lunedi` 13 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






 

Giorgio Israel
<< torna all'indice della rubrica
Mettere la chiesa nell'asse nel male antisemita è una follia 13/02/2008

Questo articolo è uscito sul Foglio ma desidero dedicarlo in modo speciale agli amici e lettori di Informazione Corretta con un commento specifico perché esso riguarda un malessere profondo rispetto agli orientamenti di tanto impegno comune. So bene che questo sito si occupa soprattutto di Israele, ma le polemiche recenti hanno connesso le manifestazioni di antisemitismo con la vicenda del boicottaggio di Israele a Torino e con la faccenda della messa in latino che ripropone – in versione emendata rispetto al testo già emendato da Giovanni XXIII (e che conteneva ancora un riferimento all’"accecamento" ebraico – la preghiera per illuminare gli ebrei.

Ho provato un gran senso di malessere di fronte alla reazione violentissima del rabbinato italiano. Tale reazione mi è sembrata poco riflessiva, pasticciata sul piano teologico e poco attenta a tutto quel che è stato conquistato nel rapporto tra ebrei e cristiani e che costituisce un patrimonio in un percorso quanto si vuole difficile, che non può essere disperso di colpo senza pensarci bene.

Ho deciso di intervenire dopo averci riflettuto a lungo e non senza esitazioni. Ma ho infine deciso che non sarei stato in pace con la mia coscienza se non l’avessi fatto.

Come se non bastasse, sono uscite sulla stampa le dichiarazioni di Elan Steinberg che ha parlato di un asse del male formato da estrema destra, estrema sinistra e fondamentalismo islamico e a cui addirittura parteciperebbe la Chiesa. Egli ha anche presentato l’Italia come il buco nero dell’antisemitismo mondiale, arrivando al punto di non escludere un boicottaggio (in che modo?). Ho trovato tutto ciò delirante e di pericolosità estrema.

Voglio dire con franchezza che, se dovessero prevalere linee simili, tutto diventerebbe difficile. Preferirei ritirarmi a vita privata piuttosto che avere lontanamente a che fare con posizioni del genere.

E’ stato di gran sollievo leggere le dichiarazioni del rabbino David Rosen, presidente dell’International Jewish Committee per il dialogo interreligioso che voglio riportare qui per intero. Egli ha espresso, com’è legittimo, perplessità circa il fatto che non sia stato emendata per intero la messa tridentina di ogni riferimento agli ebrei, ma ha definito in modo assai pungente la decisione del rabbinato italiano di interrompere ogni forma di dialogo come "rash decision", e "rash" vuol dire "sconsiderato", "avventato". Ecco la cronaca di Jeff Israely:

 

Reached in his office in Jerusalem, Rabbi David Rosen of the American Jewish Committee, a veteran of Catholic-Jewish dialogue, said that he too had his "hopes raised" that an explicit reference to conversion would have been excised. Rosen noted that the expansion of the Latin rite "had nothing to do with this prayer, and nothing to do with the Jews," but was rather an attempt by the Pope to mend fences with Catholic arch-traditionalists. Still, the language of the Good Friday prayer sounds to Jews to be "exclusivist and triumphalist," said the rabbi.

Rosen, who has worked with Benedict since he was a Vatican cardinal, said he worries that the Pope seems to "insulate" himself from top advisers who might alert him to potential fallout. Still, Rosen called his Italian rabbinical colleagues' break in dialogue with Catholics a "rash" decision. "There's so much at stake for Jews and Catholics and Benedict himself that we must ensure that this difficulty will not torpedo the commitment to advancing Jewish-Catholic relations," Rosen said. "Yes, we must speak up. But there is nothing to be gained from making this a casus belli."

 

Non mi soffermo sulle reazioni di una parte consistente del rabbinato americano, che sono state riferite da Informazione Corretta e che suonano molto severe nei confronti di quello italiano e che sottolineano che le perplessità da essa avanzate la scelta vaticana non hanno niente a che fare con quelle dei colleghi italiani.

Non soltanto queste dichiarazioni mi hanno confermato nella giustezza di non tacere il dissenso di fronte a sviluppi tanto gravi, ma anche le molte lettere di accordo che ho ricevuto. Vorrei dire ai pochissimi che mi hanno scritto per manifestare il loro dissenso che ovviamente ho preso in seria considerazione i loro argomenti; ma che trovo inaccettabile dire che non avrei tenuto conto degli argomenti teologici e storici che hanno condotto alla rottura del dialogo. È’ precisamente il contrario. Considero tali argomenti deboli e inconsistenti. Inoltre richiamarmi bruscamente al rispetto di chi rappresenta l’intero rabbinato italiano è un modo di sentire davvero poco ebraico. Quel consesso, a quanto mi risulta, non è illuminato dallo Spirito Santo e non è dotato di infallibilità, neppure ex-cathedra. Del resto, se centinaia di rabbini hanno ritenuto di censurare la scelta della rottura, mi trovo in ottima compagnia, nello spettro di opinioni prodotto da quella libertà di pensiero che ha sempre contraddistinto l’ebraismo e che si riflette nella vitalità e pluralità della società israeliana. Non posso credere che l’ebraismo italiano sia ridotto a tale punto di isterilimento mentale da aver bisogno della discesa del verbo dall’alto per poter prendere posizione.

 

Giorgio Israel

 

Dal 1967 dedico un impegno militante nella lotta contro l’antisemitismo ma non ho mai provato un malessere come quello provocato da certe posizioni recenti che, se dovessero prevalere, mi spingerebbero a dire: mi dimetto.

La vicenda della lista nera dei docenti è un modesto episodio tra tanti. Liste analoghe sono circolate, senza che succedesse nulla. Da anni certi docenti si occupano, nei loro blog, con ossessiva ostilità degli ebrei e di Israele. Non di rado sono comparse in rete minacce anche personali, con tanto di nome e cognome: è capitato anche a me e le solidarietà sono state avare. Invece, attorno a questo modesto episodio è scoppiata una tempesta mediatica senza precedenti che non si è vista per vicende ben più gravi come gli appelli al boicottaggio scientifico di Israele. Né si è vista tanta indignazione per le scandalose affermazioni circolate attorno alla campagna di boicottaggio della Fiera del libro di Torino. Tale è il caso dello slogan "Gaza come Auschwitz", che è stato ripreso, come una giaculatoria, persino da taluni contrari al boicottaggio. Forse si vuol far credere che gli internati di Auschwitz fossero armati fino ai denti e sparassero centinaia di missili sulle cittadine circostanti.

Queste sono le tragiche infamie – propaganda goebbelsiana: ripeti mille volte una menzogna e diventerà una verità – che alimentano l’antisemitismo, messe in giro da piccoli gruppi capaci di captare l’attenzione, secondo un meccanismo ben descritto da Pierluigi Battista sul Corriere: "Pochi, prepotenti ma abili con i media". Ed è molto pericoloso il silenzio che circonda questi slogan e il modesto livello delle proteste attorno alle iniziative di boicottaggio, a fronte del clamore attorno alla "lista nera".

Comunque, nulla autorizza a "temere un’altra notte dei cristalli". Il Presidente del Congresso Ebraico Europeo Moshe Kantor deve avere scarse conoscenze di storia per fare raffronti simili. La vera notte dei cristalli è quella cui rischia di andare incontro l’Europa, ormai in fase di dissoluzione di fronte all’assalto dell’integralismo islamico, tra vescovi anglicani che propongono la legalizzazione della sharia e decisioni di conferire assegni familiari ai poligami. Di questo dramma l’antisemitismo è soltanto la misura della febbre.

Ancor più sconcertanti sono le dichiarazioni di Elan Steinberg, direttore del World Jewish Congress che indica come segnali di una drammatica situazione antisemita in Italia tre incidenti: il boicottaggio di Torino, la lista nera e la preghiera cattolica in latino per la salvezza degli ebrei. I primi due hanno con l’ultimo la stessa relazione che intercorre fra le nozze e l’equinozio. Steinberg è giunto a parlare di un asse del male operante in Italia formato da estrema destra, estrema sinistra e integralismo islamico con l’apporto della Chiesa. In più vi sarebbe la "sorpresa" dei comunisti, che egli confonde col vecchio PCI.

Circa la preghiera tridentina si può pensarla come si vuole ma è consigliabile la moderazione. L’autorevole rabbino David Rosen, presidente dell’International Jewish Committee per il dialogo interreligioso, pur esprimendo legittime perplessità, ha definito "rash decision" (decisione sconsiderata) l’interruzione del dialogo da parte del rabbinato italiano e ha invitato a non creare un casus belli. Anche un’assemblea di 400 rabbini americani ha invitato alla calma e alla ponderazione, e il suo presidente Alvin Berkun ha definito l’iniziativa del rabbino Di Segni "estrema e molto dannosa". Se è sconsiderato interrompere il dialogo, collocare la Chiesa nell’asse del male antisemita è un’autentica follia.

Ma, come se non bastasse, Steinberg presenta l’Italia come epicentro dell’antisemitismo e addirittura non esclude l’ipotesi di un boicottaggio nei suoi confronti. Egli è totalmente disinformato e qualcuno gli deve aver raccontato balle invece di spiegargli che l’Italia è uno dei paesi meno antisemiti d’Europa.

Giorni fa scrissi su questo giornale che "se" fossero state poste condizioni e richieste di bilanciamenti a Israele per confermargli l’invito come ospite d’onore al salone di Torino, sarebbe stato meglio non andare. Gli sviluppi successivi hanno mostrato che quelle condizioni non sono state poste e quindi che Israele può mandare dignitosamente la sua delegazione di scrittori a Torino. I boicottatori sono stati messi all’angolo, anche se tenteranno di organizzare qualche scandalo nello stile del boicottaggio della visita del Papa alla Sapienza. Per quel richiamo che avevo fatto a evitare situazioni umilianti, qualche buontempone alla Gad Lerner mi ha accusato di promuovere un boicottaggio simmetrico e addirittura di essere un "complice" dell’"opposta schiera" dei boicottatori. Ora, un minimo di coerenza richiederebbe un’energica presa di distanza da quello che è un vero appello al boicottaggio, e per giunta dissennato. È da augurarsi che posizioni come quella di Steinberg spariscano prontamente dalla scena. Perché, se dovessero prendere piede, avrebbero il problema di trovare soldatini abbastanza sciocchi da farsi arruolare in un simile guerra irresponsabile.


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT