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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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Con chi sta l'ambasciatore britannico ? 20-09-04
A pagina 2 del Corriere della Sera del 20 settembre 2004 compare un singolare articolo dal titolo “L’ambasciatore di Londra: Al Qaeda tifa Bush” e dal sottotitolo intrigante “Dalla conferenza italo-britannica la conferma che ripensamenti e autocritiche cominciano a farsi largo nel governo Blair”.

A prima vista si tratta di un articolo di indiscrezioni: l’occhiello recita “dietro le quinte” e l’articolista avverte che alla conferenza annuale italo-britannica di Pontignano i partecipanti sono liberi di utilizzare le informazioni ma senza rivelare l’identità del relatore. Ma poi le identità vengono comunicate tutte… a cominciare da quella dell’ambasciatore inglese a Roma, Ivor Roberts, che avrebbe definito Bush “the best recruiting sergeant” – ovvero il miglior sergente di reclutamento – di Al Qaeda. Davvero senza peli senza lingua il nostro diplomatico, che – a detta della cronista – avrebbe fatto “sobbalzare più di un relatore”. Ma se i ripensamenti e le autocritiche vengono da simili attori, si tratta di una non-notizia, perché era noto da un pezzo che una larga parte della diplomazia britannica è ostile alla politica estera di Blair; ed è inoltre fortemente anti-israeliana.

Difatti… l’accorto diplomatico si è lanciato sulle orme del suo ex-collega francese a Londra (quello che definì Israele “shitty little country”, piccolo paese di merda), con linguaggio più signorile ma con contenuti non meno spinti. Difatti, secondo la cronista del Corriere, egli avrebbe detto che l’amministrazione Bush è “sottoposta a “condizionamenti e pressioni” da parte di gruppi di potere israeliani, tirandosi dietro il sospetto di un contegno poco politically correct: non tanto per aver evocato, senza nominarle le lobbies ebraiche americane, quanto per aver usato il termine “Jewish”, che alcuni delegati vorrebbero estraneo al linguaggio della diplomazia”.

Qui si nota un curioso fenomeno: la giornalista ha assunto un linguaggio ultra-diplomatico – nel riferire il linguaggio da osteria del diplomatico – e, mentre all’inizio non è stata avara di nomi e riferimenti, diventa improvvisamente reticente circa il contesto in cui è stato usato il termine “Jewish” e l’identità dei delegati che “vorrebbero” estranei al linguaggio diplomatico simili riferimenti …

Insomma, la vera notizia e il vero scandalo vengono nascosti pudicamente dentro una non-notizia. Il “vero” articolo doveva essere intitolato: “L’ambasciatore inglese a Roma provoca dissensi a Pontignano”; sottotitolo: “reazioni negative di alcuni partecipanti per un violento attacco a Bush, definito sergente reclutatore di Al Qaeda e per una frase antisemita”. E invece quel che passa è l’idea che il governo Blair sta virando di posizione.

L’articolo continua ricordando che la guida del seminario di Pontignano è stata lasciata nel 2003 da Ralf Dahrendorf al commissario europeo Chris Patten in tandem con Giuliano Amato. Chris Patten è quel signore che, di fronte alla richiesta di un gruppo di parlamentari europei di formare una commissione d’inchiesta sull’uso da parte dell’Autorità Palestinese dei fondi ad essa elargiti dall’Europa, commentò di aver bisogno di una siffatta commissione come di un proiettile in testa. Quanto a Giuliano Amato, va ricordato che è stato molto energico nel polemizzare con Fiamma Nirenstein circa le tesi del suo recente libro sull’antisemitismo europeo. Chissà se è stato altrettanto energico anche in questa occasione – se era uno almeno uno di quelli che hanno “sospettato” o “sobbalzato” – oppure ha preferito fare l’emerito pesce in barile.

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