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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Theodor Herzl, Vecchia terra nuova 31/12/2012

Vecchia terra nuova                                 Theodor Herzl
A cura di Roberta Ascarelli
Biblioteca Aretina                                         euro 20

 

Roberta Ascarelli ha eseguito un lavoro straordinario di riscoperta, ricerca e ripubblicazione del più inedito e affascinante dei libri di Theodor Herzl, il padre del sionismo e del moderno stato d’Israele. Herzl pubblicò nel 1904 a Lipsia questo romanzo fantapolitico dal titolo “Altneuland”, la vecchia terra nuova, in cui si narra la storia di un ebreo viennese che approda nell’allora Palestina, dove scopre una società moderna, vibrante e utopistica, in cui ebrei e arabi lavorano insieme alla creazione di un mondo migliore. E’ una sorta di trasposizione della società europea nel deserto del medio oriente, fatto di college britannici, teatri parigini e caffè viennesi. Le donne godono di piena uguaglianza, compreso l’elettorato ancora negato in Europa. Uno scenario che aveva assai poco di ebraico, nemmeno la lingua, e che attirò a Herzl le accuse pesanti di tradimento da parte dell’establishment intellettuale sionista. Le descrizioni di Herzl appartengono al genere della letteratura futuristica di Julius Verne. Il titolo si ispira ad Altneuschul, la più antica sinagoga di Praga, e Herzl ambiva a scolpire e incarnare nell’impresa sionista il cammino verso il progresso dell’umanità. Herzl descrive con decenni di anticipo il modo in cui prospererà la colonia ebraica in Palestina. Prefigura una società basata sulla cooperazione volontaria in un mix fra capitalismo e collettivismo. La terra e le industrie sono pubbliche, l’agricoltura è organizzata in un sistema di fattorie cooperative, i negozi alimentari sono gestiti dai consumatori, i datori di lavoro vendono le azioni delle loro compagnie ai lavoratori. In nome del pionierismo tecnologico, del progresso politico e dell’emancipazione umanitaria, gli ebrei di Herzl possono intraprendere il compito in vista del quale sono stati eletti: messaggeri di umanità e civiltà nel mondo. “Luce fra le nazioni”. Una rete ferroviaria unisce la terra santa all’Europa e all’Africa, non c’è intolleranza né razzismo, le lotte politiche sono debellate e i giardini pubblici costellano il paesaggio. Le feste religiose, come lo shabbat, sono osservate come riposo nazionale, mentre la lingua comune è il tedesco. Non a caso, il ruolo di antagonista è affidato a un rabbino, mentre David e sua sorella Miriam, icone della nuova identità ebraica, sono colti e raffinati e sembrano usciti da un caffè di Weimar. Herzl immagina uno stato ebraico neutrale, senza esercito né politica estera. Il cinismo della storia non gli ha dato ragione, ma il suo immaginifico testamento è una gioia da leggere.

Il Foglio


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