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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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In tenzon d'amor... 05-01-05
Il giorno del Signore 2 gennaio 2005, il Fondatore de “La Repubblica”, Eugenio Scalfari, in un articolo su “La fede dei laici contro i nichilisti”, ci ha propinato la seguente gemma mentale:

“Dal canto mio aggiungo che Gesù di Nazareth ha modificato il Dio di Abramo, di Giobbe, del Qoèlet, il creatore del Leviatano, il Dio incontinente e tuonante dall´alto dei cieli. Il Figlio dell´Uomo ha modificato il Padre anzi l´ha sostituito. Forse è proprio di lì che il vecchio Dio ha cominciato a morire”.

Di solito si dice Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe ma, per il Fondatore, Giobbe, il Qohelet e Leviatano debbono essere riferimenti assai più caratterizzanti nel senso della denigrazione. Comunque, non c’era bisogno che, per manifestare il suo incontinente odio nei confronti del Dio dell’Antico Testamento, il Fondatore gli mettesse addirittura il pannolone.

Ma lasciamo stare. Tutto ciò è molto penoso e non meriterebbe alcun commento. Se non fosse per il movente che anima questa ineffabile esternazione e che percorre tutto l’articolo del Nostro: tirare per l’altra manica il cardinale Ratzinger, affinché la smetta di flirtare col Presidente del Senato Marcello Pera. Per ottenere questo, tutto è buono, anche cercare di sedurlo con frasacce pescate nell’armamentario di un consunto antigiudaismo cristiano.

Il Fondatore stia attento, perché il Cardinale Ratzinger è anche colui che ha curato la preparazione del documento della Pontificia Commissione Biblica su “Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana” in cui si legge che “senza l’Antico Testamento, il Nuovo Testamento sarebbe un libro indecifrabile, una pianta privata delle sue radici e destinata a seccarsi”. Il Cardinale è altresì colui che nell’Introduzione scrive: “Un congedo dei cristiani dall’Antico Testamento avrebbe la conseguenza di dissolvere lo stesso cristianesimo”.

Perciò, è meglio che il Fondatore lasci perdere e non ecceda in zelo. Forse gli conviene seguire l’ammonimento contenuto nel versetto di Metastasio: “In tenzone d’amor vince chi fugge”.

E lasci in pace il Dio d’Abramo a tuonare dall’alto dei cieli. Lo si è già abbastanza tormentato nel corso dei secoli perché debba pure servire di sgabello a manovrette politiche di terz’ordine.

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