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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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Dio li fa e poi li accopia 18-06-05
In un pezzo ineffabile su L’Unità di venerdì 17 giugno 2005, Marco Travaglio se la prende con Antonio Socci e Giuliano Ferrara, trattati come il fondo maleolente di una pattumiera. Pensate, Socci e Ferrara sarebbero addirittura peggio di Berlusconi... il che, detto da Travaglio, è tutto dire. Ma la chicca insuperabile sta nel fatto che Travaglio prende le difese, di chi?... di Messori, cui Socci ha rimproverato duramente di non essersi schierato per l’astensione al referendum della procreazione assistita e di aver invece scritto un libello per riattizzare ad arte il celebre “caso Mortara” e gettare zizzania fra cattolici ed ebrei. Messori, proclama pomposamente Travaglio, “essendo cattolico davvero, preferisce occuparsi della resurrezione di Gesù che di quella del cardinal Ruini”.

Che Travaglio sia il solo titolato in Italia ad attribuire patenti, lo sapevamo già. Perciò, se lo dice lui che Socci non è cattolico vero mentre Messori lo è, bisogna credergli. Davvero esilarante è però il modo in cui prosegue Travaglio: “Il che fra l’altro spiega perché i libri di Messori vendano milioni di cope e quelli di Socci decisamente meno”... Qui si vede che Travaglio è un vero credente, perché sa anche riconoscere chi è beneficato dai miracoli.

Questo nuovo amore Travaglio-Messori è una faccenda deliziosa ma, a guardar bene, non è affatto stupefacente. Difatti, che cosa ha dichiarato Messori al Corriere della Sera, presentando in un’intervista il suo libretto? Che l’Alliance Israélite Universelle era “la prima organizzazione ebraica di autodifesa in prospettiva mondiale”. Sì, proprio quell’associazione che ha promosso una visione di universalismo democratico e di acculturazione in campo ebraico, era soltanto un gruppo di killer abilmente mascherato che preparava “incursioni” che – testuale! – erano “quasi una prefigurazione degli omicidi mirati dell’esercito israeliano”.

Perciò, tutto torna. Chi sono i cattolici “veri”, per Travaglio e per L’Unità? Quelli che detestano Israele, non quelli che lo difendono, come Socci. (Di quel neo-teo-con sharoniano di Ferrara, non parliamo neppure).

A quanto pare, Messori, dopo aver lanciato la bomba incendiaria della sua intervista al Corriere, non pare aver trovato altri amici che Travaglio e L’Unità. Il Corriere, dopo giorni di silenzio, è ritornato sul caso con un’intervista a un discendente dei Mortara, titolando speranzoso in occhiello: “Il memoriale pubblicato dal Corriere riaccende la disputa”. Ma perché ci tengono tanto a pompare Messori? Non si sono accorti che ormai il vero caso non è il “caso Mortara”, bensì il “caso Messori”, ovvero quello di un personaggio che non sopporta che ebrei e cattolici si parlino e che cerca di riattizzare divisioni e ostilità in tutti modi? E comunque, se ci tengono tanto, stiano tranquilli: ci pensano Travaglio e L’Unità a fare la respirazione bocca a bocca a Messori.



Giorgio Israel



Di seguito pubblichiamo l'intervista di Aldo Cazzullo a Vittorio Messori, « Non diffamate Pio IX il mio santo rapitore » tratta dal CORRIERE DELLA SERA del 13 giuno 2005





Messori, dove e come ha ritrovato l'autobiografia di Edgardo Mortara? « Padre Mortara la scrisse nel 1888, a 37 anni, in spagnolo, visto che allora predicava nei Paesi Baschi. Se ne fece ( forse, ma non è certo) un opuscolo che non sappiamo quale diffusione abbia avuto all'epoca in Spagna ma che, a quanto consta, non fu tradotto in altre lingue né risulta in alcuna bibliografia. Che padre Mortara abbia condotto una vita devota sino alla morte, a quasi 90 anni, e proclamato e difeso sempre la santità del suo padre spirituale Pio IX, era noto. Ma questo suo memoriale si può considerare inedito. Il testo ricostruisce il caso del bambino ebreo bolognese, dal battesimo furtivo da parte di una domestica nel 1852, al trasporto a Roma per ordine di Pio IX nel 1858, all'ordinazione sacerdotale del 1873 a Poitiers, in Francia. E' custodito nell'archivio romano dei Canonici Regolari Lateranensi, presso la chiesa di San Pietro in Vincoli. Manessuno dei saggisti che si sono occupati di Mortara ha mai ritenuto di dover consultare questa autobiografia, scritta in terza persona dal protagonista stesso » . Perché? « Perché del Mortara " vero", non quello dello strumento polemico, non è mai importato molto a nessuno. Da subito, la sua vicenda fu utilizzata. Da Cavour, che ne fece uno straordinario mezzo di propaganda contro lo Stato pontificio: senza il caso Mortara, che mise in difficoltà i cattolici francesi, Napoleone III non avrebbe potuto stringere gli accordi di Plombières e scatenare la guerra contro l'Austria. Dalle logge massoniche. Edalla comunità israelitica internazionale. Come il caso Dreyfus fu un propellente decisivo per il sionismo ( e infatti Herzl se ne rallegrò), che altrimenti sarebbe rimasto una delle tante utopie ebraiche, così il caso Mortara fu alle origini della formazione dell' « Alliance Israélite Universelle » , la prima organizzazione ebraica di autodifesa in una prospettiva mondiale, e poi dell'influente Board of American Israelites » . Queste sue affermazioni desteranno polemiche.

« Non sono io a farle. E' lo stesso responsabile della comunità ebraica romana dell' Ottocento, Sabatino Scazzocchio, a lagnarsi delle incursioni di estranei, compresi potenti rappresentanti dell'ebraismo mondiale, senza cui il caso si poteva risolvere. E' la politica, dice, non il bambino che interessa. Scazzocchio lo scrive al padre, Samuele Levi Mortara detto Momolo, in una lettera in cui loda " l'indole benigna e caritatevole di chi siede in alto".

Cioè di Pio IX » . Lei stesso, nella lunga introduzione che precede il memoriale, ricorda che alla metà dell'Ottocento Roma è l'unica città occidentale ad avere ancora un ghetto.

« Però gli ebrei, pur liberi di farlo, non se ne vanno. E' singolare: negli anni in cui fuggono a navi intere dall'Europa orientale verso l'America, gli ebrei restano aRoma. Rifiutano di appoggiare la Repubblica mazziniana, e al ritorno di Pio IX vanno a rendergli omaggio.

Quanto all'" indole benigna e caritatevole" di quel Papa diffamato, nel memoriale Mortara fa una rivelazione: Pio IX aveva deciso di crescerlo in un istituto bolognese, dove la famiglia avrebbe potuto visitarlo regolarmente; dopodiché, verso i diciassette anni, avrebbe deciso se proseguire sulla via del cristianesimo o tornare alla religione dei padri. Fu la resistenza dei suoi, sobillati da altri, a cominciare dal medico di famiglia massone, a costringere il Papa a condurre il piccolo Mortara a Roma. Dove lo accolse e lo amò sempre come un figlio » . Un figlio di soli sette anni. Le pagine dove racconta l'allontanamento dalla famiglia sono tragiche: la disperazione della madre, l'ira del padre, il suo sbigottimento infantile. Alla guardia chiede: « E ora mi taglierete la testa? » .

« E' vero. Fu un dramma. E' anche vero che i funzionari pontifici presero accorgimenti per rendere il distacco il meno traumatico possibile. Maè lo stesso Mortara a raccontarci come subito dopo la separazione della famiglia fu una misteriosa quiete, anzi gioia, a impadronirsi di lui; e come le prime parole della dottrina cattolica gli parvero familiari, al punto che se ne impadronì sin da subito. Un fenomeno in cui Mortara addita un disegno provvidenziale. Quando, dopo Porta Pia, arrivarono i piemontesi, fuggì all'estero per non farsi " liberare" dal seminario in cui volontariamente era entrato » . Messori, il caso Mortara è una ferita ancora aperta. Gli ebrei italiani protestarono quando Wojtyla beatificò Pio IX. E' possibile sostenere che il Pontefice non potesse comportarsi diversamente con quel bambino? « Del caso Mortara, Pio IX avrebbe fatto volentieri a meno. Gliene vennero accuse, calunnie, dolori immensi; non a caso lo definì " il figlio delle lacrime". Subì pressioni di ogni tipo; anche da James Rothschild, finanziatore di tutti i governi d'Europa, compreso quello pontificio. Ma sempre il Papa rispose: Non possumus . Perché non aveva scelta; sia per il diritto civile, sia per il diritto canonico » . Che cosa c'entra il diritto civile? « I Mortara avevano violato la legge dello Stato pontificio che imponeva agli ebrei di non tenere a servizio cristiani; e questo, proprio per evitare casi analoghi » . Proprio per questo? « Fin dal Medioevo i Papi proibivano con norme severissime il battesimo di figli di genitori non cattolici; a meno che il bambino non fosse in pericolo di vita. E il piccolo EdgardoMortara lo era. Per questo il battesimo impartitogli dalla domestica fu un atto non solo valido, per un cattolico, ma legittimo. Il diritto canonico non lascia alternative: il battesimo introduce un mutamento irrevocabile, impone di dare al battezzato un'educazione cattolica.

Ancora oggi, dopo il Vaticano II, il nuovo codice canonico non innova al riguardo » . Sta dicendo che il caso Mortara potrebbe ripetersi ancora oggi? « In punto di fatto, un nuovo caso Mortara oggi non è concepibile; e sono il primo a rallegrarmene. In punto di diritto, nel suo minuscolo Stato il Papa non potrebbe fare nulla di diverso da quel che fece Pio IX » . In ogni caso, questo riguarda i cattolici. Per gli ebrei, Mortara resta comunque un figlio sottratto alla famiglia.

« Sono consapevole, lo ripeto, che il caso Mortara fu un dramma. Lo riconobbi fin da quando me ne occupai per la prima volta, anni fa. Ma sostenni pure che Dio seppe scrivere dritto su righe storte. Ora le parole stesse del protagonista, rimaste inascoltate per un secolo e mezzo, lo confermano. Quanto alla malattia nervosa che fece penare a lungo questo sacerdote, potrebbe trattarsi di un male ereditario, di cui soffrivano altri membri della sua famiglia, compreso il padre, Momolo; come rivelò il processo intentatogli dopo l'Unità per l'omicidio di un'altra domestica, in cui alla fine, in appello, fu assolto » . Messori, ci sono altri passi della sua introduzione che accenderanno polemiche. Come quando racconta che l' « Alliance Israélite Universelle » promise 20 mila franchi a chi avesse organizzato un'incursione armata a Roma per liberare il bambino e lo definisce « quasi una prefigurazione degli " omicidi mirati" dell'esercito israeliano » .

« Queste non sono opinioni; sono fatti.

E i fatti, per restare in Francia, sono têtus , testardi. Quanto a eventuali sospetti: so bene che è esistito, purtroppo, un antigiudaismo cristiano. Ma su base religiosa; non razziale. L'antisemitismo nasce dopo il darwinismo, con il positivismo ateo, ed è messo in pratica dal nazismo. Non a caso l'ebreo Mortara è accolto dal Papa come un figlio e fu sempre un beniamino della Chiesa; ma, se non fosse morto in Belgio nel 1940, alla vigilia dell'invasione tedesca, sarebbe finito nei lager, come un'altra grande ebrea convertita, santa Edith Stein » .





Dal CORRIERE di venerdì 17 giugno pubblichiamo invece l'articolo di Antonio Carioti "Il nostro avo bambino rapito e plagiato da Poi IX", un'intervista a Elena Mortara, pronipote di una sorella di Edgardo Mortara







« Vorrei rassicurare Vittorio Messori: noi discendenti dei Mortara non siamo stati sollecitati da nessuno, come lui insinua nel suo libro, ma soltanto dalla nostra coscienza, a criticare la beatificazione di Pio IX. Semplicemente ci ha lasciati stupefatti che si proponesse come esempio da ammirare il responsabile del sequestro di un bambino sottratto alla sua famiglia » . Sorride amaramente Elèna Mortara, docente di Letteratura angloamericana all'Università di Roma Tor Vergata e pronipote di una sorella di Edgardo, mentre respinge l'idea che qualcuno l'abbia aizzata contro l'ultimo Papa re. E si dice « allibita » per il modo in cui la questione del bimbo ebreo strappato ai genitori nel 1858 viene ora ripresentata.

« Non c'è niente di realmente inedito — continua — nel memoriale pubblicato da Messori, perché Edgardo aveva difeso Pio IX in molti altri scritti già noti.

Segregato e indottrinato dai sei anni in poi perché diventasse sacerdote, aveva sviluppato il tipico attaccamento del prigioniero verso i suoi carcerieri che si osserva a volte anche nelle vittime adulte dei sequestri di persona. E aveva visto nel Pontefice una figura paterna, sviluppando un forte senso di colpa per i " dolori immensi" che, secondo quanto gli veniva ripetuto dallo stesso rapitore, pensava di avergli arrecato attirandogli contro tante polemiche.

Non a caso soffriva di momenti di profonda angoscia, che Messori, con insinuazione di dubbio gusto, vorrebbe far risalire a un fattore ereditario, piuttosto che all'effetto degli incontestabili traumi subiti » .

Nei rimproveri dello scrittore cattolico ai famigliari del bambino, la loro discendente avverte un grande astio: « Come si fa a dire che i genitori di Edgardo protestarono perché sobillati? Non è naturale che un padre e una madre reagiscano, quando si vedono portare via un figlio? La loro fu la legittima rea zione ad un sopruso. E il padre Momolo fu un eroe coraggioso e sfortunato, " pellegrino del dolore", che cercò di combattere con la semplice parola un potere così crudele. Ed è grave che si difenda il sequestro e si accusino i Mortara di aver violato le leggi discriminatorie dello Stato pontificio, assumendo la domestica cristiana che impartì al bambino il presunto battesimo, di validità assai dubbia, del quale si ricordò solo cinque anni dopo, quando fu licenziata. È come se oggi si parlasse delle conseguenze delle leggi razziali fasciste ( che tra l'altro prevedevano per gli ebrei lo stesso divieto di prendere a servizio i non ebrei), come se si trattasse di un semplice dato di fatto ineluttabile, senza esprimere un giudizio di valore su quelle stesse leggi » .

Quanto poi all'atteggiamento della comunità ebraica romana, che non vide di buon occhio le proteste internazionali contro Pio IX, per Elèna Mortara è facilmente spiegabile: « Si trattava di persone intimorite, che vivevano chiuse da secoli in un ghetto, sotto il giogo di un potere dispotico, sottoposte a continue angherie ( se ciò nonostante non se ne andavano, come si domanda ironizzando Messori, è perché a Roma vivevano da oltre duemila anni, da prima dei Papi, e sentivano la città come anche loro). È logico che il segretario della Comunità, Sabatino Scazzocchio, si riferisse a Pio IX con la massima deferenza; e tuttavia, anche in un contesto così difficile, ogni sforzo fu compiuto dai massimi esponenti della Comunità di Roma per cercare di far recedere il Papa dal suo atto.

In realtà la pratica delle conversioni forzate durava da lungo tempo e il caso Mortara ne era all'epoca l'ultimo esempio. Solo che in quel caso l'abuso non venne sopportato in silenzio. E la famiglia trovò una vasta solidarietà nell'opinione pubblica mondiale, ormai sensibile al problema dei diritti umani » .

Proprio quella mobilitazione, però, è nel mirino di Messori, che la giudica strumentale. « Sì, nel suo linguaggio allusivo sull'influenza degli ebrei affiorano pregiudizi antichi e pericolosi. Ma la campagna sul caso Mortara, soprattutto in Francia, coinvolse anche i cattolici liberali. Per esempio lo scrittore Victor Séjour, autore di un'opera teatrale sulla vicenda, rivendicava la sua fede nella Chiesa, ma si stupiva che il Papa potes se compiere un'azione contraria al valore cristiano della famiglia. Se il potere temporale dei pontefici ricevette allora un colpo così duro, come ammette Messori, fu perché la vicenda di Edgardo mostrò a tutti che si trattava di un regime oppressivo ormai anacronistico » .

Ma perché Pio IX insistette tanto su una posizione che lo indeboliva politicamente? « Mi sembra il tipico errore di chi si considera il detentore assoluto della verità. Del resto tutta la vicenda si fonda su questa pretesa, fonte dell'intolleranza religiosa. Io auspico la comprensione e il dialogo tra le fedi.

Amo il passo biblico di Isaia ( 11, 6 7) in cui si legge che il lupo abiterà con l'agnello e il leopardo giacerà con il capretto. Mi pare che prefiguri un futuro di dialogo e convivenza nel rispetto reciproco. Devo aggiungere però che il libro di Messori va nella direzione opposta. E mi auguro che dal mondo cattolico, specie dalle più alte autorità ecclesiastiche, giungano segnali diversi.

Tra l'altro mi sconcerta l'affermazione di Messori che il caso Mortara, a norma del diritto canonico, potrebbe ripetersi ancora oggi. Sarebbe opportuno che la Chiesa facesse chiarezza su un punto tanto delicato » .

Tuttavia, secondo Elèna Mortara, il libro di Messori non chiama in causa solo il mondo cattolico. « Mi rattristano attacchi così violenti al Risorgimento, che presentano l'unità dell'Italia come un evento negativo, quasi una conseguenza deprecabile del caso Mortara. Ma io rovescio l'impostazione di Messori. Secondo lui " Dio scrisse dritto su righe storte" perché da quel dramma derivò la conversione di Edgardo.

Secondo me l'aspetto provvidenziale sta nel fatto che l'abuso compiuto da Pio IX, per lo scandalo che ne nacque, contribuì all'unificazione italiana sotto un regime liberale e alla fine della teocrazia pontificia » .

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