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Deborah Fait
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Facebook ha passato il segno: urgente intervenire 28/04/2019

Facebook ha passato il segno: urgente intervenire
Commento di Deborah Fait

Il 24 aprile ho scritto e pubblicato su IC un commento sui massacri avvenuti a Sri Lanka ad opera di terroristi dell'Isis. Il titolo era "E' nato un nuovo termine politico: Terrorismo religioso", titolo usato per ripetere ironicamente le parole che i media usavano ad ogni TG pur di non pronunciare il termine -islamico-.http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=70&id=74408  
Pertanto non erano parole inventate da me ma dai nostri fantasiosi giornalisti o da chi, dall'alto, li manovra. Ho in seguito pubblicato l'articolo sul mio profilo Facebook e indovinate cosa è accaduto? Sono stata bloccata per 29 giorni e 23 ore. 

Nel messaggio in cui mi informavano che le mie parole non corrispondevano ai loro standard, hanno aggiunto questo: " Il blocco sarà attivo per 29 giorni e 23 ore. Se ritieni che il contenuto rispetti i nostri Standard della community, faccelo sapere." 
Naturalmente ho seguito il loro consiglio e ho spiegato la cosa insistendo che il termine -terrorismo religioso- era stato coniato dai media e ripetuto impunemente per giorni, ho spedito il tutto cliccando su invia e immediatamente mi è apparsa la risposta automatica: "NON POSSIAMO ELABORARE IL TUO MESSAGGIO, riprova più tardi". 
Immagine correlata


Quindi Facebook , su segnalazione di qualche spia, non trovo altro termine più chiaro ed esauriente per definire chi segnala per essere censurato soltanto chi è apertamente pro Israele, non solo blocca arbitrariamente una persona ma la prende anche in giro, impedendole di dare una spiegazione o di richiederla, dopo averla falsamente invitata a farlo. 

Nel momento in cui ti dicono che non possono elaborare quello che scrivi quindi non possono accettare il tuo messaggio, cos'altro resta da fare? Niente se non incazzarsi. Tutto questo ha un nome molto brutto, ma brutto proprio, un termine che si chiama totalitarismo, si chiama voler oscurare arbitrariamente le idee altrui e impedire ogni forma di legittima difesa. Condannati senza processo, dunque, come nelle peggiori dittature. Questo è inacettabile anche perché la mannaia della censura si abbatte in questo modo dittatoriale solo in Italia. 
Un amico mi ha scritto: "Bisognerebbe scoprire chi muove i fili dei burattini su Facebook Italia. Facebook Israele, in ebraico, in 10 anni non mi ha mai fatto nessuna rimostranza. Facebook in italiano negli ultimi 2 anni mi ha bloccato per 6 mesi. 
Adesso continuo a stare attentissimo a quello che scrivo. Alcune parole non le uso, perche' aumentano il rischio del blocco. Per esempio la parola che viene usata per indicare una determinata "religione" cerco di non indicarla con il proprio nome. La chiamo con due parole che mi sono inventato
."

Immagine correlata
Milano, la sede di FB Italia

Dunque, siamo arrivati a questo in Italia, dobbiamo inventarci le parole, creare una lingua in codice che ci permetta di scrivere senza finire sotto la ghigliottina della censura. Proverò a chiamare terrorismo islamico con parole diverse, tipo pane e marmellata, che ne so. La cosa è talmente assurda e grave da farci sentire come dei perseguitati politici, ci mandano in esilio finchè lo decidono loro, ci bloccano finchè, per sfinimento, sperano che qualcuno lasci FB nelle mani dei propal.
Sappiano però che non sarò io a farlo! C'è chi è particolarmente nel mirino degli spioni e io lo sono senz'altro, mi controllano e pesano ogni mia parola ma altri amici pro-Israele subiscono spesso la stessa sorte. Quasi tutti quelli che si occupano di politica, soprattutto israeliana, hanno due profili e se bloccano anche il secondo allora è finita. Una situazione scabrosa, ed è la prima volta nella vita che ho a che fare con una sorta di dittatura, la cosa non mi piace, anzi mi schifa. Per tutta la vita ho voluto essere libera e non posso permettere che sia un Facebook qualsiasi a limitare le mie idee. Con me non vinceranno mai.
E adesso una domanda: chi può intervenire?

Immagine correlata
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"


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