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Una piccola lezione di storia di Ugo Volli 25/09/2009

A  Ugo Volli:

Trovo quest'articolo, come altri a sua firma, troppo infarcito di pregiudizi e di non pertinenti "si dice", per poter essere, da lei, ragionevolmente sostenuto e, dai suoi possibili interlocutori, serenamente discusso in un ipotetico confronto. Tutto, anche la Svezia e la Spagna, nel suo modo di vedere le cose, diventano storiche sentine d'ogni vizio razzista e pericolose centrali antiebraiche, quando all'interno di esse venga assunta una posizione o preso un provvedimento non esattamente favorevole allo stato di Israele. Del resto, quale nazione al mondo non ha una qualche scheletro nell'armadio utile ad una simile occorrenza? Tra parentesi, viene da chiedersi quale irriferibile idea abbia lei maturato nei riguardi di nazioni come la Mongolia o il Nepal, se di Svezia e Spagna dice quel che dice.

Soprattutto, ritengo infantile, oltre ovviamente che assai poco corretto, tentare di screditare preventivamente l'autore di qualcosa che non si approva richiamando atteggiamenti e colpe storiche della nazione o del contesto parentale/economico/culturale cui egli appartiene. Per capirci, intendo come faceva il lupo di esopiana memoria con l'agnello. Tra l'altro, l'operazione non le si addice assolutamente, essendo tipica dei razzisti di ogni epoca (prenda ad esempio l'infame diceria tutta cattolica secondo cui gli ebrei andavano discriminati e perseguitati essendo la mala genia degli assassini di Cristo).

Non crede cioè che sarebbe meglio limitarsi a criticare nel merito e nel diritto la decisione di un'istituzione svedese o spagnola? Intendo senza tirare in ballo la cacciata dei Marrani, i racconti di un'amica o il sondaggio di vattelappesca, manifestamente evocati per mettere aprioristicamente in cattiva luce l'oggetto della sua critica, ma per il resto assolutamente fuori luogo. In buona sostanza, lei è in grado di rispondere a questa mia critica senza tirare in ballo il Marchese del Grillo o Caruso, il feroce questore delle Fosse Ardeatine?

Top Ganz - Roma

Risponde Ugo Volli:

Gentile signor Ganz, i miei articoli su IC sono dichiaratamente corsivi polemici e non saggi accademici. Si basano però sempre su dati solidi. L'antisemitsimo in Spagna è il più alto in Europa da alcuni anni, lo mostrano i sondaggi non commissionati da chissà chi, ma dall'ADL, storica rappresentanza dell'ebraismo americano. L'aggressione all'ambasciatore non me l'ha raccontato una mia amica, ma era su tutti i giornali a maggio. A gennaio a Barcellona sono accaduti gli episodi che racconto e anche altro, tanto che la comunità ebraica ha rifiutato di partecipare alla giornata della memoria organizzatata dalla Generalitat, per le violente dichiarazioni contro Israele dell'assesssore alla cultura che doveva parlarvi. Anche di questo trova traccia nella collezione dei giornali.Un giudice spagnolo ha iniziato un processo contro il vertice dello stato israeliano e solo dopo forti proteste diplomatiche ha dovuto abbandobnarlo. Sul caso Aftonbladet non occorre forse più parlare, l'accusa di rapire palestinesi per rubare loro gli organi vitali è stata deplorata dall'ambasciatrice svedese in Israele, e poi la deplorazione è stata ritirata dal Ministro degli esteri; il rappresentante del governo ha impedito che il caso fosse discusso in tribunale. Per sua informazione aggiungo che la Spagna e la Svezia sono fra i pochissimi paesi europei che non sono usciti oggi dall'aula dell'Onu per protesta contro le dichiarazioni di Ahmadinejad.
Dunque esiste una coerenza politica, istituzionale e dei media in questi paesi che si pone sistematicamente contro Israele. Credo che questo sia facilmente dimostrabile statisticamengte, se lei desiderasse fare una ricerca in questo senso. Naturalmente gli atteggiamenti della classe politica e dell'opinione pubblica non dipendono dalla genetica della popolazione, per non parlare di quella entità inesistente che sarebbe la sua razza, la sfido a trovare una sola parola in tutto quello che ho scritto qui o altrove da cui si possa dedurre una simile castroneria. Ma certamente hanno a che fare con la storia, con le scelte politiche di fondo, col sistema economico e sociale, con la propaganda e con gli le scelte dei media. Credo che anche questo sia largamente dimostrabile empiricamente. Ed esistono gli atteggiamenti collettivi, gli orientamenti statistici delle popolazioni, come ha già dimostrato Durkheim centovent'anni fa. E' lei che crede alle favole se pensa che si possa spiegare una qualche decisione di un giudice o un ministro, un giornalista o chiunque di noi SENZA rficorrere al " contesto parentale/economico/culturale cui egli appartiene". Se fosse così, niente sarebbe spiegabile nella storia e nella società.
Detto questo, lei è liberissimo di dissentire dalle mie valutazioni: forse i nostri "contesti" sono un po' diversi. La prego però di documentarsi un po' meglio. Per esempio prendendo atto che la Spagna nel 1492 non cacciò affatto "i marrani" come lei scrive (usando un termine insultante, se non lo sa, dato che significa maiali, e che veniva attribuito a quelli che scelsero di convertirsi pur di non essere cacciati o ammazzati). La Spagna cacciò gli ebrei NON convertiti e poi continuò a perseguitare gli "anusim" (questo è il termine corretto, temendo che continuassero a coltivare la fede ebraica. Tanto che molti, appena possibile, cercarono di fuggire. Gli spagnoli, se li trovavano, non li cacciavano, ma li imprigionavano, li torturavano e spesso li bruciavano vivi. Penso che lei capisca che c'è una bella differenza. Che una colpa storica del genere, un genocidio durato secoli, sia passato senza lasciar traccia sulla mentalità collettiva delle vittime e dei carnefici e dunque sul "contesto" attuale, lascio alla sua baldanza polemica di dimostrarlo

uv


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