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Deborah Fait
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La settimana del dolore e la festa dell'Indipendenza 25/04/2020
La settimana del dolore e la festa dell'Indipendenza
Commento di Deborah Fait

A destra: Yom HaZikaron, giorno del ricordo - Yom HaAzmaut, giorno dell'Indipendenza

Tante finestre e balconi in Israele hanno già le bandiere che sventolano, le auto hanno anche le loro bandierine speciali da attaccare alle portiere. Yom HaShoah è passato, Le sirene hanno suonato per due lunghi minuti nel silenzio totale di una nazione che ricordava i propri morti laggiù in Europa. Ma non è finita quella che io chiamo "la settimana del dolore", quella che va da Yom HaShoah a Yom hazikaron, il giorno del ricordo dei nostri soldati morti in guerra e dei civili vittime del terrorismo arabo-palestinese. 23.816, 42 soldati e civili in più rispetto all'anno scorso. Altre sirene, altri brividi, altre lacrime. La prima sirena suonerà per un minuto lunedì sera, al tramonto, e poi , per la seconda volta martedì mattina, altri 2 minuti. Yom haZikaron, il nostro Memorial Day, è una delle feste non religiose che vede la partecipazione totale della popolazione. Tutti, nessuno escluso, vogliono esprimere onore, dolore, amore e rispetto ai nostri caduti, le tombe sono visitate ogni anno da migliaia di persone, chi porta un fiore, chi un sasso, chi una bandierina, chi lascia un bigliettino, pensieri semplici per chi ha dato la propria vita per tutti noi. Quest'anno, in tempi di COVID19, i cimiteri militari saranno meno affollati, il Ministero della Difesa ha pregato le famiglie di visitare i propri cari prima del giorno fatidico per evitare la ressa e il pericolo di una nuova ondata di contagi. "Sono richieste dolorose, la più dolorosa di tutte è proprio chiedere di non andare nei cimiteri,  ma sono necessarie in questo momento" ha detto Naftali Bennet, ancora ministro della Difesa. La "settimana del dolore" ha inizio con il ricordo dei milioni di ebrei inermi uccisi in quanto popolo ebraico e finisce con il ricordo di altri ebrei morti,  questa volta con il fucile in pugno, per difendere quel popolo, sempre lo stesso, perseguitato ovunque egli sia. Osnat, la sorella di Uri, ucciso a 20 anni, è sicura di esprimere i sentimenti di ogni israeliano cui hanno ammazzato un familiare, nell'affermare che "Sarà dura dover obbedire alle regole, è come voler cambiare le tradizioni a un intero popolo, ma ogni israeliano ricorda i nostri caduti o le nostre vittime del terrorismo, ogni giorno dell'anno, sempre, senza bisogno di una data precisa." Ha ragione Osnat, ognuno di noi ha il cuore in quei cimiteri, le date servono per dare un'importanza istituzionale ai momenti tristi o felici della storia di ogni popolo ma il dolore, quello non ha bisogno di giornate specifiche. Quest'anno, questo 2020, tutto sarà "la prima volta", per noi in Israele come per ogni popolo del pianeta. Per la prima volta in 72 anni,  Israele dovrà rinunciare ai festeggiamenti di Yom HaAzmauth, la Festa dell'Indipendenza. Il Governo sigillerà il paese, niente picnic, niente balli sulla spiaggia o nelle piazze cittadine, niente di niente, il coronavirus ha stravolto tutto. La tradizionale parata aerea che fa stare migliaia di persone col naso in su e con gli occhi al cielo per vedere le figure acrobatiche e le strisce bianche e azzurre che alla fine formano la Stella di Davide, è stata annullata e al suo posto vi saranno alcuni aerei acrobatici che voleranno soltanto sopra gli ospedali per onorare i malati e sopra i cimiteri. Si, quest'anno tutto sarà diverso,  tutto accadrà "per la prima volta",  dobbiamo rinunciare con tristezza a molte cose importanti ma, pur senza cerimonie, pur senza festeggiamenti, una cosa non cambierà mai: l'unione di tutti gli israeliani, il sentirsi coesi, uniti, "un popolo libero nella nostra Terra, la terra di Sion e Gerusalemme". Auguro a Israele una felice Festa dell'Indipendenza, ognuno di noi  in solitudine, con la propria bandierina e dopo aver asciugato l'ultima lacrima per i nostri caduti.   

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Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"

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