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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Dror A. Mishani, Un caso di scomparsa 10/03/2014

Un caso di scomparsa                       Dror A. Mishani
Traduzione di Elena Loewenthal
Guanda                                                    euro 18

Classe 1975, editor e docente di letteratura all’Università di Tel Aviv, Dror Mishani ha scritto un’eccellente detective novel, pubblicata da Guanda con il titolo “Un caso di scomparsa”.
In un panorama letterario pressochè saturo di gialli (gli ultimi a dominare le classifiche sono quelli che arrivano dai Paesi nordici), il romanzo di Mishani spicca per il paese da cui proviene lo scrittore, Israele, un luogo dalla letteratura molto fiorente ma poco incline a frequentare i thriller o i romanzi polizieschi.
A parte qualche rara eccezione come Batya Gur, autrice di una serie di noir raffinati con l’ispettore Michael Ohoayon, pubblicati anche in Italia (Omicidio in un kibbutz e Delitto in una mattina di sabato) e Yishai Sarid autore dell’intrigante spy story “Il poeta di Gaza (e/o), gli scrittori israeliani - sin dai primi anni del Novecento - si sono confrontati, da una parte con la necessità di rafforzare l’identità nazionale, in una società ricca di ideali e di impegno sociale e quindi poco incline all”’intrattenimento”, dall’altra con protagonisti dall’aurea mitica dell’eroe: il soldato in unità scelte dell’esercito, l’agente del Mossad o il sopravvissuto ai campi di sterminio giunto in Israele e cresciuto in un kibbutz.
Personaggi dunque assai diversi da un ispettore di polizia che in Israele – afferma Dror Mishani in un’intervista - è in genere un mizrahim, un ebreo che proviene dai paesi arabi, dai modi goffi e impacciati, che si occupa di crimini comuni.
Come l’ispettore Avraham Avraham, detto Avi, protagonista del romanzo “Un caso di scomparsa”, un uomo malinconico e solitario alle prese con la sparizione di un adolescente in un quartiere mizrahi, Holon, lo stesso in cui è nato e cresciuto l’autore.
Convinto che in Israele non vi siano serial killer o criminali efferati e che i delitti che avvengono sono da imputarsi a un parente o a un vicino di casa, l’ispettore Avraham Avraham cerca di tranquillizzare con eccessiva leggerezza la madre del giovane Ofer recatasi negli uffici della polizia per denunciarne la scomparsa. ….”Niente serial killer né rapimenti. Qui da noi, quando c’è un delitto, di solito è stato il vicino, lo zio, il nonno, e non ci vogliono grandi indagini per scoprire il colpevole e sciogliere il mistero”.
In realtà l’indagine si presenta complessa sin dall’inizio perché Ofer, un ragazzo introverso, studioso e fin troppo responsabilizzato in casa, pare svanito nel nulla. A peggiorare la situazione c’è il ritardo con il quale l’ispettore ha dato avvio alle indagini rispedendo a casa la madre con la rassicurazione che Ofer sarebbe tornato nel breve volgere di poche ore.
Ma il ragazzo non torna a casa e Avi con l’aiuto di alcuni colleghi interroga gli amici, i professori, i vicini di casa per individuare anche il più piccolo indizio capace di far luce su una vicenda dai contorni sempre più inquietanti.
A questo punto della narrazione, su un binario parallelo, si innesta il racconto di Zeev Avni, vicino di casa dei Sharabi, insegnante di inglese che ha dato alcune ripetizioni al ragazzo entrando, così dice, in confidenza con lui. Aspirando ad avere un ruolo attivo nelle ricerche di Ofer, sollecita le indagini con una telefonata anonima che mette in subbuglio il distretto di polizia poi, mescolando realtà e finzione, scrive tre lettere a Hanna e Rafael Sharabi, i genitori del giovane scomparso, come se fosse il figlio stesso a scriverle.
Un gesto irrazionale della cui gravità Zeev non si rende pienamente conto ma che nasce dal suo desiderio di cimentarsi nella scrittura e verificare “in diretta” l’effetto che suscita nei lettori. Il comportamento ai limiti della follia di Zeev offre però all’ispettore Abraham l’opportunità di cogliere alcuni aspetti dell’intricata vicenda che sinora erano rimasti oscuri.
Pagina dopo pagina le indagini si fanno ancor più serrate e il cerchio si stringe attorno ai genitori di Ofer che, inspiegabilmente, hanno taciuto molte informazioni utili agli investigatori.
Non è consentito svelare altri particolari della trama di un romanzo giallo proprio per conservare intatto il piacere della lettura di un libro appassionante, un esordio di alto livello di uno degli scrittori più promettendo della nuova narrativa israeliana.
Dror Mishani però non si limita a regalarci una detective novel di grande efficacia; la lettura di questo thriller è l’occasione per gettare lo sguardo su un pezzetto di Israele lontano da quello che spesso occupa la prima pagina dei giornali. Nelle pagine di Mishani non c’è la sacra Gerusalemme e neppure la mondana Tel Aviv bensì la periferia urbana di Holon, con i quartieri grigi, i palazzoni popolari dove vivono famiglie che lavorano duramente ogni giorno; per lo scrittore è questo il vero volto di Israele, un luogo di cui si parla ancora poco nella letteratura israeliana, una via di mezzo fra l’immagine religiosa di Gerusalemme e quella super moderna e laica di Tel Aviv.
Da ultimo, l’autore punta i riflettori - anzichè sulla politica o sul terrorismo - sulla famiglia che non sempre è quel luogo idilliaco, espressione di affetti profondi che si può credere e spesso al suo interno si sviluppano tragedie e violenze inaudite: una drammatica realtà che il più delle volte rimane nascosta fra le mura domestiche, per paura o per pudore, e alla quale Mishani ha scelto di dare voce.
Ottima la caratterizzazione dell’ispettore Avraham Avraham, un personaggio sradicato, dai modi goffi, assalito da dubbi e incertezze, capace di grande empatia con i suoi interlocutori; un uomo dalle tante debolezze che a volte pare frastornato dall’evolversi degli eventi, un antieroe che suscita però immediata simpatia perché lo sentiamo autentico, uno di noi.
Al termine di un romanzo d’esordio che si legge d’un fiato e che rivela tutto il talento e l’abilità narrativa dello scrittore israeliano, i lettori non troveranno la parola “fine” ma “segue”: è forse la promessa di una nuova indagine per l’ispettore più intrigante d’Israele?
Ci auguriamo di sì!

Giorgia Greco


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