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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Giorgio Israel
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Fidarsi degli equivicini. Il peggio non è mai morto 14/07/2006
L’Austria è ormai da tempo in totale sfacelo politico e preda di 
fazioni armate in conflitto tra di loro, ma unite da un solo 
obbiettivo: rivendicare il Sudtirolo, abusivamente occupato 
dall’Italia. Per conseguire questo obbiettivo esse chiedono la 
distruzione totale dell’entità statale razzista italiota. Nel corso 
di un anno, dopo che l’Italia ha ceduto alcune zone di confine, sono 
piovuti più di mille missili tra Rovereto e Trento (alcuni hanno 
raggiunto Verona) e alcuni militari italiani sono stati uccisi o 
rapiti. Nel frattempo, il braccio militare di un partito al potere in 
Croazia, in solidarietà con le fazioni austriache ha rapito 
anch’esso alcuni militari e ha scatenato un lancio di razzi katiusha 
su Trieste.

Il governo italiano ha perso la pazienza e ha posto in atto una dura 
risposta militare. Con l’eccezione dei soliti imperialisti 
americani, tale risposta è stata generalmente deprecata. Il ministro 
degli esteri francese, noto per il suo costante sforzo di essere 
amico di tutti, ha deplorato il rapimento dei soldati, glissando sui 
lanci missilistici, e ha condannato la risposta italiana come 
“sproporzionata” e capace soltanto di suscitare altro odio anti-
italiano. Negli ambienti italiani, o nei pochi ambienti vicini 
all’Italia, si manifesta sorpresa, in quanto il ministro aveva 
dichiarato di essere un fervente un amico dell’Italia e, a proposito 
di alcune sue precedenti dichiarazioni che erano apparse duramente 
critiche (aveva parlato dell’Italia come di uno stato terrorista), 
aveva commentato con humour di essere tutt’al più un “amico che 
sbaglia”. A proposito di tale dichiarazione, alcuni commentatori 
hanno riportato all’attenzione una domanda rimasta in sospeso, e 
cioè se il ministro andasse considerato come un pentito o un 
irriducibile. Qualche scalmanato ha chiesto perché non ci si 
chiedesse quanto odio provocasse nella popolazione italiana il lancio 
di missili sulla popolazione civile, i rapimenti e gli attentati; ma 
è stato prontamente zittito. Altri commentatori hanno saggiamente 
rilevato che era meglio accontentarsi della condanna del ministro, 
perché alcuni partiti della coalizione di governo francese avevano 
espresso una condanna nei confronti dell’entità italiota ben 
altrimenti dura. Si è notato che alcuni gruppi (per ora disarmati) di 
militanti di questi partiti, o di simpatizzanti, hanno accusato lo 
stato razzista italiota di comportarsi come i nazisti hitleriani e 
hanno osservato che il mondo non può subire il fatto che la “razza 
italiota mieta morte” soltanto perché è protetta dai criminali di 
Washington e che è giunto il momento di boicottare e stroncare i 
razzisti di Viterbo. Si noti, al riguardo, che Roma non è 
riconosciuta come capitale dell’Italia, ed è rivendicata dai 
discendenti di coloro che la occuparono dopo il crollo dell’Impero 
Romano.

Il governo di Viterbo ha pertanto deciso di affidarsi alle cure del 
ministro degli esteri francese, ed ha promesso che nel futuro non 
sparerà più di una cannonata per ogni trecento missili e non 
muoverà un dito se la quota di rapimenti si manterrà entro i dieci 
l’anno. Tale proporzione è stata comunque ritenuta sproporzionata e 
il detto ministro ha promesso di operare affinché il G8 indichi una 
soglia di reazione equa al disotto della quale lo stato terrorista 
italiota non correrà il rischio di essere condannato dal Consiglio di 
Sicurezza. S’intende che una siffatta garanzia non pregiudica tutte 
le legittime rivendicazioni a risarcimento dell’operato criminale 
dello stato italiota che discende dalla sua natura razzista e 
dall’errore strutturale consistente nel fatto stesso di essere nato.

Nel frattempo, il governo di Viterbo, per dar prova di buona volontà, 
ha deciso di accedere alla richiesta della madre di un noto 
calciatore di origini austro-croate di ricevere su un piatto 
d’argento i testicoli del calciatore italiota Cuscini.


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