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Deborah Fait
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Tre giorni della rabbia palestinese contro il piano di pace di Trump 26/06/2019

Tre giorni della rabbia palestinese contro il piano di pace di Trump
Commento di Deborah Fait

a destra i leader di Gaza,

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aggiungiamo Abu Mazen

Si chiama "Pace e prosperità" la prima parte, quella economica, del piano di pace di Donald Trump per i palestinesi. Un enorme progetto che vede 50 miliardi di dollari da investire tra un futuro stato palestinese, la Giordania, il Libano e l'Egitto. Un'opportunità incredibile per i palestinesi, fiumi di soldi per rendere Gaza e la sua spiaggia una specie di città-vacanze, moderna e piena di vita come Tel Aviv, la Costa Azzurra, le spiagge della Sardegna. Fiumi di soldi per costruire ospedali, scuole, università, per rendere bella e serena l'esistenza dei palestinesi, per far vivere loro una vita piena di opportunità, di possibili scelte, di agiatezza. Case nuove, reti fognarie e condutture di acque reflue per ripulire Gaza e la parte dei territori cosiddetti palestinesi che faranno parte del nuovo stato, dalle immondizie e dall'inquinamento. Israele e gli USA sono pronti. I palestinesi no. 
Non solo rifiutano tutto ma hanno organizzato tre giorni di sciopero, "I giorni della vendetta", e di manifestazioni violente per ribadire il loro rifiuto.
Abbas dice che la soluzione deve essere politica, non riesce a capire che questo è solo il primo passo per dare ai palestinesi una vita decente. Niente da fare, a lui, come ai capi di Gaza, Ismail Haniyeh, Khaled Meshaal e l'ultimo, Yahya Sinwar, reduce da 20 anni nelle galere israeliane, condannato a 4 ergastoli per terrorismo, non interessa niente della loro gente che vive in situazioni tremende, nella sporcizia e nella violenza. Lo stanno dimostrando da quasi un secolo ormai boicottando tutto e rifiutando ogni tentativo di pace e benessere. 
Ragionando con la testa di Mahmoud Abbas è tutto molto chiaro: il benessere, il lavoro e il potersi confrontare con i giovani israeliani e del resto del mondo diminuirebbe il numero dei terroristi, renderebbe più difficile fare il lavaggio del cervello agli adolescenti, diminuirebbe la pioggia di soldi senza…ricevuta… che i donatori fanno cadere nelle tasche dei capi e nei loro conti nelle banche svizzere o londinesi. Il piano politico di Abbas è presto detto: cancellare Israele con un'invasione di arabo-palestinesi residenti nei campi profughi creati 70 anni fa dai paesi della Lega Araba, fare di Gerusalemme la capitale della Palestina e mandare gli ebrei a nuotare nel Mediterraneo.
Lo diceva Arafat, lo ripetono da anni tutti i capi del terrorismo palestinese. 
Abbas continua a ribadire che lui non accetterà nessun piano di pace proposto da Trump. "Nessun piano di pace proposto dalla America sarà accettato da noi. Vogliamo l'Europa, la Cina, la Russia e l'ONU." La cosa che rifiuta più di qualunque altra è una normalizzazione con Israele, l'odiata nazione che lui vorrebbe distruggere prima di rendere l'anima al demonio. 
I tre giorni della "vendetta" contro il summit del Bahrain porteranno altra violenza, ettari di territori israeliani del sud sono carbonizzati a causa degli aquiloni incediari, non sappiamo cosa hanno in mente per protestare contro un piano che potrebbe cambiare radicalmente in meglio le loro miserabili vite.
Boicottaggi e rifiuti, l'elenco è lungo: 
Il piano Rogers rifiutato nel 1969-71. Camp David nel 1978, con Jimmy Carter. 1981, Piano Fahd, principe saudita. 1982, Piano Reagan. 1991, Summit di Madrid. 1993/1995 Oslo. 2000, altro summit a Camp David con relativa fuga di Arafat per non essere costretto ad accettare le proposte di Ehud Barak di dargli praticamente tutto. 2002/2003 Iniziativa di pace araba e Road Map, tutto inutile. 2007 summit di Annapolis. 2013/2014 colloqui di pace di Washington finiti nel nulla. 
Da allora Abbas rifiuta ogni incontro con i dirigenti israeliani. Per la dirigenza palestinese e presumo anche per la popolazione che non si ribella, è meglio vivere da parassiti, essere mantenuti, fare terrorismo e non avere nessuna responsabilità.
Uno stato va governato dunque meglio continuare a fare le vittime e ricevere soldi e solidarietà da tutti gli idioti del mondo. 
Trump fa l'ennesimo tentativo ed è giusto così, Jared Kushner ha avvisato: " se non lo volete nessuno ci obbliga ad aiutarvi", praticamente ha fatto loro capire che, dopo questo tentativo, saranno mandati definitivamente a quel paese…che non sarà la Palestina! 
Israele aspetta e spera, pronto ad aiutare i propri nemici mortali. Loro, i palestinesi, i diretti interessati, quelli che avrebbero tutto da guadagnare e nulla da perdere, sanno soltanto urlare "Allahu Akhbar… morte agli USA e a Israele…Non tradiremo i nostri martiri". 
Ogni altro commento è superfluo.


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