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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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Il Viola-pensiero previsto 12 ore prima 27-10-04
Questo articolo viene cortesemente offerto ai numerosi giornali che potrebbero ospitarlo in perfetta coerenza con le loro posizioni. Pensiamo a La Repubblica, a L’Unità, al Manifesto e a tanti altri giornali noti ai lettori di Informazione Corretta. Potrebbe risultare utile a qualche commentatore – ve ne sono molti i cui nomi sono anch’essi nella mente dei nostri lettori – nel caso in cui si sentisse stanco e svogliato e volesse inviare un pezzo al suo giornale senza dover affaticarsi a scriverlo. Tutto questo gratis e senza impegno, almeno per ora. Ne avevamo pronto uno per il caso in cui la mozione di ritiro da Gaza fosse stata bocciata. Il contenuto era un po’ diverso, ma alcune frasi erano le stesse. Dato il risultato del voto alla Knesset l’abbiamo lasciato nel cassetto. Ne abbiamo anche altri pronti nel caso di altri possibili eventi: caduta del governo Sharon, attentato al medesimo, ecc. Nel caso in cui i nostri clienti fossero soddisfatti del prodotto, le prossime forniture saranno a pagamento: per ogni articolo affittato un albero piantato. Dove? Ma in Palestina, s’intende.



Giorgio Israel



Dunque il vecchio Sharon ce l’ha fatta, ha vinto forse l’ultima delle sue battaglie. Con l’ostinata pervicacia che gli ha permesso di cogliere la vittoria più volte e che ancor più spesso l’ha trascinato sulla via dell’ignominia – come quando disonorò il suo paese con la strage di Sabra e Shatila – ha imposto il suo progetto di uno smantellamento delle colonie ebraiche a Gaza e di alcune, pochissime e marginali colonie della Cisgiordania, quella terra palestinese che egli per anni si è ostinato a chiamare Giudea e Samaria.

Sharon ha ottenuto questa vittoria a un prezzo altissimo, praticamente la disgregazione della sua maggioranza e conducendo il paese sull’orlo del baratro politico e della guerra civile.

Perché tanta ostinazione e che cosa lo ha mosso a rischiare tanto, in apparente contraddizione con i cardini che hanno ispirato tutta la storia politica di uomo di estrema destra, duro e intransigente nel negare ogni diritto al popolo palestinese? La sicurezza della sua gente e una volontà di pace che si è fatta strada per vie tortuose nel suo animo indurito – diranno molti. Sarebbe una grande ingenuità crederlo. Sharon è sempre stato lucido e l’obbiettivo della Grande Israele è stato sempre la sua stella polare. Difficile credere che egli lo abbia abbandonato, come se fosse stato fulminato sulla via di... Gaza. Difficile credere che Sharon non sappia che egli, con questo ritiro, non conquisterà la sicurezza di Israele: la disperazione dei palestinesi resta viva ad armare i missili Kassam e a creare sempre nuove reclute di kamikaze.

E allora? Ebbene, la logica è la stessa del Muro: recintare Israele in modo da chiudere definitivamente ogni via alla trattativa, seppellire il dialogo con i palestinesi. Il ritiro da Gaza non è soltanto la fine della “road map”: esso è un Muro che si aggiunge al Muro, sbarra definitivamente la strada ad ogni soluzione concordata che pure, come dimostrano gli accordi di Ginevra, era a portata di mano. In definitiva, l’obbiettivo di Sharon e dei falchi israeliani – quelli veri, quelli lucidi, non i fanatici confusionari dell’area religiosa estremistica – è chiaro: seppellire definitivamente la prospettiva dello stato palestinese. Il popolo palestinese è abbandonato definitivamente al suo tragico destino. Il mancato ritiro dalla totalità della Cisgiordania e da Gerusalemme non è forse la prova che l’esito che si cerca è proprio la distruzione dell’idea stessa di uno stato palestinese?

Sarebbe quindi ingenuo e cieco vedere questa strategia del ritiro come un passo nella direzione della pace. Essa rappresenta un passo nella direzione opposta, è una sosta strategica per prendere meglio la rincorsa: rafforzare Israele nella sua purezza e nella sua separatezza, consolidarlo, per poi poter riaprire a tempo debito il processo di espansione nella direzione dell’ideale mai abbandonato della Grande Israele.



Giorgio Israel ha scritto questo pezzo subito dopo il voto alla Knesset. Doveva essere un pezzo ironico, invece il mattino dopo, cioè stamattina, Sandro Viola l'ha scritto quasi paro paro......(vedere critica di Federico Steinhaus di oggi)

I professionisti del biasimo per Israele risultano sempre più ridicolmente prevedibili...

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