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Deborah Fait
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La Marcia dei Vivi e Yom haShoah 19/04/2020
La Marcia dei Vivi e Yom haShoah
Commento di Deborah Fait

A destra: la Marcia dei Vivi

Dopo 32 anni è stata cancellata la Marcia dei Vivi a causa del coronavirus. Ogni anno la Marcia porta ad Auschwitz-Birkenau, in Polonia, circa 300.000 persone, per la maggior parte giovani, che, per tre chilometri, attraversano il campo della morte nazista sventolando le bandiere di Israele. Nessuna Marcia quest'anno, fino a nuovo ordine, il COVID-19 sembra essersi alleato con i neo-nazisti ai quali ha sempre dato molto fastidio quella grande partecipazione di giovani e meno giovani che attraversavano i cancelli del luogo più infernale del mondo, sotto la scritta "Arbeit macht frei", per entrare in un tunnel spaventoso dove, nonostante gli anni trascorsi, la parola Morte è l'unica che echeggia nel cervello delle persone. Giorni fa mi è capitato di risentire- Auschwitz-, la canzone dei Nomadi che mi faceva piangere quando ero ragazzina "Son morto che ero bambino, son morto con altri cento, passato per il camino…ed ora sono nel vento…" . Oggi, 40 anni dopo, la commozione è la stessa, poche parole, una semplice canzone che però racchiude tutta la tragedia vissuta da un'umanità portata al macello a causa dei nomi che aveva, per il Dio che pregava (anche se non lo pregava, anche se alcuni nemmeno sapevano di essere ebrei), per quel cervello che impediva al popolo di cedere alle persecuzioni, alle torture, alle conversioni forzate, alle sinagoghe piene di fedeli date alle fiamme. Lunedì sera, al tramonto, Israele sprofonderà nel silenzio e avrà inizio Il Giorno della Memoria, Yom Ha Shoah. Martedì, 21 aprile, suoneranno le sirene in tutto il paese e Israele chinerà la testa nel ricordo dei suoi 6 milioni di morti.

Yom Hashoah
Yom haShoah: ricorda

Quest'anno pochi saranno per la strada, tutti noi, chiusi nelle nostre case a causa del virus maledetto, potremo piangere in solitudine, davanti alle nostre finestre rivolti verso il più grande cimitero del mondo, lassù, in Polonia, il cimitero dove milioni di donne, bambini, vecchi e giovani, sono stati torturati prima di essere gasati e bruciati nei crematori. A Gerusalemme sei sopravvissuti, uno per ogni milione, bruceranno sei bracieri. I sopravvissuti, ogni anno più vecchi, ogni anno più stanchi e disperati al pensiero dell'inferno vissuto tanti anni fa, staranno immobili con il volto illuminato dalle fiamme dei bracieri. Per essere ancora vivi oggi significa che quasi 80 anni fa erano bambini e racconteranno la loro storia ricordando i genitori ammazzati davanti ai loro occhi terrorizzati, ricorderanno le marce forzate, il freddo, la fame, la mamma che cercava di nasconderli quando c'erano le selezioni, chi doveva morire e chi poteva ancora vivere e soffrire. I vecchi piangono per il rimorso di essere sopravvissuti e forse perché vedono che il mondo non è cambiato, che dopo Auschwitz l'odio resiste, non è stato bruciato insieme ai corpi delle vittime. Eppure siamo qui, siamo Israele, il popolo che in 5000 anni di storia e tanto odio, nessuno è riuscito a distruggere e a piegare, nessuno! Tanti anni fa, nel 2006, scrivevo:" Siamo qui , Mondo, siamo gli ebrei , siamo i sopravvissuti, siamo quelli che, attraversata l'Europa che aveva tentato di inghiottirci, sono saliti su barche di ferro arrugginito e siamo venuti a ricostruire il nostro Paese e, anche tra le onde e col pericolo di annegare, dovevamo nasconderci perche' c'era qualcuno che ci correva dietro per impedirci di ricominciare a vivere. Siamo noi, i sopravvissuti, che ci siamo gettati fra le onde, di notte, per arrivare a nuoto in Erez senza farci vedere da chi ci dava la caccia in mare e poi in silenzio siamo saliti lungo la costa per non farci scoprire da chi ci dava la caccia sulla terra. Siamo gli ebrei, Mondo, i sopravvissuti e abbiamo ricostruito il nostro Paese. Lo abbiamo trovato coperto di sabbia e lo abbiamo trasformato e ricoperto di fiori, noi, i sopravvissuti". Noi , figli e nipoti di chi fu bruciato, noi gli ebrei di Israele, orgogliosi che, a testa alta, vi guardano dritti negli occhi mentre voi abbassate i vostri. Ariel Sharon disse: " "Ricordate le vittime, ricordate gli assassini ma ricordate anche che il mondo è rimasto in silenzio".

Immagine correlata
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"

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