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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Daniel Sher, La profezia di Einstein 12/08/2013

La profezia di Einstein                Daniel Sher
Ilmiolibro.it                                      Euro 18

“Canto per la pace” è il titolo della canzone che Yitzak Rabin cantò in quel lontano 4 novembre 1995 prima di essere assassinato da un nazionalista ebreo e il foglietto con le parole di Shir leshalom venne ritrovato insanguinato nella tasca della sua giacca.
Quelle stesse parole sono state scelte con felice intuizione da Daniel Sher per illustrare la copertina del suo romanzo storico, La profezia di Einstein, un libro che ha pubblicato in proprio, non sappiamo se per scelta o perché rifiutato da altri editori; qualunque sia la ragione, il lettore di quest’opera non potrà che essere grato all’autore per avergli concesso il privilegio di apprezzare una storia così intensa, affascinante e drammaticamente attuale.
La vicenda prende avvio a Odessa nei primi anni del Novecento dove l’antisemitismo dilagante si trasforma frequentemente in caccia all’ebreo e, al grido di “Morte agli ebrei”, si scatenano violenti pogrom. E’ la domenica della Pasqua ortodossa del 1910 quando nella zona di Perèsyp in Via Odaria 11 un gruppo di ucraini, spalleggiati dal governo “qualcuno con lo sguardo allucinato, la folla tutta ormai posseduta da istinti selvaggi”, si abbandona senza freni alla violenza più gratuita e odiosa.
Invano gli ebrei cercano scampo, molti assalitori partecipano al pogrom per il piacere di esserci, di distruggere e di uccidere. Fra coloro che non riescono a scampare alla ferocia degli aguzzini c’è Mikhail Chomsky, un semplice ragioniere che tiene in ordine la contabilità di alcuni commercianti.
La morte del padre è un punto di svolta nella vita del giovane Yakov che ancora adolescente diventa capofamiglia e, per aiutare la madre nel mantenimento della casa, abbandona gli studi e inizia un lavoro duro e faticoso come facchino al porto. Qui entra in contatto con un’umanità dolente e misera, si avvicina all’ideologia del Bund, l’unione generale dei lavoratori ebrei in Lituania, Polonia, Russia, fondata a Vilna nel 1897 e, iniziando un cammino di lotta clandestina contro il potere degli zar, frequenta riunioni segrete e prende parte attiva alla divulgazione di quelle idee rivoluzionarie che porteranno alla rivoluzione d’ottobre del 1917 capeggiata da Lenin.
Sonia, la madre, che nel frattempo ha accettato di diventare governante per la famiglia Klein, facoltosi commercianti che accolgono con un pizzico di alterigia seppur affettuosa la lontana cugina di umili origini caduta in disgrazia dopo la morte del marito, non sospetta minimamente le attività clandestine del figlio.
E’ quindi con vergogna mescolata a preoccupazione che accoglie la notizia che Yakov è stato arrestato e inviato al confino in Siberia da dove riesce fortunosamente a fuggire e ad imbarcarsi per la Palestina.
L’autore, che a questo punto ci lascia con la curiosità di conoscere il destino del fuggitivo, volge uno sguardo alla famiglia Klein che vive nel lusso e negli agi attorniata da servitori premurosi e attenti con Abram il capofamiglia, marito devoto di Yudith e padre affettuoso di Rachel e Klara.
Accorto nella gestione dei suoi investimenti Abram organizza un viaggio a Londra con la moglie e diventa governatore del Jewish Colonial Trust, un organismo che “ avrebbe consentito al movimento sionista di promuovere lo sviluppo economico delle colonie ebraiche in Palestina nella direzione politica desiderata, ma doveva allo stesso tempo garantire un ritorno economico ai finanziatori”.
Le idee sioniste di Abram si conciliano perfettamente con il pensiero di Chaim Weizman che coglie la preoccupazione degli inglesi per l’arrivo dei nuovi immigrati ebrei dalla Russia e vede nel loro trasferimento in Palestina una soluzione perfetta.
L’impegno di Klein nel sionismo si accentua con il trasferimento di tutta la famiglia a Londra e mentre le figlie e la moglie si trovano catapultate in una metropoli moderna e cosmopolita, Abram parte con Weizman e altri delegati per partecipare all’undicesimo congresso sionista a Vienna.
Le pagine che seguono catturano il lettore in un vortice di avvenimenti familiari e grandi mutamenti storici - che tanta parte avranno nelle sorti del popolo ebraico in Palestina - fino all’arrivo dei Klein in Palestina.
Dopo la dichiarazione Balfour, che testimonia la simpatia del governo inglese per le aspirazioni sioniste e vede con favore l’instaurarsi in Palestina di un focolare domestico per il popolo ebraico, nuovi scenari si aprono anche per la famiglia Klein e in particolare per Klara, ormai divenuta una giovane donna dal temperamento volitivo e ribelle.
E’ a Gerusalemme, dove la famiglia si è trasferita, che Klara - sia per i rapporti di lavoro alla Commissione sionista, sia per il suo temperamento curioso del mondo che la circonda - entra in contatto con la miseria, l’arroganza, il fanatismo della popolazione locale e comincia ad interrogarsi se il sionismo politico propugnato dal padre rappresenti la scelta più giusta per il popolo ebraico.
L’incontro con Henrietta Szold, fondatrice dell’associazione delle donne ebree americane Hadassah e con Yakov che in quegli anni si era dedicato all’educazione dei giovani costruendo scuole miste frequentate da arabi ed ebrei, sarà determinante per la formazione di Klara che da giovane viziata e capricciosa si trasformerà in una persona matura e determinata a forgiare, con azioni consapevoli, il suo futuro di donna ebrea.
Dopo aver origliato una conversazione del padre con Zeev Jabotinsky, propugnatore della lotta armata contro gli arabi palestinesi, Klara e Yakov, che nel frattempo si sono innamorati, riescono con grande coraggio e sangue freddo a distruggere una nave carica di esplosivo che il fondatore dell’Irgun avrebbe impiegato contro gli arabi per indurli ad andarsene dalla Palestina.
Le ultime pagine del libro si leggono d’un fiato in un crescendo di suspense ed emozioni intense fino all’ultimo capitolo nel quale Albert Einstein, in visita a Gerusalemme per l’inaugurazione della nuova università, pronuncia un discorso la cui forza morale e preveggenza rimarranno a lungo nella mente e nel cuore dei lettori. 
Mescolando fatti storici e di fantasia l’autore, nato in una famiglia ebraica della Lomellina trasferitasi dopo la guerra a Milano, getta uno sguardo lucido sulle origini del conflitto arabo-israeliano con un romanzo storico di ampio respiro dal quale trapela il suo impegno e il suo talento di scrittore. Il risultato sono personaggi credibili che balzano sulla pagina con l’intensità delle emozioni, uno stile terso e preciso sempre a punto, sia sul piano linguistico, sia su quello del ritmo del racconto.
La profezia di Einstein è una di quelle letture dove si stenta a lasciare la pagina presi dalla narrazione, dai suoi sviluppi e dai possibili esiti.

Giorgia Greco


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