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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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Premio Exodus, che ci sta a fare Odifreddi ? 11/10/2008
Ecco l'articolo:

 

 


 

Ecco l'articolo:



Il Premio Exodus è il riconoscimento a figure che si sono spese nel 
campo della solidarietà e del dialogo ed è ispirato alla vicenda della 
famosa nave Exodus che condusse a Haifa tanti scampati ai campi di 
sterminio nazisti. Non a caso, l’anno scorso fu premiato Yossi Harel, 
comandante della nave, poi deceduto. Quest’anno, il premio è alla sua 
ottava edizione – ricordiamo che esso è promosso dalla Regione Liguria 
e dal Comune di La Spezia – e sarà assegnato al direttore d’orchestra 
Daniel Oren e a Corrado Augias. Il Premio Exodus alla carriera sarà 
invece assegnato a Gualtiero Morpurgo e Mario Pavia, ingegneri 
costruttori delle navi “Fede” e “Fenice” che salparono da La Spezia 
per la Palestina l’8 maggio 1946. Le premiazioni avverranno nel quadro 
delle manifestazioni per il premio tra il 15 e il 18 ottobre. In quel 
periodo, si terranno molti incontri culturali e, come dice il 
programma, «gli spazi d’incontro della città diventeranno laboratori 
di idee, e daranno voce a autorevoli intellettuali, scienziati, 
scrittori, uomini di pensiero, personalità del mondo dello spettacolo 
e del cinema: Tahar Ben Jelloun, Marco De Paolis, Luigi Faccini, Elena 
Lowenthal, Germano Maccioni, Gualtiero Morpurgo, Piergiorgio 
Odifreddi, Moni Ovadia, Mario Pavia, Alessandro Piperno, Marina 
Piperno, Roberto Piperno, Alessandro Pizzorusso, Adriano Prosperi, 
Lidia Ravera, Bruno Segre si confronteranno sui temi della convivenza 
religiosa, del rapporto fra religione e scienza, del passaggio dalla 
memoria alla storia, della tolleranza, della democrazia oggi, in un 
programma asciutto e serrato».
Colpisce l’insistenza sul tema che è al centro dell’incontro animato 
da Moni Ovadia «Che cos’è l’ateismo», e che è così descritto: 
«Monoteismo e ateismo: quale può essere il terreno d’incontro, quali i 
valori comuni? L’ateismo come modalità di pensiero che non 
necessariamente porta con sé valori di sterilità spirituale. Le 
istanze della laicità, lo smascheramento di tutte le idolatrie».
Colpisce ancor di più la presenza massiccia di personaggi 
antipatizzanti di Israele e del sionismo – come se il premio non fosse 
proprio ispirato da un evento sionista fondante di Israele – come 
Tahar Ben Jelloun, Lidia Ravera, lo stesso Moni Ovadia e Piergiorgio 
Odifreddi.
È forse la presenza di quest’ultimo che più lascia di stucco. Il 
Presidente onorario della UAAR (Unione degli Atei e Agnostici 
Razionalisti) è chiamato a introdurre quel tema che sembra essere il 
leitmotiv dell’edizione 2008: la religione e l’ateismo (anche Lidia 
Ravera parlerà sul tema “Il Dio zitto”). Più precisamente egli 
inaugurerà addirittura il ciclo delle manifestazioni con una “lezione 
magistrale” (sic) su “Scienza e Fede” che precederà di poche ore 
quella su tema analogo di Moni Ovadia.
Nessuno ignora le opinioni di Odifreddi in merito, bene illustrate nei 
suoi libri, in cui spiega che i cristiani sono tutti cretini e che gli 
ebrei non sono da meno, dispiegando in tutti i modi la sua dubbia 
cultura di biblista per mostrare come l’Antico Testamento sia un 
ciarpame di superstizioni ignobili, un’accozzaglia di ridicole 
leggende da buttare nella pattumiera della storia quanto prima 
possibile. Il professore è anche un odiatore accanito di Israele e del 
sionismo. Anche qui basta leggere i suoi libri e le sue interviste, in 
cui ripetutamente ha definito Israele come uno “stato fascista”. Non 
insisto perché le citazioni ostili potrebbero riempire pagine e 
pagine. Ma il professore è ben noto ai lettori di Informazione 
Corretta per gli epiteti con cui ha voluto gratificare lo scrivente e 
la testata in tempi recenti. In un articolo su Repubblica concernente 
gli scienziati e leggi razziali ebbe la bontà di definire il libro mio 
e di Pietro Nastasi sul tema come «un’appassionata requisitoria contro 
il reato di prostituzione della scienza», per poi concludere che ormai 
ero «passato, in un tragico contrappasso, al collaborazionismo col 
sito parafascista Informazione Corretta». In tal modo, egli ha 
inanellato tre insulti a dir poco pesanti: a Informazione Corretta 
quello di sito parafascista, e a me quello di prostituta e 
collaborazionista (col detto sito parafascista). Questo tanto per 
illustrare il livello del personaggio che non soltanto non ha mai 
ritrattato ma anzi ha ribadito gli insulti nel suo ultimo libro. Egli 
è peraltro autore di una esilarante intervista immaginaria a Hitler in 
cui questi spiega di essere – poveretto – soltanto un pallido 
imitatore degli americani nella ideazione e realizzazione dei campi di 
sterminio. E via delirando.
Ora, che si sia pensato di inaugurare un premio come questo con una 
“lezione magistrale” (sic) del personaggio tra i più ostili al 
sionismo, a Israele e all’ebraismo, non si capisce bene se sia frutto 
di incoscienza o sia un affronto deliberato. Quel che è certo è che 
questo ennesimo fattaccio definisce in modo inequivocabile l’andazzo 
di tutte le manifestazioni che riguardano la memoria delle tragedie 
subite dal mondo ebraico: usarle per denigrare e sbertucciare gli 
ebrei vivi, il sionismo, Israele e la religione ebraica.
Soltanto l’ignoranza delle circostanze può giustificare il fatto che 
certe persone rispettabili restino lì a farsi sbertucciare e attaccare 
i barattoli dietro la schiena invece di prendere la porta.
Ma quel che non può più tardare è una presa di posizione di chi ha un 
compito istituzionale nelle questioni della memoria delle persecuzioni 
degli ebrei, ovvero l’Unione delle Comunità Ebraiche. Alla quale mi 
sento di rivolgere in modo formale l’invito a proclamare una moratoria 
di un anno su qualsiasi partecipazione a iniziative sulla memoria, 
inclusa la Giornata della Memoria del gennaio 2009, tanto perché chi 
ha un minimo di coscienza e di rispetto si svegli di fronte al 
comportamento offensivo di troppe istituzioni.
  Giorgio Israel

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