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Antonio Donno
Israele/USA
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Washington di fronte al problema dell’Afghanistan 21/10/2020
Washington di fronte al problema dell’Afghanistan
Analisi di Antonio Donno

Afghanistan, il Washington Post accusa: «Stati Uniti hanno mentito sulla  guerra»
Militari americani in Afghanistan

Eppure, manca un tassello nella politica di successo del presidente Trump nel Medio Oriente: l’Afghanistan. L’intenzione di ritirare le truppe americane – parzialmente avviata – da quella grande regione strategica del Grande Medio Oriente pone degli interrogativi che potranno avere dei riflessi importanti per la politica mediorientale degli Stati Uniti nei prossimi anni. L’Afghanistan ha rappresentato, negli scorsi anni, il centro mondiale del terrorismo, accanto a quello iraniano dopo la rivoluzione di Khomeini nel 1979. Oggi, al contrario, i talebani stanno riconquistando lentamente, senza eclatanti azioni, il terreno perduto durante l’offensiva afghano-americana del 2001, riportando sotto il loro controllo settori della popolazione del paese abbandonati alla miseria più nera in grandi porzioni di territorio privi del sostegno del governo centrale. Trump ha concluso un trattato con i talebani, dopo estenuanti trattative, il 29 febbraio 2020, firmando un accordo che prevede il graduale ritiro dei soldati americani dall’Afghanistan e – questo è il nodo cruciale e ricco di incognite del dispositivo dell’intesa – l’inizio di trattative tra il governo afghano, che però non ha firmato il trattato, e i talebani per porre fine ad una guerra disastrosa per la popolazione del paese e giungere alla pacificazione definitiva.

Donald Trump - Wikipedia
Donald Trump

Perché Trump ha voluto mettere fine all’impegno militare americano in Afghanistan, che si è rivelato uno dei centri più importanti del terrorismo regionale? La presa del potere, nel 1979, nel confinante Iran da parte dei khomeinisti e la politica di Obama di avvicinamento a Teheran spinsero Trump, una volta divenuto presidente, a concentrare la propria attenzione sul pericolo di un Iran nuclearizzato, oltre che dell’espansione del terrorismo sciita nel cuore del Medio Oriente. Insomma, l’Iran era ben più pericoloso dell’Afghanistan talebano e il terrorismo sciita, di ambizioni egemoniche nell’intero Medio Oriente arabo, molto più minaccioso rispetto a quello talebano, il cui fine era ed è il controllo totale del paese. Inoltre, ritirando le proprie truppe dall’Afghanistan, Trump rispettava una delle promesse fatte agli americani durante la campagna presidenziale del 2016. Gli incontri tra il governo afghano e i rappresentanti dei talebani sono iniziati a Doha, nel Qatar, agli inizi di settembre, dopo vari rinvii, ma è difficile prevedere quando giungeranno a conclusione, soprattutto per il fatto che un punto irrinunciabile dei talebani è la creazione di uno Stato islamico. Questo richiesta talebana pone degli interrogativi cruciali sul futuro dell’Afghanistan e su una reale pacificazione tra le parti. Il sospetto è che il vero fine dei talebani sia sostituirsi alla controparte, anche con la violenza, rovesciando il tavolo dei negoziati. Se questo dovesse avvenire – come è molto probabile, considerata la natura del progetto talebano, fondato sulla violenza – si dovrebbe concludere che l’accordo talebano-americano sia stato sottoscritto dai talebani con l’intenzione di violarlo appena le condizioni lo avrebbero permesso. Lo scontro conseguente tra le truppe governative e quelle dei terroristi riporterebbe il paese nella gravissima situazione precedente gli accordi. L’Iran è interessato a che i talebani conquistino il potere esclusivo a Kabul? Non si può escludere. Benché antagonista sul piano religioso, più di recente il regime khomenista di Teheran, ora in grande difficoltà, ha preso contatti con i talebani, con l’intento di sostenere l’eventuale conquista talebana del potere anche per mezzo di fondamentali forniture di armi. In caso di successo dei talebani – molto probabile –, Teheran finirebbe per estendere la propria influenza politica in una regione strategicamente importante. Il che porrebbe il governo americano (con Trump o Biden alla Casa Bianca) di fronte ad una situazione ancora più complessa rispetto al recente passato: i talebani di nuovo al potere a Kabul, gli iraniani che rialzano la testa. Un’altra questione potrebbe affacciarsi se i talebani dovessero riprendere il potere conquistato una prima volta nel 1996. In quella circostanza, il governo talebano fu riconosciuto dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Arabia Saudita. Farebbero la stessa cosa se i talebani ritornassero al potere? In questo caso, gli accordi che sono intervenuti di recente tra Stati Uniti, Israele e i due paesi arabi sunniti entrerebbero in crisi, con conseguenze imprevedibili.

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Antonio Donno

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