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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Irčne Némirovsky, La preda 29/10/2012

La preda                                                                 Irčne Némirovsky
Traduzione di Laura Frausin Guarino
Adelphi                                                                       Euro 18

Mai come in questo romanzo, Irčne Némirovsky ha illustrato con tanta precisione la sua visione del male: oscura minaccia che cambia volto e pelle nel tempo, cosicché vittime e carnefici puň succedere che si invertano i ruoli, perché l’animo umano č inconoscibile fino in fondo, fino – nella scrittura – all’ultima paginaLa preda appartiene al filone francese della narrativa di Irčne, quello ambientato nel Paese che l’accolse, esule, negli anni Venti: fuggita con la famiglia dalla Russia in fiamme e passata ancora adolescente per un Nord Europa freddo e faticoso, la Némirovsky trovň a Parigi un luogo adatto a viverci. Vi frequentň la mondanitŕ dorata, la sua era una famiglia di banchieri che riuscě a inserirsi negli ambienti agiati della capitale. Ed ecco che l’indole da scrittrice di Irčne trovň pane per i suoi denti. Conoscendolo dall’interno, quel milieu le si svelava in tutta la sua arida trama. Aveva buon gioco, la giovane Némirovsky dopo aver debuttato nel ’29 con un primo capolavoro, David Golder, dedicato al mondo di appartenenza di cui forniva un ritratto smaliziato e singolarmente maturo, a studiarne le dinamiche piů perverse e a farle diventare intrighi di romanzi
Qui č narrata la vicenda di un giovane uomo, Jean-Luc Daguerne, che č disposto a ogni compromesso pur di venir fuori dalla condizione di miseria cui lo destina la nascita. Non ama il denaro, di quello non gli importa. Ma vuole il successo e il potere. La societŕ lo induce a questo. Attraverso un matrimonio estorto con la forza a una famiglia dell’alta finanza politicamente compromessa, raggiunge lo scopo. Come altre volte, Irčne pennella la trasformazione nel fisico stesso del personaggio che l’ambizione disumanizza. Jean-Luc cambia aspetto, voce. A punirlo per la sua tracotanza sarŕ poi, inaspettatamente, qualcosa da cui si credeva del tutto immune: l’amore. E da predatore tornerŕ ad essere preda. Una conclusione che sa di apologo
Romanzo scritto nel ’38 mentre foschissime nubi si addensavano all’orizzonte storico, la Némirovsky – adottata sě, e volentieri, dalla Francia, ma di origine russa, ed ebrea – accettň per necessitŕ di pubblicarlo su Gringoire (rivista solo piů tardi apertamente antisemita, ma giŕ molto connotata). Nel ’42 sarebbe stata proprio la Francia lě ritratta a mandare Irčne ad Auschwitz
Al filone russo, di solito quello piů nostalgico della scrittrice – ma non esente a sua volta dal motivo dello smascheramento operato da chi certi meccanismi li conosce bene per averli vissuti da figlia – appartengono invece i tre racconti usciti per Castelvecchi con il titolo Nascita di una rivoluzione (pp. 60, € 7,50, traduzione di Monica Capuani). Sottotitolo: scene viste da una bambina. La piccola Irčne, che poi le avrebbe scritte


Gabriella Bosco
Tuttolibri – La Stampa


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