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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Anna Mahjar Barducci, Pakistan Express 26/09/2011

Pakistan Express                           Anna Mahjar Barducci
Lindau                                                 Euro 13,50

Appena raggiunta dalla notizia dell’uccisione di Osama Bin Laden, Anna Mahjar Barducci ha fatto un salto sulla sedia. Il fatto, come è noto, è avvenuto ad Abbottabad, località pakistana fino a quel momento sconosciuta ai più, ma non alla giornalista-scrittrice, che da ragazzina si era trovata ad abitare per alcuni anni proprio in quella città, in una casa distante meno di un chilometro dall’ultima dimora del capo di Al Qaeda.
Proprio da questo episodio prende le mosse il saggio leggero e pungente “Pakistan Express – Vivere e cucinare all’ombra dei talebani” (Edizioni Lindau, 170 pagine, 13,50 euro) fitto di ricostruzioni storiche, analisi politiche, testimonianze e aneddoti, considerazioni culturali e religiose, ma soprattutto denso di profumi e sapori che sembrano quasi raggiungere le narici e il palato del lettore, di capitolo in capitolo, di ricetta in ricetta.
Il libro infatti è (anche) un simpatico ricettario della cucina tradizionale pakistana, dalle pietanze ordinarie alle più elaborate e speciali. Un piacevole espediente politico-culinario che consente all’autrice italo-marocchina di adottare un tono leggiadro e divertito, mentre guida il lettore ai piaceri del palato provenienti da una terra lontana.
Sbaglierebbe però chi pensasse che questo racconto sia solo un divertente excursus in un paese esotico. Il saggio è soprattutto una denuncia accorata e dolente della minaccia che i talebani rappresentano per le prospettive della libertà individuale e della convivenza in Pakistan, terra di frontiera come poche altre, confine storico e ideale fra medioevo e modernità, fra fondamentalismo e democrazia.
Pagine importanti sono dedicate alla storia di quel tormentato paese, dall’indipendenza nel 1948 al lungo confronto con l’India, potente vicino e storico rivale. Anna racconta di un Pakistan aperto, moderno, laico, teso nel tentativo di scrollarsi di dosso le incrostazioni del nazionalismo e del fondamentalismo islamico, per aprirsi alla pace e allo sviluppo; un Pakistan in cui nascono gruppi rock, poeti underground, drag queen televisive; dove i giovani benestanti di Islamabad organizzano party molto disinvolti a base di sesso e superalcolici. Ma descrive anche un paese dove tutti i fermenti di vita libera rischiano di morire soffocati dai colpi di Stato militari e dalle continue, spaventose stragi provocate dal fanatismo talebano. Così, tutti i tentativi di dialogo, di tolleranza, di apertura vengono inesorabilmente frustrati dalla scansione tremenda degli attentati, che stroncano la vita di tanti validi fautori della democrazia, a partire da Benazir Bhutto.
Un’attenzione particolare, in “Pakistan Express”, è dedicata alle donne, protagoniste spesso involontarie di una contesa di potere che rischia di vederle soccombere: sottomesse, coperte, occultate e sospinte ai margini della società da parte di uomini violenti e primitivi, incolti e ottusi. Di queste donne, spesso timide ma intimamente consapevoli, sono però narrate anche le piccole ribellioni quotidiane, il desiderio di emergere, la ferma determinazione, la voglia di libertà.
Le donne sono alla ribalta anche in cucina, naturalmente, nonché in qualche aneddoto malizioso che aiuta ad alleggerire la lettura. Anna racconta di una giovane e sensuale prostituta cinese, “minuta e con le labbra sottili tinte di un rosso acceso” che la invita a fare shopping in compagnia di un’amica turca. Prima però passano a casa di un ricco diplomatico arabo che, alla vista delle tre, chiama al telefono un conoscente dicendogli: “Vieni subito, che ho un’insalata mista!” costringendo l’ingenua autrice a una rapida fuga. Un episodio leggiadro ma a suo modo significativo, in un paese che tuttora considera reato il sesso al di fuori del matrimonio. Uno dei tanti paradossi, piccoli e grandi, del puzzle pakistano.
“Pakistan Express” è al contempo un libro doloroso, piacevole e profumato, ricco di ricordi e di emozioni, scritto da una penna leggera, sensibile, squisitamente femminile.

Alessandro Litta Modignani
Notizie radicali


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