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Un editoriale di Igor Man 27/04/2006
Una lettera inviata a La Stampa:

Gentile Direttore,
ho cominciato a leggere, da ignorante qual sono, dapprima con
interesse, poi via via con stupore il bell'elzeviro del Vs Igor
Man.(La stampa, 25 Aprile, 2006, pag. 1, "Nel mirino" di Igor Man)
Ne ho apprezzato l'analisi e il forbito linguaggio anche se qualche
affermazione mi è rimasta, mea culpa, oscura, ma quel che mi ha
lasciato a dir poco perplesso è stato l'inaspettato finale: e poichè
l'autore parlava di Storia che, come è stato ricordato recentemente,
insegna ma non ha scolari, mi son tornati alla mente, seppur confusamente
perchè come ho già detto sono di un'ignoranza abissale,
alcuni frammentari ricordi in rapporto alla seconda guerra
mondiale, ad un primo ministro britannico chiamato Chamberlain, a una cosa chiamata
mi pare appeasement e così via.
La prego credere che comprendo perfettamente che si possa optare per
una politica di "dialogo" ma giustificarla con la constatazione
<normali>> non può che indurre il lettore a pensare che tutte le osservazioni
precedenti dell'articolista fossero esclusivamente di tipo
concessivista e strumentale, e non analitiche come potrebbe parere ad
una lettore distratto.
Concordo pienamente con chi ritiene che la prima guerra mondiale sia
scoppiata anche per mancanza di "dialogo", e che alla base degli
orrori della seconda siano state le politiche di arrendevolezza per
speranza di pace.
Ma se si ritiene utile una politica di appeasement occorrono ben più
solide ragioni di quelle portate dal signor Igor Man: le povere
argomentazioni possono solo far pensare se non a una furbesca
connivenza almeno ad una astuzia alla Quinto Fabio Massimo, con
vantaggio all'incontrario.
Se il signor Man ha argomentazioni che lo portino ad assimilare la
situazione attuale alle condizioni pre-prima guerra mondiale ce le
esponga: noi poveri lettori le valuteremo senza pregiudizi.
E non ci sentiremo raggirati.
Al di là di questo spiacevole infortunio, Le esprimo, tuttavia, il
mio apprezzamento per il quotidiano da Lei diretto, e spero vorrà
gradire miei più cordiali saluti.

        Armando Cogoni Vacca

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