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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Deborah Fait
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Era il 9 ottobre 1982. Il ricordo e la vergogna 11/10/2020
Era il 9 ottobre 1982. Il ricordo e la vergogna
Commento di Deborah Fait

A destra: la targa che ricorda la vittima dell'attentato davanti al Tempio maggiore di Roma

Per ricordare l'attentato alla sinagoga di Roma, Informazione Corretta pubblica la cronaca dei fatti scritta da Massimiliano Coccia che descrive fedelmente quanto accaduto il 9 ottobre 1982.   

"Bombe contro i bambini ebrei" titolava la Stampa dell'epoca ma, se si conosce il movente, cioè l'odio arabo contro gli ebrei, ancora oggi, dopo 38 anni,  vi sono elementi poco chiari sui mandanti. Ditemi che importa sapere chi siano i mandanti, dal momento che li conosciamo tutti, e che importa sapere il nome degli assassini dal momento che l'Italia li ha fatti scappare?  In quegli anni l'Italia e l'Europa erano invase da una quantità di organizzazioni terroristiche legate fra loro da un unico desiderio: ammazzare e in particolare ammazzare ebrei. C'era il Fronte Popolare per la Palestina, i fedayin di Arafat, i libici, Abu Nidal, le brigate Al Quds, i terroristi dell'OLP, Settembre Nero e molte altre, praticamente una ragnatela grande come l'Europa in cui erano libere di scorrazzare perché gli europei, e soprattutto gli italiani, ne erano affascinati. In Italia avevano mano libera grazie al Lodo Moro, il patto scellerato e segreto, stipulato anni prima, che segnava la non belligeranza tra Moro e il suo governo e il terrorismo palestinese in tutte le sue forme.

Praticamente Arafat poteva sguinzagliare i suoi terroristi dove voleva a condizione che non ammazzasse italiani cosa che lui fece tranquillamente senza preoccuparsi delle promesse.  I capi delle varie organizzazioni vivevano in Italia indisturbati e riveriti. Gli italiani, al solo nominare Arafat, si inginocchiavano come davanti a una divinità, ne erano completamente soggiogati e il loro odio per Israele e, di conseguenza, per gli ebrei, aumentava in modo spaventoso, grazie anche ai media che soffiavano sul fuoco. Ancora oggi, sebbene vi siano sospetti più che evidenti sul coinvolgimento del terrorismo palestinese nella strage di Bologna e di Ustica, tutto viene insabbiato ogni volta che qualcuno ne parla. Dal 1973 gli attentati contro sedi, ristoranti, comunità ebraiche si sono susseguiti, aerei dirottati, sparatorie contro chi si recava nelle sinagoghe e, assurdo ma vero,  da parte del popolo italiano non si contavano le dimostrazioni di odio contro Israele. Gli arabi ammazzavano ma era Israele che doveva essere odiato e condannato. Arafat veniva portato in trionfo ad Assisi, accolto dai frati con emozione.  Era un eroe. Uno sporco assassino, un corrotto, un terrorista, una feccia umana, era considerato un eroe, paragonato da Bettino Craxi a Mazzini o a Garibaldi.  Pochi giorni prima dell'attentato alla sinagoga di Roma dove fu ucciso Stefano Tachè, di due anni, e 37 ebrei rimasero feriti gravemente, Yasser Arafat era arrivato a Roma, accolto con tutti gli onori riservati a un capo di stato, abbracciato da Craxi, suo ottimo amico e dal suo grandissimo ammiratore Sandro Pertini. Fu ricevuto in Vaticano da Giovanni Paolo II, baci e abbracci. Si, era entrato in Vaticano con la pistola, non importava, lui era Arafat, l'amato, il riverito, poteva fare quello che voleva. Credo se la sia tolta almeno al cospetto del Papa ma non ne sono certa. L'unico a rifiutare di accogliere il terrorista fu Giovanni Spadolini.

In nome di Stefano Gaj Tachè. Difendiamo i bambini dall'odio

La grande simpatia di Sandro Pertini per Arafat fa parte della storia più becera dell'Italia di allora e i palestinesi e sono note le parole pronunciate dal presidente italiano durante il messaggio di auguri di Capodanno. Parole ignobili che io ho ascoltato con una rabbia tale che avrei pianto. Il 9 ottobre, ultimo giorno di Sukkot, gli ebrei escono dalla sinagoga, i bambini nel cortile saltellano felici, era la loro festa, era Sheminì Azeret, quando arriva una granata seguita da sventagliate di mitra, tutti cadono a terra, un bambino piccolissimo non si alzerà più, si chiamava Stefano. I 10 terroristi scappano. Alcune ore dopo l'attentato gli studenti ebrei romani distribuirono un volantino con una sola parola "GRAZIE".  Quella sola parola che era un atto d'accusa contro i media, il governo italiano, contro Andreotti, Craxi, Pertini. Pochi giorni prima, durante la visita di Arafat, Luciano Lama e i sindacati sventolando le loro rosse bandiere avevano deposto una bara davanti al Tempio Maggiore di Roma. Ai funerali del piccolo Stefano fu rifiutata la partecipazione di Sandro Pertini che, pare, ma furono smentite dal politicamente corretto, avesse pronunciato parole sprezzanti per la rabbia del rifiuto. Francesco Cossiga per anni, fino alla sua morte, ripeteva sempre la stessa frase agli ebrei italiani " Vi abbiamo svenduti". Oggi Stefano avrebbe 40 anni ma credo che tutti noi ce lo immaginiamo sempre come il piccolo bambino che, ridendo, felice e ignaro della cattiveria umana, correva verso la morte infertagli da chi conosceva solo odio.

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Deborah Fait 
"Gerusalemme, capitale di Israele, unica e indivisibile"


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