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Deborah Fait
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In ginocchio, uomo bianco 06/06/2020
In ginocchio, uomo bianco
Commento di Deborah Fait

Credevo di aver visto il massimo del ridicolo quando Myrta Merlino si è piamente inginocchiata in studio, mentre sullo schermo usciva la scritta bianca su fondo nero #BLACKSLIVESMATTER, come se fosse apparso Gesù in persona e non la sigla di un'organizzazione violenta e criminale.


Poi gli inginocchiamenti si sono susseguiti in tutto l'occidente, squadre di calcio in ginocchio, poliziotti in ginocchio, centinaia di persone in ginocchio nelle piazze americane. Uno potrebbe pensare che lo facciano per scusarsi per aver messo l'America a ferro e fuoco o per aver offeso la memoria di George Floyd urlando in coro le sue ultime terribili parole "I can't breathe" come fossero uno slogan pubblicitario. L'assassinio di Floyd, soffocato dal ginocchio di un poliziotto maledetto circondato da altri tre simili a lui che guardavano senza tentare di aiutare la vittima, è stato spaventoso e disumano. A me non interessa cosa facesse o chi fosse Floyd nella vita ma assistere alla sua inutile e ingiusta morte è stata una cosa devastante. Non dimenticherò mai la faccia sorridente e soddisfatta del poliziotto che si guardava intorno come per chiedere applausi mentre per 9 minuti gli premeva il ginocchio sul collo. Mi ha dato il voltastomaco esattamente come quelle centinaia di migliaia di persone che hanno distrutto gli USA con la loro violenza, con i loro stramaledetti slogan. Chiedere giustizia per il povero George Floyd non significa fare i delinquenti, devastare sinagoghe, chiese, rubare nei negozi, spaccare vetrine. Ma vediamo chi sono questi fanatici che corrono su e giù per l'America distruggendo e urlando contro il presidente Trump. Sono gli Antifa, sono i BLM, sono l'estrema sinistra americana, sono gli equivalenti dei Black Block europei, cioè,  tanto per semplificare, sono dei delinquenti che amano la violenza e che in questi giorni stanno usando cinicamente il povero Floyd, di cui non gliene frega niente, per andare contro Trump mettendo in pericolo le sue elezioni.  L'America, che io amo molto,  è razzista da sempre, inutile negarlo, e nessun presidente americano, tanto meno il "santosubito", guerrafondaio Baraq Obama, è stato in grado di cambiare la situazione di bianchi contro neri, neri contro neri, neri contro bianchi e poi tutti quanti uniti contro ebrei. L'unica cosa che ha fatto è stato mettere a ferro e fuoco il Medio Oriente con le sue "primavere arabe". Il numero dei neri ammazzati da altri afroamericani è enorme ma nessuno ha mai protestato. Il numero di bianchi ammazzati da afroamericani è alto ma non ha mai suscitato rivoluzioni nazionali. Per non parlare degli ebrei che sono sempre il capro espiatorio di ogni razzista,  bianco o nero non ha importanza. Nessuno si è mai messo in ginocchio per le stragi di ebrei nelle sinagoghe o per le strade d'America. Titoli sui giornali, se va bene, poi silenzio. Nessuno mai si è messo in ginocchio quando bande di afroamericani o di ispanici si scannavano a vicenda.   Sarebbe stato lo stesso anche per il povero George Floyd ma questa volta, oltre alla teatralità mai vista, se non nei film polizieschi, del gesto criminale del poliziotto (quel ginocchio sul collo per 9 lunghi minuti, è stato terrificante)  lo scopo era un altro, si doveva prendere la palla al balzo per distruggere definitivamente la figura di Trump a pochi mesi dalle elezioni. I DEM hanno sguinzagliato tutte le organizzazioni di sinistra e estrema sinistra per devastare l'America e l'odiato the Donald. Nel primo caso ci sono quasi riusciti, nel secondo spero di no. Trump è forte, ha spalle larghe e, soprattutto, se ne frega dell'odio che gli soffiano contro quasi fosse per lui forza vitale.

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Deborah Fait 
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