Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

 
Ben Cohen
Antisemitismo & Medio Oriente
<< torna all'indice della rubrica
Ancora un altro tentativo di sanificare l'antisionismo 29/03/2021
Ancora un altro tentativo di sanificare l'antisionismo
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)

E’ appena trascorsa settimana, ed ecco un'altra definizione ufficiale di ciò che costituisce e non costituisce l’antisemitismo, un altro tentativo donchisciottesco di rallentare la crescita dell’ adozione della definizione dell’ “odio più lungo” della International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) da parte di governi, autorità locali ed enti civici di tutto il mondo. Nel mio ultimo articolo (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=81213), ho risposto a una definizione alternativa di antisemitismo - che tenta di essere più indulgente nei confronti dell'odio per Israele - che è attualmente propagandata da un gruppo di ebrei americani progressisti. Ogni speranza che avevo di affrontare un argomento diverso per questa settimana, è stata spenta da un caro amico che mi ha inviato via e-mail l'ennesima definizione di antisemitismo emersa negli ultimi giorni, non meno preoccupante della definizione di “Nexus” di cui mi sono occupato l'ultima volta, e non meno meritevole di una risposta rapida e critica. In questo caso, il documento in discussione è pomposamente intitolato “Dichiarazione di Gerusalemme sull'Antisemitismo.” 

140 Anti-Semitism ideas | racial groups, discrimination, racial

Come per il testo del gruppo “Nexus”, il preambolo di questo contributo assicura al lettore che il suo obiettivo è quello di “riconoscere e affrontare” adeguatamente l'antisemitismo. A una lettura più attenta – e ancora per l’ennesima volta, come dal testo del “Nexus” – salta fuori che il vero scopo della “Dichiarazione di Gerusalemme” è ritagliare uno spazio agli antisionisti per poter sostenere l'eliminazione dello Stato ebraico senza essere accusati di antisemitismo. Quest'ultimo tentativo di ridefinire l'antisemitismo è essenzialmente composto da due parti. La prima parte consiste in una serie di luoghi comuni e di banalità sull'antisemitismo in generale - che gli antisemiti vedono gli ebrei come “legati alle forze del male”, che profanare una tomba ebraica con una svastica è un esempio di atto antisemita, che negare la Shoah o usare parole in codice come “Rothschild” costituisce un discorso antisemita, e così via. Dato che la definizione dell’ IHRA si occupa già di questi argomenti in modo assolutamente adeguato, qui invece si sta semplicemente reinventando la ruota. La divergenza dall’essenza della definizione fatta dall’IHRA appare solo quando si affrontano i temi del Sionismo e di Israele.  È in questa seconda parte che viene svelato il vero obiettivo della “Dichiarazione di Gerusalemme” (così chiamata perché concertata sotto l’egida dell'Istituto liberale Van Leer di Gerusalemme).  Sono inclusi qui cinque esempi di espressione di opposizione al sionismo che non dovrebbero essere considerati antisemiti. Sostenere la "richiesta palestinese di giustizia e la piena concessione dei loro diritti politici, nazionali, civili e umani, come è racchiuso nel diritto internazionale” - l'ambito esatto di quei diritti non è ancora stato definito - non è da considerarsi antisemita. 

L'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) adotta una  definizione internazionale di antiziganismo Comunicati, News | unar

Non lo è neppure la critica di Israele “basata sull'evidenza” quando conclude che lo Stato ebraico è nient’altro che un'entità basata sul “colono-colonialista” e uno Stato illegale di apartheid. Neanche il cosiddetto movimento BDS che prende di mira solo Israele, rappresenta una bandiera rossa per gli autori della “Dichiarazione di Gerusalemme”. Il confronto delle politiche israeliane con lo sterminio nazista di 6 milioni di ebrei può essere considerato “eccessivo” o “controverso”, ma “non è, di per sé, antisemita”, spiega il documento. Né è antisemita invocare la fine di Israele come Stato ebraico e democratico, attraverso accordi politici che, dice il documento, "accorderebbero la piena uguaglianza a tutti gli abitanti ‘tra il fiume e il mare’ , sia che si tratti della soluzione dei Due Stati, o di uno Stato binazionale, o di uno Stato democratico unitario, o di uno Stato federale o di una qualsiasi altra forma.” È proprio su quest'ultimo punto che la “Dichiarazione di Gerusalemme” è più deprecabile. La formulazione qui purifica l'ideologia eliminazionista al centro del nazionalismo palestinese, descrivendo la causa palestinese come una lotta per i diritti civili e per l'uguaglianza sociale e nazionale. Ma per quanto gli autori del documento possano desiderare che ciò diventi realtà, resta il fatto che nessun singolo partito politico palestinese o gruppo armato abbia mai espresso i propri obiettivi in ​​questo modo.  Per l'OLP e per Hamas, la “lotta armata” contro obiettivi militari e civili israeliani rimane sacrosanta, mentre i documenti fondanti di entrambe le organizzazioni chiariscono che la “Palestina” sarà uno Stato con un'identità araba e islamica.  Se prendessimo come guida la storia del Medio Oriente del secolo scorso, allora quanto sopra significherebbe, nella migliore delle ipotesi, che gli ebrei che precedentemente vivevano in Israele, in seguito alla perdita della propria sovranità nazionale, sarebbero relegati ad un rango di seconda classe sotto un governo palestinese. Che questo scenario da incubo per la maggioranza degli ebrei - la dissoluzione di Israele come Stato ebraico indipendente - sia considerato dagli autori di questa dichiarazione come un risultato lodevole, illustra l'enorme divario tra quelli di noi che combattono l'antisemitismo in tutte le sue forme e quelli che considerano l'odio per gli ebrei un problema soltanto quando proviene dall'estrema destra. Soprattutto, ci dice che coloro che cercano di dare una definizione di "antisemitismo" non sempre lo fanno per il desiderio di arginare la sua influenza nociva. Nel caso della "Dichiarazione di Gerusalemme", i beneficiari previsti delle sue folgorazioni non sono le comunità ebraiche, ma la falange di ONG filo-palestinesi che desiderano promuovere confronti con i nazisti e attacchi contro lo Stato ebraico allo stesso modo "controversi", senza che per questo debbano essere messe in dubbio le loro credenziali umaniste e antirazziste. Per quanto riguarda i firmatari della "Dichiarazione di Gerusalemme", alcuni di quelli elencati sono più noti per aver legittimato gli antisemiti o addirittura essersi impegnati loro stessi nella retorica antisemita.

Ad esempio, c'è il professor Richard Falk della Princeton University, che ha il triste record di aver negato gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, e l'attentato alla maratona di Boston del 2013 imputando la colpa alla "dominazione americana globale" e di "Tel Aviv", e che una volta ha pubblicato una vignetta palesemente antisemita sul suo blog, in cui un cane con indosso una kippah urina su una rappresentazione della giustizia e divora uno scheletro insanguinato. Inoltre, Falk ha anche approvato un libro di un ex antisemita israeliano di nome Gilad Atzmon, in cui l'autore affermava che "Hitler dopotutto avrebbe potuto avere ragione " e sosteneva che gli ebrei erano "le uniche persone che riuscivano a mantenere e sostenere un'identità nazionale orientata alla razza, espansionista e genocida, che non è affatto diversa dall'ideologia etnica nazista.” Oltre a Falk c'è anche David Feldman, un accademico britannico noto principalmente per la sua partecipazione a un'inchiesta del 2016 sull'antisemitismo nel Partito Laburista di opposizione, che ha accuratamente sbianchettato l'allora leader laburista, Jeremy Corbyn, e la cricca di attivisti antisionisti intorno a lui. Tra i firmatari ci sono anche gli accademici Never Gordon e Mark LeVine, coautori di un articolo di opinione per Inside Higher Ed, che afferma che il problema principale con la definizione IHRA di antisemitismo è che “consente alle forze politiche conservatrici e persino a quelle moderate, di disciplinare , mettere a tacere ed emarginare le voci progressiste contro il razzismo, la povertà, la crisi climatica, la guerra e il capitalismo predatorio.” Queste sono davvero le ultime persone che dovrebbero dare i loro pareri sull'antisemitismo e state certi, l'obiettivo di questa dichiarazione è quello di sostituire la definizione dell'IHRA come strumento principale per educare politici, insegnanti, agenti di polizia, giudici e altri eletti sulla natura dell'antisemitismo. Siamo stati avvertiti.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui