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Predicare bene e razzolare male, la politica di Massimo D'Alema
In un’intervista al Sole 24 Ore il Presidente D’Alema ha sentenziato su tutto lo scenario internazionale. Attiriamo l’attenzione sulla seguente sentenza: Domanda: Israele ha il problema della sua esistenza. E teme evidentemente il venir meno di quelli che considera baluardi davanti al dilagare del fondamentalismo. Indegno di un mondo occidentale… usare le dittature come baluardi. Ma chi è che a Beirut andava a spasso sottobraccio con un personaggio che può essere definito in tutti i modi salvo che come un rappresentante della democrazia e del rispetto dei diritti umani, civili e politici? Era un certo Massimo D’Alema, o ci sbagliamo? Lo faceva, disse, perché bisogna essere realisti: quando uno si sceglie come governanti certi personaggi bisogna farci i conti, anche accettandoli come alleati per mettere in piedi una “missione di pace” (Unifil). Come ha fatto l’altro ieri, dichiarando la necessità di far entrare nel futuro governo egiziano i fratelli Musulmani, quelli che per bocca dell’imam Al-Qaradawi vogliono riconquistare Gerusalemme. Ma ora il Presidente ci dice che venire a transazioni con le dittature è “indegno”, anzi “moralmente indegno”. Per giunta, è anche inutile. Che sia inutile, l’abbiamo visto in Libano. Che sia moralmente indegno lo apprendiamo ora dall’augusta bocca. La quale, evidentemente, vive in un mondo vuoto di specchi. |
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