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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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Meno ipocrisie su Tariq Ramadan 02/01/2009
Diciamo la verità. Quando Il Riformista ha deciso di scegliere come 
collaboratore fisso Tariq Ramadan siamo stati in tanti a rimanere 
sconcertati, anzi attoniti. Che Antonio Polito sia un galantuomo al 
disopra di ogni sospetto è talmente indiscutibile che ne abbiamo avuto 
puntualmente la prova oggi, con la pubblicazione di un efferato 
articolo di Ramadan che ribalta su Israele la solita efferata accusa 
di "genocidio", accompagnato dalla replica di Polito dal titolo 
significativo "Un discorso di odio per Israele". Tanto è ineccepibile 
e completa la risposta di Polito che - malgrado la voglia di dirne 
quattro all'agitatore professionale - non ci sembra si debba 
aggiungere una sola parola.
Piuttosto bisognerebbe toglierne qualcuna, e queste parole in più 
spiegano la trappola in cui è caduto in perfetta buona fede e con le 
migliori intenzioni Polito dopo tanti altri prima di lui, da Tony 
Blair al Papa che, se non sbagliamo, ha recentemente ricevuto 
l'intellettuale boicottatore.
Scrive Polito che «il dialogo culturale è utile se si fa tra chi è in 
disaccordo, non tra chi concorda» e persiste ad «apprezzare lo sforzo» 
di Ramadan di «costruire un islam europeo, che sappia convivere con i 
popoli di questo continente nel rispetto reciproco: religioso, 
politico e civile».
Bene, qui non ci siamo. Quali altre prove sono necessarie per capire 
che Ramadan non mira a costruire alcun islam europeo che sappia 
convivere con i popoli di questo continente nel rispetto reciproco? 
Ramadan lavora - per la verità assai efficacemente, come si vede - per 
insediare in Europa un islam attaccato alle sue tradizioni e alle sue 
regole, incluse forme di legislazione separata basata sulla sharia, 
che lungi dal concedere spazi e rinnovarsi in senso modernistico, mira 
a togliere spazio e a ghettizzare le forme di convivenza basate sui 
diritti civili che l'Europa si è conquistata a caro prezzo e che, con 
tutti i loro difetti, costituiscono la migliore difesa della dignità 
delle persone. Ramadan lotta per islamizzare l'Europa e non per 
rendere l'islam compatibile con le tradizioni culturali, giuridiche ed 
etiche europee. Ed è animato da un odio antiebraico - e, in seconda 
battuta, anticristiano - forsennato.
È difficile stimare quanti siano i musulmani aperti a un vero dialogo. 
Di certo non sono pochi. Ma Ramadan non è uno di questi. Prima lo si 
capirà e meglio sarà.  Altrimenti si rischia di trovarsi nella 
situazione del Riformista, e cioè di fornire una tribuna all'odio, 
pubblicando - pur prendendone le distanze - un articolo che potrebbe 
essere condiviso riga per riga da Ahmadinejad.

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