danimarca e l'arciprete ortodosso di Sofia furono fra loro.
Pio XII no.
Tacque in pubblico e non c'è un'unica prova che abbia ordinato in
privato di fare qualcosa. La storia dei 15 milioni di documenti che
non impediscono l'apertura degli archivi sono un pretesto vagamente
ridicolo. Nei tre anni dall'8 settembre al 25 aprile il Vaticano non
fabbricò certo 15 milioni di documenti (sarebbe 15.000 al giorno). E
comunque gli archivi di stato di tutto il mondo sono da tempo
accessibili per quel periodo, solo quello vaticano non lo è. Aggiunga
che gli archivi sono accessibili ai difensori d'ufficio di Pio XII
almeno dai tempi di Paolo VI; solo gli studiosi indipendenti non
possono accedervi.
Non credo che ci siano grandi segreti nascosti;
immagino che ci sia la dimostrazione del sovrano disinteresse con cui
papa Pacelli assistette allo sterminio degli ebrei. Badi che nessuno
lo accusa di esserne complice; semplicemente non ritenne che la cosa
lo riguardasse. Questo spiega anche il fatto che vi siano stati alcuni
gesti diplomatici israeliani nei suoi confronti: un formale messaggio
del primo ministro di Israele in occasione della sua morte, un
tentativo di diplomazia della musica con la visita di un'orchestra in
Vaticano.
Tentativi andati a vuoto, perché le relazioni si normalizzarono sono nel '94 e ancora oggi il Vaticano sopporta a stento l'idea che i "perfidi giudei" vivano in un loro stato, come dimostra l'ultimo sinodo dei vescovi del Medio Oriente. Ora io non sono certo interessato a giudicare Pio XII né tantomeno  a
condannarlo. Sarà stato anche un sant'uomo nel privato, la sua fede
sarà stata ricca e forte. Come capo di stato, come vescovo di Roma,
come nostro prossimo che poteva soccorrerci nell'estremo pericolo e
non l'ha fatto, noi diciamo solamente che non ci pare affatto un
esempio storico positivo. E subiamo con crescente disgusto il pressing
della Chiesa verso di noi perché qualche ebreo dichiari che sì, Pio
XII è stato un grand'uomo dal nostro punti di vista.
Non lo è stato, parli con qualche sopravvissuto – ancora ci sono, grazie al cielo. Le dirà del male della solitudine, dell'isolamento, della mancanza di
aiuto. E le dirà come le cose sarebbero cambiate se Pacelli avesse
avuto quel coraggio, che purtroppo non ebbe.

Ugo Volli

PS: Informazione Corretta non ospita dialoghi, e io sono
d'accordissimo, per cui considero conclusa qui la nostra conversazione
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prof. Ugo Volli
UNIVERSITA' DI TORINO
Dipartimento di Filosofia
Via S. Ottavio 20 Torino


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