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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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Per Vargas Llosa Gaza è ancora "occupata" 17-10-05
Con il ritiro da Gaza Sharon ha fatto la cosa giusta, l’unica da fare. Ma non aveva torto chi prevedeva che la tradizionale paranoia dell’estremismo islamico ne avrebbe tratto alimento. La sconfitta della seconda Intifada è stata tramutata in vittoria e la menzogna raccontata a se stessi che gli israeliani sono stati costretti a ritirarsi da Gaza ha alimentato l’illusione che ora sia a portata di mano la seconda “cacciata” degli israeliani: quella dalla West Bank. Da questa paranoia derivano i nuovi attentati e la folle corsa a un nuovo terrorismo, mentre Gaza è fuori controllo e Abu Mazen è in balìa della propria impotenza. Frattanto, l’Europa non trova di meglio che raddoppiare, triplicare, quadruplicare il fiume di denaro che scorre verso l’Autorità Palestinese, senza chiedere né contropartite né garanzie, senza occuparsi minimamente di sapere se tale denaro verrà usato per acquistare altre armi, per fabbricare missili Kassam, sovvenzionare le famiglie degli “shahid” o pubblicare altri libri scolastici che fomentino l’odio anti-israeliano e anti-ebraico.

E come reagisce la nostra stampa a questa situazione? Si fatica a trovare la notizia dei tre israeliani uccisi dalle Brigate Al Aqsa, nel tripudio delle primarie dell’Unione. Si distingue La Repubblica che confina la notizia in un riquadro all’interno di uno spregevole articolo dello scrittore peruviano Mario Vargas Llosa.

Il reportage di Vargas Llosa è una visita guidata dal suo amico Ilan Pappé, noto israeliano anti-israeliano, sostenitore della necessità di boicottare il suo paese. Insomma, una figura al di sopra delle parti… Leggetelo quest’articolo per sapere che cosa sia la contraffazione della realtà, la demagogia, lo sprezzo dell’evidenza, la manifestazione dell’idea che il lettore è un gonzo da menare in giro con il guinzaglio della retorica più spudorata. Tutte le colpe della miseria e della disperazione palestinese sono degli israeliani – solo di passaggio si menziona che i dirigenti dell’ANP sono odiati quasi più degli israeliani, ma non se ne trae la minima conclusione. Israele ha affamato i palestinesi impedendo loro di entrare in Israele per lavorare “adducendo” ragioni di sicurezza: si badi bene, non “per” ragioni di sicurezza, ma “adducendole”… Cifre da brividi concernenti la povertà, le malattie, la mortalità infantile, dice Vargas Llosa, che però si guarda bene dal parlare del fiume di denaro entrato nelle casse della dirigenza palestinese, e scarica invece tutte le responsabilità su Israele.

E poi, a leggere questo “reportage” sembra che Gaza sia ancora occupata. Si parla dei campi profughi come “campi di concentramento” (siamo alle solite!) “dove tutte le porte sono sorvegliate da guardiani severi che, con un pretesto qualsiasi, si abbandonano alla violenza”. Vargas Llosa si guarda bene dal dire che questi “campi di concentramento” potevano essere chiusi quando si volesse, e che soprattutto oggi dovrebbero essere chiusi sull’istante da una ANP che volesse dimostrare di star costruendo un paese nuovo e non di gestire un verminaio di odio per alimentare una guerra infinita. No, l’ineffabile “scrittore” dice che le porte dei “campi” sono sorvegliate da “guardiani severi” che “con un pretesto qualsiasi, si abbandonano alla violenza”. Ma chi saranno costoro? In verità, non possono che essere guardiani palestinesi, scherani dell’ANP o di Hamas. Ma lui si guarda bene dal dirci chi siano questi signori. E allora cosa fa? Salta al paragrafo successivo e, con sottile perfidia, continua dicendo che entrare in Israele per un palestinese è quasi impossibile e che Gaza è stata “quadrettata di sbarramenti militari e inferriate” afinché “ognuno rimanesse confinato nel suo pezzettino, come gli animali nelle loro gabbie allo zoo”. Così il lettore dabbene, ingenuo o distratto sarà portato a credere che i guardiani severi sono israeliani.

Gli israeliani si sono ritirati da Gaza ma il cuore dell’intellettualità terzomondista dell’Occidente non batte per la prospettiva della costruzione di un primo nucleo di uno stato palestinese accanto a Israele, bensì batte per la continua mobilitazione contro lo “stato occupante”, per lanciare bidonate di benzina incendiata, tifa per la lotta di liberazione, vorrebbe disseppellire le vestigia dei villaggi palestinesi sotto le “floride città israeliane” che li hanno distrutti con la “pulizia etnica”. Insomma il loro cuore batte per un Israele buttato a mare.

Bravo Sharon. Ritirandosi da Gaza a messo a nudo le vere intenzioni di questa gente. Noi confidiamo che i “gonzi” da portare al guinzaglio delle loro arti retoriche siano molto di meno di quanto essi sperano.



Giorgio Israel

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