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Gli attentati "presunti" e la scorrettezza dell'informazione italiana

Vivo in Israele che negli ultimi tre anni e' riuscita ad allieviare la terribile guerra del terrore lanciata dai palestinesi contro i civili d' Israele sei anni fa' circa (guerra lanciata anche dai terroristi islamici in genere in tutto il mondo). Come tutti i paesi che vivono le guerre, a differenza di quelli che leggono soltanto sui giornali delle guerre altrui, noi israeliani prendiamo sul serio tutti gli argomenti legati a questa guerra che stiamo combattendo, e nello specifico, desidero quindi rendere noto che le notizie vere e esatte ci aiutano a rispondere meglio ai pericoli del terrorismo. Infatti non c'e' niente di peggio per una societa' libera e democratica, la quale, udite udite, esiste anche in Israele, che fare falsi allarmismi, quando non ci sono pericoli : gli allarmismi sono nemici dell' economia e del libero mercato. Quindi l' uso del termine "presunto", che viene usato in quasi tutte le notizie di fonte israeliana citate dai mezzi di comunicazione di massa europei, come per esempio il sito ANSA, e' inappropiato e lontanissimo dal vero. Se la polizia israeliana ha reso noto che un terrorista stava per compiere una strage e' perche' cio' effettivamente stava per accadere, checche' ne dica il sito ANSA, con l' eufemismo del termine "presunto". Infatti, in questo tipo di guerra, la credibilita' dei comunicati delle forze di sicurezza israeliane e' altrettanto importante che qualsiasi altra azione delle stesse. Sono sei anni che vivo questa guerra e nel 99% dei casi non ho trovato pecche nei comunicati delle forze di sicurezza israeliane. Noi israeliani non viviamo in un regime dittatoriale dove le notizie vengono pilotate e da interessi monolitici. Ma si vede che i mezzi di comunicazione di massa europei vanno avanti con un pilota automatico che usa il termine "presunto" per ogni cosa che concerne gli ebrei d' Israele, che, voglio ricordare, non sono produttori di petrolio...

Alberto Levy
Tel Aviv


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